Scuola, dalla Fedeli a Bianchi, il diploma in 4 anni
L’attuale Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, vede di buon occhio la vecchia idea della Fedeli di abbreviare il percorso della scuola superiore. “Nello specchio della scuola”, una sua pubblicazione edita “Il Mulino”, sostiene che la riduzione della durata del liceo da 5 a 4 anni accorcia i tempi di accesso all’università e garantisce un più tempestivo ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Continua la sperimentazione, pubblicato l’elenco delle ulteriori 92 scuole ammesse.
La scuola secondaria superiore, con ampia probabilità, nel prossimo futuro garantirà il conseguimento del diploma entro quattro anni e non più cinque. Dal prossimo anno partirà la sperimentazione in mille istituti. La sperimentazione verrà avviata su proposta del Ministero dell’Istruzione. Sono state recentemente ammesse alla sperimentazione dei percorsi quadriennali ulteriori 92 scuole. Le 92 vanno sommate alle 100, le prime, rese pubbliche lo scorso 28 dicembre a seguito del bando emanato il 18 ottobre 2017 dal MIUR. Potrà essere attivata una sola classe sperimentale per scuola. Sono pervenute al Ministero 197 richieste. Da subito 100 sono state ammesse alla sperimentazione. Ulteriori 92, di recente, si sommano alle precedenti. Considerando le prime 100 scuole già ammesse a dicembre, il quadro finale delle classi è il seguente: 85 sono al Nord, 43 sono al Centro, 64 sono al Sud e nelle Isole. In tutto si tratta di 144 Licei e 48 Istituti tecnici. Sono 127 le scuole statali, 65 quelle paritarie. L’ampliamento della sperimentazione è stato deciso “in considerazione della forte rispondenza dei progetti presentati ai criteri e ai requisiti previsti dall’avviso di ottobre, dell’alta qualità della progettazione e anche per consentire una ancor maggiore diffusione territoriale e varietà di indirizzi coinvolti. Un campione più ampio di scuole consentirà una valutazione scientifica più significativa e attendibile della sperimentazione. La richiesta di allargare la platea delle scuole partecipanti è pervenuta al Ministero, in via formale, anche da parte di alcune Regioni”. Nel nostro Paese 12 istituti stanno sperimentando il diploma in 4 anni. Col bando emanato a ottobre, invece, si è deciso di superare questa logica, aprendo a una sperimentazione con criteri comuni di selezione. Detti criteri hanno posto al centro la qualità dei percorsi e l’innovazione didattica, e con obiettivi nazionali di valutazione che, alla fine del percorso sperimentale, consentiranno di fare scelte basate su dati e informazioni approfonditi. E’ chiaro che la riduzione della scuola secondaria superiore a 4 anni di corso non indurrà alla esemplificazioni di obiettivi formativi; gli stessi saranno assicurati senza alcuno sconto. “Le scuole partecipanti assicureranno, come previsto dall’Avviso pubblico di ottobre, il raggiungimento delle competenze e degli obiettivi specifici di apprendimento previsti per il quinto anno di corso, nel rispetto delle Indicazioni Nazionali e delle Linee guida. Nessuna riduzione del personale: l’organico delle scuole coinvolte resterà invariato”. Dietro a questo esperimento che coinvolgerà, a breve, un migliaio di scuole in Italia, vi è la volontà della ex Ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli. L’attuale Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, vede di buon occhio l’idea della Fedeli. Tanto è rilevabile nello”Nello specchio della scuola”, edito da Il Mulino. Una sua pubblicazione sulla realtà scolastica. A suo dire la riduzione della durata del liceo da 5 a 4 anni avrebbe potuto accorciare i tempi di accesso all’università e garantire un più tempestivo ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Una manovra che destinerebbe i processi in linea alla consolidata dinamica degli studenti di diversi paesi dell’Unione Europea. Occorre precisare che la proposta di accrescimento della sperimentazione appartiene a un documento ministeriale “ufficioso” e interessa il 2022/2023. Dovrà al riguardo pronunciarsi il CSPI, il Consiglio superiore della pubblica istruzione, l’organo consultivo del Ministero. Licei e istituti tecnici quadriennali assegneranno in quest’ottica il diploma un anno prima. I diplomandi italiani conseguiranno il titolo di studio a soli 18 anni, così come capita in alcuni Paese europei. La scuola del fare sarà anche scuola del dialogo. Si attiverà, infatti, un sempre maggiore