C’è chi, secoli orsono, ha definito i nudi di Michelangelo nella Cappella Sistina disegni di poco conto. A parer di costoro sarebbero stati più adatti a decorare gli interni di un gabinetto o di un casino. Ma la malizia, al pari della bellezza, così come ci insegna Oscar Wilde, sta solo negli occhi di chi guarda e l’imbarazzo seguito allo svelamento della nuova statua della spigolatrice di Sapri, inaugurata venerdì 24 settembre nei giardini del Lungomare Italia, alla presenza del senatore Francesco Castiello, del presidente del Parco, Consigliere Tommaso Pellegrino e del presidente del Movimento 5 Stelle, senonchè ex premier Giuseppe Conte, ne è un chiaro segno.
A fomentare la polemica Manuela Repetti, ex senatrice aderente al Gruppo Misto (2015 – 2018), che dalle pagine di Huffingtonpost non risparmia accuse alla scultura. Tuonando su Twitter l’ex senatrice ha definito l’opera maschilista e sessista, descrivendosi come letteralmente “esterrefatta” per la raffigurazione della contadinella della poesia di Mercantini, divenuta, a suo avviso e non solo, nel 2021, l’ennesimo esempio di sessualizzazione del corpo femminile.
È vero, il 2021 sembra ancora essere un annus horribilis sul fronte dei femminicidi. L’Osservatorio sul fenomeno della violenza sulle donne riporta che dal 1° gennaio al 23 settembre sono state 79 le donne uccise in Italia, in media una ogni tre giorni.
Alla base una cultura maschilista e patriarcale, che porta gli uomini a considerare le donne una loro proprietà e le donne a scambiare questo atteggiamento per amore. Una cultura della mortificazione che conduce le donne alla morte, passando per vari stadi di oscenità. E qui trovo un interessante punto di riflessione. L’osceno è propriamente ciò che è brutto, ripugnante, privo di gusto e offensivo verso la bellezza. Eticamente è ciò che offende il pudore, legandosi così inevitabilmente alla sfera del sesso e impantanandosi nelle paludi della morale.
La Spigolatrice di Emanuele Stifano, scultore di Moio della Civitella, autore anche della celebre statua bronzea di Palinuro posta all’ingresso del paese omonimo, è, a mio avviso, indubitabilmente bella.
Mostra forme sensuali e morbide, più che abbigliata (così come la si vorrebbe) alla maniera delle lavoratrici dei campi di grano dei tempi di Pisacane, è s-coperta da un velo, e ha lo sguardo volto al passato. Non offende la storia, a cui guarda con occhi innamorati, ed è, prima di ogni altra cosa, la risultante di un processo di “svelatura” che, come voleva Michelangelo, vede la forma definitiva già racchiusa nel vergine blocco di marmo. La si chiami “interpretazione”, la si banalizzi definendola “nudo artistico”, la si critichi pure, e ben venga anche una riflessione sul sessismo imperante e sulla mercificazione del corpo femminile, ma, di fatto, la scultura di Stifano resta un’opera d’arte e cinguettare #abbattiamolaspigolatricedisapri come slogan di un nuovo #metoo mi sembra fuori luogo.
L’mbarazzo e l’indignazione dinanzi ad un nudo scultoreo sono il riflesso della distorsione con cui, il più delle volte, si pensa alle donne. Come corpo, appunto.
Perché dinanzi al David non viviamo lo stesso disagio?
Perché la prima reazione alla nudità femminile è istintuale e animalesca?
Perchè siamo ancora a questo punto?
Se esiste una cultura sessista è perché esistono maschi non educati al rispetto del femminile, dai padri, dai nonni e finanche dalle madri stesse, è perché esistono donne che non lo sono.
Attualizzare la Storia poi, non è di certo un facile compito. Basti pensare che proprio la poesia del poeta marchigiano, studiata da generazioni di studenti delle scuole italiane di ogni ordine e grado per oltre un secolo, oggi è scomparsa dai programmi scolastici e non si studia più, neppure nelle scuole di Sapri.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti.