Giuseppe Bonito è il regista di Sala Consilina che ha curato la regia del film “Figli” di Mattia Torre, un’opera cinematografica che lo consacra definitivamente nell’olimpo degli artisti del nostro tempo. Schivo e riservato, Giuseppe, dopo tanto studio e tanti sacrifici, realizza un’opera che tratta in salsa agrodolce la storia di Nicola e Sara interpretati da Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi, una coppia felice e sposata da diverso tempo che ha una figlia di sei anni. Accade di tutto però con l’arrivo del secondo figlio che stravolge la vita di entrambi. A raccontare il film girato in sette settimane è stato Giuseppe Bonito che lo scorso 31 gennaio, dopo la proiezione del film, ha dialogato con il folto pubblico presente al cinema Adriano di Sala Consilina. È tornato nel suo paese per raccontare il film sei anni dopo “Pulce non c’è” ma anche per ricevere gli applausi da un pubblico composto da tanti amici reali che lo hanno sempre sostenuto nel corso degli anni e che adesso stanno condividendo con lui il successo che merita. <<È stato innanzitutto un grande atto d’amore e di responsabilità verso un amico e secondo me anche un grandissimo autore che abbiamo perso in Italia che è Mattia Torre - dice Giuseppe visibilmente emozionato – principalmente è stato questo. Non solo da parte mia ma da parte di tutti quelli che lo hanno fatto e poi è stata una gioiosa impresa perché non era facile, perché la scrittura di Mattia è molto complessa da metter in scena e, comincio a credere che al pubblico sia arrivato qualcosa di tutto ciò>>. A realizzare il film è stato un gruppo molto coeso, Giuseppe ha raccontato degli apprezzatissimi attori Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, <<È stato facile, non particolarmente complesso dirigerli - aggiunge – sono due attori eccellenti. Sia Paola che Valerio hanno la capacità di centrare sempre la scena e, allo stesso tempo, sono attori che portano qualcosa di interessante, di loro, sempre costantemente alla scena quindi mi sono trovato in una condizione molto felice per un regista, quella cioè di poter scegliere e selezionare tra tanto girato molto buono>>. Sul racconto in senso intrinseco e sulla direzione da impartire, Giuseppe Bonito, afferma: <
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