dialogo col mondo del lavoro. La Ministra Fedeli, nell’estate del 2017, tenne a precisare che l’orientamento verso il diploma di secondo grado in quattro anni è cosa che richiede una sperimentazione seria e trasparente per innovare e non per risparmiare. “Il dibattito, ebbe a dire, in corso sulla sperimentazione della scuola secondaria di secondo grado in quattro anni merita alcune precisazioni, al fine di fornire una corretta informazione ed evitare infondate preoccupazioni da parte delle famiglie. Partiamo da un dato su cui immagino tutti concordiamo: la società italiana e le relazioni internazionali, al pari del rapporto tra formazione e diffusione di nuove tecnologie, sono in costante ed accelerata evoluzione. Inoltre, è sempre più evidente la connessione tra l’acquisizione di competenze di alto livello e la possibilità per le nostre ragazze e i nostri ragazzi di inserirsi nel mondo del lavoro in modo qualificato e anche appagante. La scuola ha bisogno di essere accompagnata e sostenuta di fronte ai profondi cambiamenti in atto. Ed è in quest’ottica che si inserisce la sperimentazione delle scuole superiori in quattro anni. Non la si fa per risparmiare un po’… È anzi vero esattamente il contrario. Siamo di fronte a un investimento e a una innovazione che possono aiutare le nuove generazioni ad affrontare con successo le sfide di oggi e di domani. A chi parla di improvvisazione, ebbe a dire, ricordo che il progetto prende le mosse dalla riforma dei cicli scolastici messa a punto dal Ministro Berlinguer nel 2000, non entrata in vigore perché bloccata dalla Ministra Moratti, successivamente dalla commissione di studio istituita nel 2013 dal Ministro Profumo, incaricata di elaborare delle proposte per abbreviare il percorso scolastico con lo scopo di far conseguire il diploma entro il diciottesimo anno di età. La Ministra Carrozza, poi, nell’anno scolastico 2013/2014, autorizzò due progetti sperimentali proposti da due scuole che già avevano caratteristiche di forte internazionalizzazione: il San Carlo di Milano e il Guido Carli di Brescia. Da allora sono state le scuole a fare richiesta di sperimentazione quadriennale e attualmente sono 12 quelle che hanno avuto l’autorizzazione. Il monitoraggio di queste esperienze è stato però presieduto ed effettuato a livello regionale. Ho allora deciso – continuava la Ministra – di procedere con una sperimentazione a livello nazionale, che riguarderà 100 classi di altrettante scuole. Così si potrà gestire il procedimento delle autorizzazioni in modo più trasparente mediante un bando nazionale, proporre un unico modello sperimentale che faccia tesoro delle migliori esperienze già in atto, ampliare la sperimentazione in modo da poter trarre risultati tecnicamente più attendibili. A settembre le scuole che intendono candidarsi potranno presentare domanda e le 100 ammesse alla sperimentazione potranno accogliere le iscrizioni per le classi prime, che partiranno dall’anno 2018/2019. Al termine della sperimentazione, nel 2023, i risultati dovranno essere discussi con tutti i rappresentanti del mondo della scuola e con i decisori politici per realizzare il massimo di consenso possibile. Proprio perché non devono mai esserci sulla scuola improvvisazione, decisionismo senza coinvolgimento, discriminazioni o scelte astratte e ideologiche. Se la valutazione avrà esito positivo, sempre nell’ottica di un maggior investimento sulla formazione delle nuove generazioni, si potrà recuperare l’intera riforma dei cicli e, contestualmente, anche portare l’obbligo scolastico fino al termine dei tre cicli, ovvero fino al diciottesimo anno di età”. Bianchi è in linea, in questo, con la Fedeli. Accorciare il percorso scolastico da 13 a 12 anni, tale percorso però, a suo dire, richiederebbe un ripensamento dei piani di studio. Non mancano però a Montecitorio e a Palazzo Madama tecnici e anche politici di schieramenti dalle idee tradizionalmente contrapposte. Restano per il Ministro Bianchi intanto questi bisogni primari da considerare: reclutamento e precariato e gestione della pandemia (la situazione del covid è purtroppo, con la variante delta, in rapida evoluzione), il rinnovo del contratto scuola, con gli stipendi sempre al palo rispetto alla media europea. In questi frangenti l’idea di accorciare i tempi dei maturandi, malgrado vecchi e nuovi entusiasmi politici di parte, nei fatti, fortunatamente verrà sicuramente dopo.
Emilio La Greca Romano