di Giuseppe Liuccio
Da una diecina di giorni la Regione Campania
ha il nuovo assessore al Turismo, anzi alla Promozione Turistica. È Corrado Matera, avvocato di Teggiano. La città, di cui è stato amministratore, è un autentico museo all’aperto un terrazzo di bellezza spalancato sulla visione di uno dei monumenti più belli d’Italia: la Certosa di San Lorenzo di Padula, uno straordinario contenitore di storia, arte e cultura. Dovrebbe avere spiccata sensibilità per l’arte e la bellezza, l’assessore, affinata nella quotidianità del vivere in sinergia e sintonia con monumenti prestigiosi e belle pagine di storia a vanto della sua terra di nascita e che, tra l’altro, ha avuto il privilegio di amministrare. Ma, i maligni, che non mancano mai, sostengono, con qualche fondatezza, che la sua nomina è la cambiale pagata dal Governatore De Luca al dottor Luigi Cobellis, già consigliere regionale, autorevole e potente uomo di apparato, signore di un consistente numero di tessere e voti, e, guarda caso, cugino, pare, del neo assessore Matera, al quale auguriamo, al di là delle malignità, un cordale e sincero Buon Lavoro nell’interesse della Regione Campania, in generale, e del Cilento, in particolare. Bene ha fatto il Presidente De Luca a spacchettare le competenze, tra promozione e gestione, del Turismo, che è e resta il settore trainante dell’economia di oggi e di domani della nostra Regione, un polo di valenza e caratura mondiale nell’offerta di qualità dell’industria della vacanza. IMMAGINE E PROMOZIONE DEL TURISMO, allora c’è da augurare all’assessore Matera che si riscatti, in positivo, della poco esaltante esperienza di vicepresidente del Parco del Cilento e Vallo del Diano, che negli ultimi 6/7 anni di gestione ha visto devastati il suo ruolo e, conseguentemente, funzione ed immagine, da tre mesi, o giù di lì, è stato nominato un nuovo Presidente, il dottor Tommaso Pellegrino, sindaco di Sassano e già parlamentare dei verdi. Il Parco merita una riflessione a parte, e la farò a breve, anticipando, però, che a tre mesi dalla nomina ci saremmo aspettati, dal nuovo presidente, quanto meno una dichiarazione di intenti in cui si adombrasse una PROGETTUALITA’, almeno nelle sue linee guida. Così non è stato, a fronte, invece, di un attivismo degno di miglior causa in cui hanno brillato e brillano, per la vanità dell’apparire e la inconsistenza del bla/bla dei luoghi comuni delle dichiarazioni, gli aspiranti a componenti del Comitato Direttivo: un esercito in cui spiccano i sindaci, che si riciclano, pur se con il pesante fardello delle esperienze fallimentari del passato, quelli che si candidano a tutto, vantando meriti di esperienze amministrative non proprie, quelli ancora, e sono tanti, che aspettano un premio di fedeltà dal politico(?) di riferimento, che dà il meglio di sé, non con la progettualità di territorio da trasferire in proposte di legge in Parlamento, ma nella pratica estenuante della lottizzazione selvaggia, in cui ci si accapiglia anche per il comitato direttivo di una Proloco o di una congrega (sic), e che non fa riferimento alle qualità degli eventuali prescelti ma alla quantità del ritorno di consenso elettorale del clientelismo becero e del familismo amorale. È quel che resta, purtroppo, fatte ovviamente le poche lodevoli eccezioni, dell’organizzazione politica, che pure vanta pagine di storia decorosa di quelle che furono le forze politiche del territorio. Il riformismo cattolico e quello socialista. Il neopresidente giustifica, a quanto pare, il suo silenzio in attesa che l’apposita commissione parlamentare esprima il suo parere sulla nomina. Si tratta di mera formalità, come sa bene il dottor Pellegrino, che è stato parlamentare, anche perché i cinghiali, tanto per sollevare una emergenza drammatica, non aspettano e tanto meno rispettano i pareri della commissione parlamentare. Hanno le loro esigenze di voracità e devastano coltivi, invadono strade e indisturbati minacciano centri abitati. E questa è cronaca allarmante, di cui certamente il neo presidente è informato. Ma noi aspettiamo, con rispettosa fiducia, gli eventi, prima di recitare un definitivo de profundis sulla coriandolizzazione della forze politiche, ormai gusci vuoti di idee e progettualità, ma schegge voraci, fameliche ed arroganti, del sottogoverno del territorio: il tutto come prologo, forse, alla morte annunziata del Parco (absit iniuria verbis). Ne parleremo a suo tempo con documenti alla mano, registrando soltanto, per il momento, che si leva alta e più che giustificata la protesta dalla società civile tradita nelle sue aspettative.
