«Un altro uomo violento non è stato fermato. Siamo sconvolte dalla brutalità di quanto accaduto a Violeta a Sala Consilina, nel cuore del Vallo di Diano. Non possiamo restare indifferenti: Violeta era una donna e una madre come tante, poteva essere una nostra amica, sorella, collega. Apprendiamo della sua storia dai giornali, e purtroppo la sua storia è come quella delle 74 donne ammazzate nel 2018, trucidata da chi diceva di amarla, da chi ha deciso con lucida premeditazione di cancellarla da questo mondo», lo ha detto Caterina Pafundi la responsabile del centro antiviolenza Aretusa di Atena Lucana a commento del terribile femminicidio che si è consumato nelle ultime ore e che ha scosso profondamente il Vallo di Diano. «La violenza di genere è un fenomeno sociale radicato nella nostra cultura che colpisce qualsiasi tipo di donna indipendentemente dall’origine, dall’età, dalla religione – continua Pafundi – molte donne vittime di violenza pensano di non avere via d’uscita, si sentono sole e non sanno a chi chiedere aiuto, spesso quando lo si fa ci si sente domandare cosa si è fatto per portare l’uomo ad avere queste reazioni». Sul fenomeno che ormai sta dilagando in tutto il Paese, Pafundi risponde anche sull’ausilio che ogni donna dovrebbe avere. «Per ogni donna vittima di violenza è fondamentale il supporto e il sostegno della famiglia e degli amici i quali possono cogliere i segnali della violenza e possono informarla che esistono centri antiviolenza in grado di sostenerla – riferisce – non è possibile che nessuno abbia visto sentito ho supposto qualcosa. È giunto il momento di dare alle donne credibilità assolute come Roja e Monteleone». «L’Italia è stata ripresa dalle istituzioni europee perché non fa abbastanza contro i femminicidi – termina Pafundi – noi esperte dei centri antiviolenza da anni lo ribadiamo in tutte le sedi: i femminicidi, le violenze degli uomini sulle donne sono frutto di un’escalation che può e deve essere riconosciuta e fermata. Per #Violeta, per #Desirée e per le tante #donne uccise dalla violenza maschile combatteremo con ancora più forza e determinazione». Sull’argomento riflette anche Mirella Carucci, assistente sociale presso il Consorzio Sociale Vallo di Diano che intanto si è detto disponibile ad erogare circa 700 euro, e dice: «È stato avviato un centro ascolto per donne vittime di violenza e insieme a tutta la rete si cerca di collaborare. Quando si individuano situazioni a rischio di segnalare e portare avanti insieme l’incarico rispetto alla problematica – afferma – è un fenomeno ancora latente, la prima a non farsi avanti è proprio la donna vuoi perché non ha ancora preso coscienza del fatto e vuoi perché ha paura di affrontare in maniera diretta una sua situazione personale con un compagno che non si comporta in maniera corretta. Potremmo ancora con una rete maggiore parlarne in maniera informale per far sì che questa situazione emerga e possa essere presa in carico per una soluzione diversa». Ne viene fuori il quadro di una donna fragile, paurosa, dubbiosa, timorosa che non vede bene cosa sta succedendo. «A volte a parlare è la paura della donna, il fatto che possa accadere qualcosa ai propri figli. È una molla spesso decisiva – riflette – quando le donne non lo fanno è perché non hanno ancora sentore di questo pericolo e non immaginano che il proprio compagno, padre dei figli possa arrivare a un gesto del genere. Tanti bimbi assistono alla violenza tra le pareti domestiche e sono loro stessi vittime e testimoni dell’accaduto che si porteranno per sempre. Quando si affronta la situazione, si aiuta la donna, la famiglia e i minori. Non si deve aver paura di parlare, perché se la donna si reca nei centri adeguati viene messa in sicurezza lei e i propri figli che a sua volta non le vengono allontanati». «Per i minori coinvolti da oggi interverrà anche il tribunale in maniera necessaria e opportuna – ribatte – cercando di collocare i minori in una situazione familiare alternativa. Spero che ci sia qualcuno della famiglia che possa prendersi cura di loro. Voglio dire a tutte le donne di questo territorio di non avere paura ma di avere coraggio perché insieme si può trovare la soluzione».
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