Di Antonella Citro «Questo libro si intitola Sala, Napoli, Berlino perché sono i tre posti più significativi della mia vita. Sala perché sono nato a Sala, a sant’Eustachio e sono un salese verace e sono vissuto qui fino a quando sono andato all’università a Napoli e poi avendo trovato lavoro a Potenza, sono tornato a Sala. Ho studiato a Napoli, sono molto legato a questa città e ho voluto ribaltare i pregiudizi. Sempre bistrattata e invece vi ho trovato molti aspetti. Berlino, perché nel 1989 conobbi una ragazza e quando crollò il muro ero proprio». Sono le parole di Giulio Pica, l’autore del libro Sala, Napoli, Berlino. In quelle 84 pagine vengono ricostruiti i mutamenti sociali, politici e culturali che si sono registrati in Italia e in Europa tra gli anni ’70 del secolo scorso e il primo decennio di questo secondo millennio, visti attraverso le esperienze di chi scrive. Potrebbe avere i connotati di un’autobiografia ma non lo è nel senso stretto del termine. I ricordi dell’infanzia trascorsa nel centro storico salese sfociano nel racconto dell’adolescenza segnata dall’esperienza nei boyscout e dall’approdo alla sinistra antagonista, quando cioè si inizia a riconsiderare le posizioni politiche maturate nel periodo dell’adolescenza. «Noi boyscout che abbiamo vissuto negli anni ’70, siamo transitati nello spazio sociale spazio aperto che era un collettivo tenuto da ragazzi più grandi a Sala – prosegue Pica – e gravitava intorno l’area di autonomia agraria, un movimento di quei tempi. Ho voluto parlare dell’esperienza in radio, inaugurando Radio Talpa che rimase in vita solo tre anni; ho raccontato anche le disillusioni e le idee del comunismo che poi sono fallite e ha portato giovani anche su strade senza ritorno». Negli scout ci stava grande fermento, all’epoca stava padre Armando, una figura trainante per tutti i giovani, un parroco che andava controcorrente e che ha abituato molto alla riflessione. «Con padre Armando facevamo grandi discussioni – afferma Giulio Pica – poi l’esperienza allo spazio sociale cielo aperto nel periodo del terremoto a Sala, eravamo a sinistra del Partito Comunista, e arrivavamo riviste da Bologna che portavano i nostri amici più grandi ed è stata un’esperienza formativa. Napoli anche e anche Berlino, una città al centro del mondo». Cambiamenti epocali, osservati da una posizione privilegiata, Giulio Pica era fisicamente presente in questa città. Le vicende legate al triste fenomeno dello smaltimento dei rifiuti tossici in Campania e la constatazione che non muta affatto il carattere antropologico degli italiani: occupano le ultime pagine dell’agile testo. «Chissà se questo nostro Paese si affiancherà da questo servilismo costante, chissà quando finirà la lunga durata che afferra come una zavorra la nostra penisola, condannandola ad essere governata con i metodi di una monarchia di Antico Regime piuttosto che con quelli della democrazia compiuta».
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