Ma ora riprendiamo il discorso sulla Promozione del Turismo: TURISMO e CULTURA Sono temi di cui mi sono occupato per una vita, come giornalista, scrittore/saggista, amministratore, organizzatore di eventi. Penso, pertanto, di avere qualche titolo per parlare con un minimo di competenza sul tema: Mi perdoni, pertanto l’assessore Matera, se mi avventuro nel campo di sua competenza amministrativa.
La nostra terra, caro assessore, non ha immagine sui mercati, dove ancora si confonde Cilento con Salento e dove Napoli esporta, ancora, con visibilità devastante criminalità organizzata macro e micro in tutti o quasi i settori della vita produttiva, turismo compreso. A Napoli furoreggia la guerriglia urbana con il protagonismo dei boss, vecchi e nuovi per il “governo”/occupazione del territorio e con le forze dell’ordine che portano la contabilità crescente di furti, estorsioni, spaccio con risse, contrabbando e conseguenti omicidi, nell’interland dove lampeggiano sinistre fiamme fumo e miasmi pestiferi della Terra dei Fuochi. Noi abbiamo l’urgenza indifferibile di caratterizzare una immagine identitaria del territorio, esaltandone, il più possibile, SICUREZZA, AMBIENTE, LEGALITA, ETICITA’, ad evitare che i mercati, per amore di verità qualche volta, per rivalità e sfacciate e prezzolate cointeressenze quasi sempre, scambino il Cilento per una delle tante periferie di Napoli, dove furoreggia la guerriglia urbana con il protagonismo di boss affermati o emergenti Noi ci mettiamo del nostro, come testimoniano le notizie delle cronache più recenti che focalizzano frequenti e motivati blitz delle forze dell’ordine nella Piana del Sele, nel Vallo del Diano, lungo la Costa e nelle zone interne, dove trasmigra e si dilata il fenomeno inquietante dello spaccio, delle estorsioni, dell’usura, del lavoro nero, della diffusione dei siti abusivi di materiali di risulta, anche tossici, ben camuffati dalla vegetazione intricata anche in zone protette del Parco, con pericoli incombenti di assoluta gravità per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Non incombe, quindi, solo la spada di Damocle della Centrale a biomassa di Tempa San Paolo, uno sfregio alla storia, alla bellezza, alla civiltà dell’Area Archeologica di Paestum, ma tante bombe ecologiche ramificate e diffuse a macchia d’olio su di un territorio ampio. C’è di che allarmarsi per il presente e per il futuro anche, e soprattutto, del Turismo, attività di sua specifica competenza. Il discorso potrebbe essere un infinito e corposo “cahiers de doleances”, ma mi fermo qui. Ma, per passare dalla denunzia alla proposta, è quanto mai legittimo chiedersi: COSA FARE? Per intanto mi sembra doveroso, utile ed opportuno registrare, con umiltà e senso di responsabilità ed anche con un pizzico di autocritica, il silenzio assordante della Politica (con la maiuscola) E non solo della politica, purtroppo. È diffuso, infatti, nel territorio un senso generalizzato di sfiducia e scoramento, che si evidenzia in “apatia”, “abulia”, “afasia”. Urge una iniziativa forte e radicale che elimini l’alfa privativa e trasformi l’apatia in pathos e tumòs, l’abulia in determinazione e voglia di futuro, l’afasia in voce alta, chiara e forte. E deve darla la politica, per svegliare e motivare il ricco e vario mondo degli imprenditori, snidare dalla torre d’avorio gli intellettuali paghi del loro ritiro dorato, gonfiare di entusiasmo i giovani senza lavoro e senza ideali e sferzare con iniziative coinvolgenti tutta la più vasta società civile, indolente e neghittosa, terremotandone cuore, anima e pensieri con una progettualità credibile e affidabile. Metta su con celerità, caro assessore, un LABORATORIO DI RICERCA E PROGETTUALITÀ con intelligenze e professionalità che conoscono ed amano il territorio e lanci la sfida dell’operatività feconda con se stesso e con il territorio. Provi ad ipotizzare almeno tre POLI DI SVILUPPO in direzione mare/zone interne che trovino rispettivamente in Palinuro/Camerota, l’una, in Casalvelino/Velia, l’altra, e in Paestum/Agropoli, l’altra ancora, le piste di lancio a trasmigrazione di osmosi ed interscambio verso l’interno, seguendo il corso dei fiumi come strade di penetrazioni, sulle orme degli antichi e come vie di transumanza, già tracciate dai pastori, dalle montagne al mare. Lì ci sono preziose testimonianze di passaggio e sosta degli uomini nel corso dei secoli. È quello il campo delle scoperte più originali, esaltanti e coinvolgenti, lungo itinerari sconosciuti, o quasi, ma ricchi di suggestione di rara intatta, bellezza. Provo ad elencarne qui di seguito le linee guida: PREMESSA: Il Cilento è stato teatro di eventi storici che ne hanno sconvolto, a volte, il territorio e che, comunque, hanno lasciato tracce e testimonianze importanti. Dalle coste all’interno, dal mare ai monti, la varietà di clima e vegetazione offre scenari straordinariamente belli lungo percorsi di pochi chilometri. I centri storici dei piccoli paesi, arroccati sulle alture o distesi nelle brevi vallate, conservano gioielli di architettura minore rievocano ancora stagioni feconde di attività artigianali. Il paesaggio rurale è un susseguirsi di testimonianze di una civiltà contadina ricca di valori umani ed espressione di un’agricoltura dalle inconfondibili specificità. Su queste basi è possibile organizzare percorsi che possono offrire occasioni di scoperte di un territorio ricco di memoria storica. A puro titolo indicativo ne elenco alcuni: 1)Itinerario archeologico, che non è solo Paestum e Velia, ma molto molto di più. 2) Itinerario monastico basiliano e benedettino. 3) Itineraio della libertà. 4) La civiltà contadina e la musealità minore. 5) Il baronaggio: personaggi e dimore gentilizie. 6) Sulle orme dei briganti. Ed ancora: gli itinerari dell’artigianato, del folclore, della gastronomia, dei santuari mariani delle chiese rupestri, dei cilentani illustri. L’elenco, che potrebbe arricchirsi ancora, dovrebbe essere riempito di contenuti con indicazioni precise di rilevanza storica, artistica e paesaggistica.
Il tutto, però, necessita di una breve considerazione conclusiva. Si fa sempre più strada il fenomeno del TURISMO CONSAPEVOLE. Gli studiosi di scienze sociali ne calcolano la consistenza in circa100 milioni nell’immediato futuro. Sono turisti non inquadrati e irregimentati in gruppi, schiavi del tour de force delle agenzie, ma liberi viaggiatori/esploratori a caccia di sorprese. Cercano una giornata al mare pulito ed attrezzato, nella buona stagione ed una escursione tra monumenti di prestigio e specificità ambientali, nella bassa, un pasto a base di qualità di specificità territoriali in un ambiente accogliente, un concerto, una serata letteraria in un contenitore di prestigio. Si tratta di un segmento di cultura medio alta, di spiccata sensibilità e di discrete possibilità economiche. Il Cilento può soddisfare queste esigenze, a condizione, però, che si dia “uno stile di vita”, all’insegna della cortese eleganza, con sobrietà e senza ostentazione, con naturalezza e disinvoltura, senza sbavature, con semplicità e spontaneità. E l’ospite deve sapere cogliere e sentire che tutto questo è connaturale ai Cilentani.