Di Alessandro Pecoraro È stata approvata al Senato con 154 sì, 47 no e 36 astenuti, il disegno di legge relativo ai Parchi Nazionali (riforma della legge quadro 394/91). Si attende ora il vaglio della Camera che sarà sicuramente influenzato dal risultato del referendum costituzionale del 4 dicembre. La riforma della legge quadro (decreto del ‘91 che diede vita, tra gli altri, anche al Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni), interessa 871 aree protette, 25 parchi nazionali, 29 aree marine protette e 152 parchi regionali, per ben 32 mila chilometri quadrati di superficie territoriale (circa il 10% del territorio nazionale) e 28 mila chilometri quadrati di superficie marina protetta. La legge mira ad una governance più snella ed efficace, in grado di evitare lunghi commissariamenti che negli ultimi anni sono stati il problema di molti parchi nazionali. La composizione del Consiglio Direttivo del Parco avrà dai 6 agli 8 membri (oggi sono 8 più il Presidente) e il 50% di loro sarà designato dalla Comunità del Parco. Il Presidente sarà nominato in breve tempo dal Ministro dell’Ambiente d’intesa con i presidenti delle Regioni in cui ricade il territorio del Parco in una terna di soggetti competenti in materia. La carica diventa incompatibile con altri incarichi elettivi o negli organi di amministrazione degli enti pubblici. Viene abrogato l’albo dei direttori di parco e viene prevista una procedura di nomina più rapida e trasparente. Il consiglio direttivo infatti sceglierà il direttore nell’ambito di una terna compilata per selezione pubblica tra profili di attestata esperienza nel settore dell’amministrazione pubblica e nella gestione di aree protette. Viene abolita la giunta esecutiva e i revisori dei conti passano da 3 a 1. I parchi avranno un anno di tempo per approvare il piano del parco, prima invece non vi erano termini e spesso si faceva fatica ad approvarli. Con la nuova legge il piano di sviluppo economico e sociale rientrerà nel piano del parco, che avrà il ruolo di disciplinare iniziative volte alla valorizzazione del territorio, delle attività tradizionali, delle attività agro-silvo-pastorali, del turismo sostenibile e le attività venatorie, estrattive (le royalties ora saranno divise tra l’ente parco e il ministero dell’ambiente in misura 50/50), e la pesca. La legge permette ai comuni rivieraschi o di isole minori in aree protette o limitrofe di istituire un contributo fino a 2 euro per lo sbarco dei passeggeri sul proprio territorio ai fini di tutela ambientale delle aree. La riforma istituisce anche il Parco interreggionale del Delta del Po tra Emilia-Romagna e Veneto, e due nuovi Parchi Nazionali: quello del Matese, tra Molise e Campania e quello di Portofino in Liguria. Per quanto riguarda la gestione di essi, la riforma odierna conferma il divieto esplicito di caccia, esercitazioni militari e pesca di frodo nei parchi regionali e nazionali e istituisce i “piani di gestione della fauna selvatica” per la salvaguardia della biodiversità, di competenza dell’ente parco con il parere obbligatorio dell’Ispra (Istituto Superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e l’impiego di personale qualificato con formazione certificata Ispra. I piani mirano al contenimento di specie aliene all’habitat o che possono nuocere alla biodiversità e all’incolumità umana. Si capisce perciò quanto possa essere importante questa riforma per il parco del Cilento al fine di contenere l’aumento dei cinghiali nella zona. Il 50% del Fondo nazionale destinato ai parchi dovrà essere utilizzato per interventi su ecosistemi e a tutela della biodiversità. La legge inoltre impone un contributo per i servizi ecosistemici offerti a gestori di impianti idroelettrici di potenza superiore a 220 Kw, attività estrattive, coltivazione di idrocarburi, impianti a biomasse, oleodotti, metanodotti, ed elettrodotti non interrati, pontili di ormeggio per imbarcazioni (già presenti e attivi nei parchi). Il parco avrà la facoltà di imporre un ticket per i servizi offerti, di usufruire di beni demaniali e confiscati alle mafie, di concedere il proprio marchio a titolo oneroso e di stipulare contratti di sponsorizzazione.
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