Circa 30 anni fa è stato avviato un progetto di arredo urbano a Sala Consilina che prevedeva l’utilizzo della pietra di Padula e del cotto. Oggi l’amministrazione salese guidata dal sindaco Francesco Cavallone la sta rimuovendo nel centro storico per una nuova sistemazione. Angelo Paladino, perché non è d’accordo?
Abbiamo sentito in campagna elettorale da parte dell’amministrazione uscente, e delle altre liste, un riferimento esplicito alla bellezza, al decoro urbano, al fatto che bisognava abbellire i nostri centri storici, bisognava tener conto che siamo in un’area protetta, ci siamo riempiti la bocca che la Certosa di Padula sia un patrimonio dell’umanità poi nel momento in cui realizziamo alcune opere ci dimentichiamo della bellezza, del decoro e realizziamo opere di bassissimo pregio. Andiamo cioè ad eliminare opere che hanno un certo pregio. Corso Vittorio Emanuele dovrebbe essere noto agli amministratori e all’ufficio tecnico salese è stato realizzato a seguito di un’idea concorso che fu bandita dal consiglio comunale per sapere come abbellire il centro di Sala Consilina.
Cosa successe poi?
Risposero molti professionisti da tutta Italia. Tra i progetti fu scelto uno in particolare “Quale futuro senza passato” e, su questo, l’architetto progettista De Chiara fece una lunga relazione, sui materiali che andavano utilizzati, sulle scelte che andavano fatte per riabilitare il centro urbano, piazza Umberto I e le zone limitrofe, facendo tutta una verifica sulla zona, sulla storia di Sala Consilina da un punto di vista urbanistico, delle tradizioni e degli arredi privati e pubblici. E indicò due elementi: la pietra di Padula e il cotto presenti in molti palazzi antichi del posto; la stessa Certosa di san Lorenzo è stata realizzata con questi materiali. Monumento simbolo del Vallo di Diano che dovrebbe ispirare tutte le realizzazioni da un punto di vista storico e architettonico. Mai infatti un consiglio comunale ha approvato un siffatto progetto esecutivo.
Sul progetto nuovo?
L’attuale progetto del costo di circa 100mila euro, non pochi, ha previsto la rimozione completa di una pavimentazione fatta appunto di pietra di Padula e di cotto, che ha retto benissimo negli ultimi 30 anni, e che però non è stata mai manutenzionata. Negli ultimi 15 anni, anni nei quali ha amministrato l’attuale sindaco Cavallone, non è stata fatta alcuna opera di manutenzione. E nonostante tutto ha retto. Le lastre in pietra di Padula erano intatte e non è possibile dire che erano rotte, pochissime potevano essere rotte. Tutte quelle pietre allora sono state rimosse e sono state mandate a discarica. Un duplice danno: aver tolto una pietra di notevole pregio, le cui cave oggi sono chiuse, chi ce l’ha se la tiene e non la rimuove; e poi questo elemento di pregio viene sostituito con una pietra dura dalla provenienza sconosciuta. Questo elemento abbruttisce, senza dubbio, questo tratto che prima era gradevolissimo. All’epoca i decori vennero fatti con la pietra di Padula ispirati a quelli presenti in Certosa di Padula: un progetto studiato, cosa che non è questo progetto che non fa nient’affatto riferimento a quanto accadde nel 1990.
Insomma quali sono le conclusioni?
L’ufficio tecnico dovrebbe avere conoscenza e memoria dei precedenti da un punto di vista delle opere pubbliche perché ci deve essere una continuità. Negli altri centri cittadini c’è una cura della cultura e della tradizione, noi invece rimuoviamo… Dal 1990 sono stati realizzati con la pietra di Padula e col cotto i giardini pubblici, lo scalone centrale, lo scalone san Pietro, la terrazza sul bar Marco Polo, i marciapiedi di piazza Umberto I, adesso, per omogeneità come realizzato prima ora rimuoviamo tutta la pietra di Padula e mettiamo queste marmette di infimo ordine e di colore grigio?
Cosa ha chiesto dunque in qualità di presidente dell’Osservatorio sul paesaggio e come cittadino?
Ho chiesto che si recuperino le lastre della pietra di Padula e si inseriscano nel nuovo pavimento a corso Vittorio Emanuele, anche la lastra inserita nella pietra dura, e una parte di questa venga riutilizzata per riabilitare le mattonelle dei giardini pubblici che sono state devastate dai pulmini del trasporto pubblico locale. C’è una responsabilità patrimoniale di chi ha fatto quella scelta di metterli lì, il peso di quei mezzi ha devastato la pietra e il cotto e, cioè si è verificato un danno per l’erario. Un danno anche per i magazzini che si trovano al di sotto. Nel ’90 ci fu un impegno dell’amministrazione comunale di non collocare pesi in quella zona, invece, da tre anni a questa parte, quella zona è diventata un’autorimessa. Allora via subito quei veicoli perché non c’è nessun motivo per tenerli lì in contrasto con la destinazione urbanistica e rifacciamo la parte ammalorata del pavimento, riabilitiamo le panchine che sono tutte in pietra di Padula. Sollecito l’amministrazione attuale e manderò questa lettera anche alla Soprintendenza, al Comando dei Carabinieri Forestali chiedendo anche perché sono stati tagliati molti alberi e filari che prima dovevano essere sottoposti a verifica dagli organi competenti visto che erano tutelali dalla legge n.10 del 2013, quella sugli alberi monumentali. Su tutto ciò l’amministrazione non da risposte e su tutto ciò chiederò risposte. Questioni gravissime per tutti che porterò all’attenzione di tutti i livelli di responsabilità.