Scuola di merito, fra tagli ed emergenza educativa
Dall’urgenza educativa che necessita di una solida alleanza nell’agire, ai reali fabbisogni e alle sfide contro le logiche di tagli ragionieristici. La scuola non può essere ridimensionata a entità di costo, né alle logiche d’azienda; non può essere considerata prioritariamente in termini di produttività e di efficienza aziendale.
Il cardinale Matteo Maria Zuppi, dal 27 ottobre 2015, è arcivescovo metropolita di Bologna e, dal 24 maggio 2022, è presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Come capo dei Vescovi d’Italia, dunque, vi è Zuppi che, trattando di scuola, fa valere il suo pensiero contro il Governo Meloni e il Ministro dell’Istruzione e del merito, Valditara. Zuppi in effetti solleva una questione, parla di urgenza educativa nella scuola. Il vero problema è l’emergenza educativa dilagante che necessita, a suo dire, di una solida alleanza nell’agire. Non può essere ridimensionata la scuola a entità di costo, né alle logiche d’azienda. La scuola non può essere considerata prioritariamente in termini di produttività e di efficienza aziendale. E’ convinto che il Governo Meloni si sta troppo adoperando per incanalare l’istruzione esclusivamente verso il mondo del lavoro. Bisogna correre ai ripari. Nel corso del suo intervento, in un convegno a Bologna sull’educazione, ha detto: “Sia l’abbandono scolastico, sia le disuguaglianze sono in aumento e serve una verifica, perché l’emergenza educativa va sempre peggio”. Ha poi aggiunto che il merito è in ogni studente e in ogni studentessa, la scuola ha il compito di trovarlo. Il Ministro Valditara ha accolto la provocazione del Presidente della CEI e si è mostrato favorevole ai buoni propositi di alleanza educativa. “Condivido, ha reso noto per iscritto Valditara, l’appello del cardinale Zuppi per una grande alleanza educativa. Con la riforma del tutor, della scuola al pomeriggio, dell’orientamento e con una declinazione del merito come valorizzazione dei talenti di ognuno, stiamo andando nella medesima direzione”. E se il Cardinale Zuppi solleva l’urgenza di una grande alleanza educativa, d’altra parte altri alzano la voce contro la riorganizzazione della scuola voluta dall’attuale Ministro. A partire dal prossimo anno scolastico è stato, infatti, annunciato un dimensionamento della rete scolastica. Nei prossimi anni è in previsione l’accorpamento di circa settecento istituti. Ciò, inevitabilmente, comporterà la riduzione del numero dei Dirigenti scolastici e dei Dsga, nonché un significativo numero d’impiegati amministrativi. A sentire Valditara sul taglio del personale, inevitabile conseguenza dell’accorpamento delle scuole, la musica ha questa melodia, si parla così: “efficientamento della presenza della dirigenza sul territorio, eliminando l’abuso della misura della reggenza” senza prevedere “chiusure di plessi scolastici”.
“Il fatto quotidiano”, lo scorso dieci aprile, così titolava un pezzo sulla questione: “Scuola, tutti contro i tagli di Valditara: sindacati, presidi e Regioni si oppongono all’accorpamento degli istituti”. Sulla questione spendeva parole di preoccupazione anche il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico. Secondo Pacifico bisogna rivedere il tutto. I tagli seguono la direzione opposta delle linee guida del Pnrr. I nuovi indirizzi del Pnrr vogliono superare il vecchio criterio numerico degli studenti per classe innestando un servizio connesso ai risultati come qualità formativa. Per garantire formazione non dovranno diminuire le sedi di presidenza e bisognerà aumentare i docenti sulla base delle effettive necessità educative. Vincenzo De Luca, Governatore della Campania, si è detto volenteroso di impugnare la decisione del governo sul dimensionamento scolastico davanti alla Corte Costituzionale. In linea con De Luca altre espressioni politiche regionali e locali. La scuola non si taglia. Alla scuola non servono logiche ragionieristiche. Preziose le parole del segretario nazionale della Uil Giuseppe d’Aprile, riportate da ilfattoquotidiano.it: “Indipendentemente dal governo pro tempore in carica qualsiasi esecutivo che decide di tagliare sul sistema di istruzione, agendo sulla base di logiche da ragioniere, non è un governo lungimirante. La scuola va tenuta fuori dai vincoli di bilancio. E’ questo il principio per sostenere un sistema di istruzione nazionale, moderno e di qualità. Inutile trincerarsi dietro all’analisi demografica perché l’insieme degli studenti della scuola dell’obbligo non è solo un numero, corrisponde a giovani in realtà e condizioni molto diverse, a cui si può dare una risposta a partire proprio dalla dimensione delle classi: 20 alunni dovrebbero tornare ad essere uno standard per il nostro Paese. Se si considerasse la scuola determinate per il futuro del paese il tema della denatalità dovrebbe rappresentare una opportunità e non una penalizzazione. Trasformare, quindi, un problema in opportunità”.
elgr