di Mariantonietta Sorrentino
La fortuna si sa è un “must” in quanto a scavi archeologici. Spuntato un coccio, accorrono gli esperti: se si è fortunati, ne seguiranno altri. Di esperti e di cocci.
Chissà se questo vale per ogni scavo. Di certo vale per gli scavi di un previsto e urgente piano di risistemazione fognaria. Chissà pietre e terra cosa possono mai nascondere…
A Sacco è così. Il paese è oggetto di vistosi “scavi archeologici” da un paio di mesi. Lo è il cuore pulsante di questo borgo adagiato annoiato alle falde del Motola, nell’Alto Cilento in pratica.
Case Troiane è scavato come il viottolo di “Papa Leo” meglio noto come “ Strettina”, viuzza che raccorda sinuosa la provinciale 342 alle viscere del borgo. Scavato è il suo corso, stretto in alcuni punti come un budello, che si apre da piazza Nicola Monaco e scende a cascata verso piazza Annunziata. Di piazza in piazza, di passo in passo verso la Chiesa matrice, dedicata alla Madonna degli angeli, laddove la cartellonistica esibisce da giorni un bel divieto di transito. Da Sacco si levano lamenti. Cosa sta succedendo?
Son diverse settimane che il paese è scavato come una gruviera. Va dato atto all’attuale amministrazione che sta realizzando opere che necessitavano da tempo.
Agli inizi del 1900, verso gli anni ’60, ancora in questi paesi cilentani era diffuso un vezzo, una sorta di biglietto da visita: usare la strada pubblica a mo’ di fognatura. A farne le spese, per esempio, il signor Giuseppe M. che scansò un pitale per grazia ricevuta. La Madonna lo volle miracolare.
Redarguito pure dalla proprietaria del pitale, l’incauto abitante aveva avuto l’ardire di spostarsi in ore antelucane per raggiungere la corriera e far pervenire a Salerno ed alla figlia Rosa, sposata Rizzo, beni genuini. Allora, si sa, le corriere ci mettevano tempi biblici, ma Sacco non era isolato com’è oggi.
Bei tempi quelli, prima dell’avvento delle autolinee attuali. Si stava meglio quando si stava peggio. È utile non farsi illusioni.
Le ditte impegnate nei lavori promettono imminente la fine dello scavo. Di muratore in muratore, di scavo in scavo Sacco sta scrivendo una delle pagini più tumultuose della sua storia.
Occorre resistere. Una resistenza urge dati disagi e o il rumore assordante di ruspe e martelli pneumatici. Qua regnava il silenzio.
Ora non più. Solo Dio sa quando tornerà il silenzio ad abitare queste montagne.
Un sacchese a voce alta si è chiesto due giorni fa: “Ma che state facendo, la metropolitana?”.
Non ci resta che piangere, come recita il titolo di un celebre film? Speriamo di no!