Sarebbe per me difficile indicare l’occasione particolare in cui ho conosciuto Sergio Vecchio. D’altra parte la Salerno della nostra giovinezza era ricca di eventi e situazioni che favorivano gli incontri e ci rendevano realmente una comunità.
Gli anni ‘90 però segnano l’inizio di una diretta consuetudine personale: per i sempre più significativi rapporti familiari, di cui è testimonianza il dipinto sulla parete della mia casa, che ha accompagnato e accompagna la nostra vita; per la collaborazione con l’Associazione Italia Nostra (di cui diventa convinto socio) che produce una serie di iniziative, nate prevalentemente per soddisfare due interessi fondamentali di Sergio:
– la volontà di condividere le sue esperienze di formazione, nel ricordo e nella riflessione sulle personalità incontrate nel corso degli anni: Umberto Zanotti Bianco e Paola Zancani Montuori, Amedeo Maiuri, Mario Napoli, Ezio De Felice, Giovanni De Franciscis, Carlo Alfano…
– l’attenzione al territorio di Capaccio Paestum, nel complesso aspetto fisico e socio-culturale.
Nel corso di circa venti anni si susseguono perciò mostre, convegni, pubblicazioni, che hanno visto coinvolti individui, associazioni ed enti: comune, provincia, soprintendenza, università. Al centro l’intelligente e colta attenzione a ciò che si svolge intorno al Museo Archeologico di Paestum e le proposte di organizzazione del territorio e di percorsi fisici e progettuali per rendere leggibile la lunga storia dei luoghi. Esemplare la determinata e coinvolgente azione per l’uso della stazione ferroviaria e del casello 21, con l’offerta al Comune di materiali della sua personale ricca collezione; ma incisivi anche gli interventi sulle proposte di Piano Urbanistico Comunale; i suggerimenti elaborati con i soci dell’Associazione Agorà dei Liberi (nata a Capaccio nel 2002), per dare il valore che meritano alle testimonianze della vita e delle tradizioni e all’edificato storico di Capaccio; le iniziative con i ceramisti vietresi per rievocare l’antico ceramista pestano Assteas e il suo laboratorio del IV sec. A.C.
Sempre dominante l’impegno a sottolineare il legame tra passato e presente, o forse la capacità di riconoscere il passato nel presente.
Voglio a questo proposito ricordare la straordinaria abilità di Sergio a “mettere insieme” su singoli progetti o iniziative persone e gruppi di eterogenea formazione, rendendo la loro collaborazione magicamente coesa ed efficace: a riprova del suo intuito, ma soprattutto della sempre precisa logica progettuale.
Felice la collaborazione con la soprintendenza e con la direzione del Museo, per molti anni affidata a Marina Cipriani, grazie alla quale, su suggerimento di Italia Nostra, nel 2014 Sergio poté per la prima volta esporre all’interno del Museo, con la presenza di Aldo Masullo all’inaugurazione;
deludenti i rapporti con le Amministrazioni del Comune, che hanno puntualmente disatteso gli impegni di volta in volta pubblicamente assunti, favorendo piuttosto progetti di trasformazione del territorio poco attenti alla storia e alla natura dei luoghi.
Di Sergio Vecchio pittore parlano, e parleranno, i critici d’arte, come è corretto e auspicabile. A noi manca il Sergio Vecchio amico e animatore di nuovi progetti e di dibattiti civili, la cui voce non è stata ad oggi sostituita.
Raffaella Di Leo