E’ da poco passato il 13 giugno, giorno in cui si festeggia Sant’Antonio.
Una data che, per quel che riguarda il Vallo di Diano, assume ancora più rilevanza poiché direttamente collegata a quanto è avvenuto 11 anni fa, il 12 giugno del 2010, a Polla.
Quel giorno, infatti, si verificò un episodio definito prodigioso. Sul volto della statua lignea di Sant’Antonio, presente nell’omonimo convento francescano, infatti, furono viste delle lacrime scendere dagli occhi.
A testimoniarlo fu uno dei frati della struttura, fra Mimmo Marcigliano, il quale raccontò che “la statua sembrava come viva, gli occhi erano arrossati e lucidi come di una persona che piange da tempo e le palpebre sembravano raccogliere le lacrime che uscivano”.
La lacrimazione si sarebbe, poi, ripetuta a intervalli irregolari fino a sera e anche nel corso della mattinata seguente.
La notizia non ci mise molto a fare il giro del comprensorio (e non solo), tanto che il 13 giugno giornalisti e curiosi raggiunsero il convento, con l’intento di saperne di più.
Nello stesso giorno si recò sul posto anche l’allora Vescovo della Diocesi di Teggiano-Policastro, Angelo Spinillo che, tra le altre cose, diede disposizione affinché fosse prelevato tutto il liquido presente sulla statua, per provvedere ai dovuti accertamenti.
Nel mentre, tra bocce cucite, iniziali smentite e scenario difficile dall’essere definito, si faceva fatica ad avere notizie ulteriori rispetto alle caratteristiche del fenomeno ed alle sue origini.
E così anche nei successivi giorni, quando nel territorio ci si divideva tra chi parlava di segno divino e miracoloso e chi si diceva estremamente scettico.
Il Vescovo, nel corso degli eventi, istituì una Commissione Diocesana di Indagine. Rilevazioni e foto ai raggi infrarossi decretarono che la statua non era stata manomessa, mentre gli esami deI Ris non riuscirono a stabilire l’origine della lacrimazione.
Tuttavia, il 13 febbraio del 2011 (8 mesi dopo i fatti) un apposito decreto vescovile riconobbe il prodigio della lacrimazione, ritenendolo non spiegabile. In quella stessa occasione, Mons. Spinillo sigillò in una teca il panno utilizzato per asciugare le lacrime presenti sulla statua 700esca del santo.
Da quel momento è cresciuto il numero di coloro che si sono recati a Polla per pregare ai piedi della statua del santo, affidandogli preghiere, richieste e speranze.
Allo stesso tempo si è avuta quasi la sensazione che, col passare dei mesi, tutto tendesse a sfumare sempre più, o che si volesse lasciar sfumare.
Un pò come se tutto fosse rimasto custodito in una sorta di “bolla”, tant’è che molti, dopo aver saputo dell’episodio originario, per diverse ragioni non sono poi riusciti a venire a conoscenza degli esiti di esami, indagini e rilevazioni varie.
Non sono mancate, però, presenze e testimonianze legate ad interventi ritenuti prodigiosi da parte di Sant’Antonio.
Tra esse quello di una coppia che non poteva avere bambini e che, stando a quanto da essi raccontato ai frati del convento, dopo essersi recati nella struttura per far visita al santo e richiedere il suo aiuto, sono riusciti a diventare genitori.
O come quella di una ragazza gravemente malata del vicino paese di Monte S.Giacomo che, dopo essersi recata a Polla, sarebbe completamente guarita.
Così come si sarebbe completamente rimessa una bambina di Sala Consilina malata di leucemia, dopo un sogno fatto dalla mamma della piccola, nel corso del quale Sant’Antonio l’aveva tranquillizzata, assicurandole che tutto sarebbe andato bene.
Insomma, come sempre accade in casi come questo, fede, razionalità, convinzione nei miracoli e scetticismo spesso si intrecciano e sovrappongono, lasciando ad ognuno la libertà di credere in ciò che è più vicino ai propri principi e alle proprie convinzioni.
Cono D’Elia