Alla libreria Mondadori di Sala Consilina, sabato 26 Settembre, è stato presentato il libro “Non c’è pace. Crisi ed evoluzione del movimento pacifista” scritto da Romina Perni e Roberto Vicaretti. La comunità salese, molto entusiasta, ha partecipato all’evento e, il dibattito, che ne è scaturito è stato molto stimolante. “Il titolo Non c’è pace lo abbiamo scelto perché abbiamo voluto puntare l’attenzione sul fatto che non si parla di pace e soprattutto non vediamo più l’attivismo per la pace che c’era agli inizi degli anni Duemila – dice Romina Perni – infatti il sottotitolo è Crisi ed evoluzione del movimento pacifista. Esiste un impegno per la pace ma non esiste più nei termini in cui lo abbiamo vissuto nei primi anni Duemila quindi il libro vuole analizzare le ragioni di questo che è un dato di fatto e che è di fronte a noi”. Sulla importanza oggi di continuare a parlare di pace e di discorrere di sociale e socialità risponde Roberto Vicaretti: “Abbiamo iniziato a lavorare a questo libro proprio perché credevamo che il tema non era più all’ordine del giorno, perché non era al centro del confronto politico e sociale e perché ritenevamo necessario metterlo là dove meritava essere cioè al centro della scena. Perché la discussione attorno ai temi della pace deve essere giustificata, tra virgolette, solo da una condizione esterna di pace che in realtà non c’è perché sono tanti i conflitti in essere in varie parti del mondo, alcuni noti, altri dimenticati, altri non raccontati e, l’assenza della mobilitazione per la pace da parte della società civile, era per noi un vuoto molto molto forte e che, magari, può servire come stimolo per riprendere il ragionamento attorno una mobilitazione sociale più vasta che è ovviamente il respiro quotidiano di una democrazia”. Poi riprende Romina sulla narrazione di fatti che rimandano e sottolineano il tema della pace, “Sicuramente è stato importante rimettere in circolo certi argomenti. Stiamo portando in giro questo che è semplicemente un libro nel senso che è un’analisi come racconto corale di una constatazione che vuole riportare al centro certi temi – afferma – e ogni volta che rimettiamo al centro questo libro sentiamo che stiamo ricostituendo un filo. Chiaramente da soli non possiamo farlo ma c’è bisogno di una condivisione. E questa è un po’ la speranza che ci portiamo dietro in modo che il lavoro di questo libro non vada perso”. Sulla eterogeneità delle comunità e sulla importanza di evidenziare le loro differenze che poi racchiudono ricchezze senza bisogno di omologarsi tra di loro, risponde Roberto: “La normalità di una società è fatta da persone diverse tra di loro che hanno storie, percorsi, visioni culture diverse. La forza di una società è nella loro diversità esaltandole se servono quando serve esaltarle per migliorare il vivere civile che tentando di avvicinare le distanze che ci sono tra comunità per uno sviluppo di una vita che sia più armoniosa possibile nella impossibilità di metterne una davanti le altre, embè, sarebbe l’errore più clamoroso che una società potrebbe fare in questa fase”.
Antonella Citro