Nella sua ultima seduta il Consiglio Comunale di Vietri sul Mare, su proposta dell’assessore alla Ceramica, Daniele Benincasa, e decisione del sindaco, Giovanni De Simone, ha votato all’unanimità il conferimento della cittadinanza onoraria al maestro ceramista Salvatore Autuori per aver contribuito in modo eccellente alla storia della ceramica locale dando ad essa, con le sue opere, un impulso di innovazione di grande significato stilistico. Un traguardo cui l’artista teneva, soprattutto per quel suo attaccamento al paese costiero e alla sua ceramica, nel cui ventre caldo il maestro ha vissuto gli ultimi cinquant’anni della sua vita lavorativa.
Come per tanti artisti, anche per Autuori, giorno dopo giorno, il lavoro si è svolto nel silenzio di quella bottega degli incanti, dove ogni gesto è segno d’eternità, ogni parola è pausa di meditazione. Anche tra mille difficoltà, Salvatore Autuori ha saputo riempire gli spazi della bottega, dovunque fosse attiva, di una serenità anche fisica, di un equilibrio dell’anima e della mente, di una misura che rende più facile il segno del tempo.
Capelli bianchi, volto assorto a seguire idee d’arte, istinti antichi resi visibili dal misurato andare della mano nell’intingere il pennello nel liquido colore da trasferire sull’opera in divenire, quasi pensiero ad alta voce, il maestro sussurra: «Devo molto a questo paese», mentre con calma certosina lascia la sua orma cromatica sulla bianca superficie di un vaso, un piatto, una piastra.
Nato a Salerno sette decenni e sette anni fa, Autuori ha avuto residenza a Cava de’ Tirreni, ma ha vissuto la sua vita professionale e quotidiana a Vietri sul Mare, in questo mondo di storie d’argilla dove ha visto girargli intorno giovani e meno giovani, desiderosi di “fare ceramica”, ospiti della sua bottega e ai quali non ha mai fatto mancare un suggerimento, una dose di quel sapere di cose artigianali che spesso, ai profani, appaiono misteriose.
L’inizio del viaggio è quasi subito dopo il diploma all’istituto d’arte, sezione ceramica, chiamato dall’allora parroco don Luigi Magliano, ad assumere la docenza di alcuni corsi regionali di ceramica: ed è subito il rapporto con il territorio, con le persone di un paese costiero che ha saputo costruire una civiltà fatta di argilla.
Poi è il primo spazio autonomo, il primo laboratorio (o bottega) dove comincia a costruire il suo sognato, variopinto mondo nel rispetto di una secolare tradizione alla quale dà il tocco di quel suo personale modo di tracciare e combinare le terre cotte e i segni cromatici. E sono i primi “attraversamenti”, immaginifici scenari di “terre nove”. Nella quotidianità dei decenni la bottega delle mani di Autuori si trasforma nell’officina dei pensieri, dei concetti, visitando di volta in volta spazi dell’anima, luoghi delle foglie sospese nell’aria, delle acque cadenti nel nulla, dei gabbiani in volo nel vento, degli squarci di paesi di costa, degli astratti segni di cromie non casuali. Ed è la sua identità, precorritrice di nuovi orizzonti, la cifra che lo distingue e lo fa individuare con immediatezza, dove spesso la “contaminazione” di altri o riusati materiali è valore aggiunto. E ci sono quei passaggi argillosi dove la materia arrendevole si lascia plasmare, modificare, deviare dai percorsi tradizionali, secondo intelligenti capricci d’animo dell’artista, divenendo da oggetto d’uso opera d’arte da godere e conservare. Il maestro “accarezza, blandisce, si intriga con la materia per ritmare onde, baccelli, striature, spirali infinite ove l’inizio e il termine sono senza principio e senza fine. Sembra quasi un gioco di rincorsa dell’eternità assoluta dove il tormento dell’intimo rasenta l’estasi di una stella”. Cromie della ristretta e pur immaginifica tavolozza vietrese, la luce che si sovrappone alla luce, tono su tono di una identità accattivante o modulazioni nei riflessi solari si alternano su superfici di bianco-vietri a copertura di terre cotte. Ed è la ceramica di questo luogo posto ad apertura di un percorso di costa montuosamente marina, di un itinerario dell’anima: è la ceramica di Salvatore Autuori che va toccata, vissuta con le sensazioni proprie del contatto fisico.
Cinquant’anni di bottega, dove l’anima dell’artista non ha smesso un solo giorno di accompagnarsi alle mani dell’artigiano nell’utilizzo di materie e utensili che nella ceramica lasciano spazio ad infiniti scenari, immaginifici viaggi. E già appaiono, per il maestro Autuori, nuovi orizzonti dove il futuro prossimo diventa da subito racconto di oggi, divenire di domani.
Nell’antica piazzetta del mercato di Vietri sul Mare, dove un popolo brioso sapeva farsi formica quando l’uso del quotidiano era dosato dalla riflessione delle possibilità, Salvatore Autuori ha, con sapienza, collocato un suo arredo ceramico: il silenzioso ed elegante volo del gabbiano mediterraneo verso gli infiniti spazi del sole a richiamo di un “Volare per…”. Ed è il sogno di un amore, l’intimità di una preghiera, la voglia di un racconto, il sussurro di una confidenza, la lettura di una storia infinita fatta di terra, acqua, aria, fuoco chiamata ceramica. Salvatore Autuori, cittadino vietrese, ne è maestro.