“Viva preoccupazione” viene espressa da AIIP per le conseguenze di “una frettolosa creazione in Italia di un’unica ‘società della rete’ che, da dichiarazioni e notizie di stampa, appare un obiettivo a breve termine del Governo. L’ottimizzazione degli investimenti e le sinergie infrastrutturali – spiega l’Associazione Italiana Internet Provider in una nota – sono auspicabili se realizzate promuovendo, anziché eliminando, la concorrenza infrastrutturale in un mercato aperto e competitivo”.
Per AIIP “la creazione di un nuovo monopolio delle rete, a seguito della fusione della rete di TIM con quella di Open Fiber senza garanzie di salvaguardia degli investimenti fatti da molte altre aziende, e senza valorizzare le economie di densità perseguibili da una rete aperta, darebbe un colpo mortale a operatori che hanno investito proprie risorse, creato lavoro e coperto molte aree a digital divide, con reti a banda ultralarga in fibra ottica e wireless”.
Gli associati AIIP confermando l’eccellenza delle PMI italiane, nell’ultimo triennio hanno realizzato oltre 7.500 km di rete in fibra ottica di accesso e un milione di civici passed, investendo mezzo miliardo di euro senza aiuti di Stato. Un ritorno al monopolio è dannoso per il Paese, prima ancora che inaccettabile.
“L’introduzione di meccanismi di remunerazione automatica degli investimenti sulla rete (il c.d. RAB o regulatory asset base) – aggiunge l’associazione -, che sembrano la novità del prossimo ‘DL Semplificazione’, con il prezzo imposto forzosamente a favore del ‘nuovo monopolista’, rischiano di minare l’efficienza e premiare invece la rendita di posizione a danno dei concorrenti e quindi degli utenti”.
Per AIIP “è necessario che il Governo adotti una posizione chiara e decisa per non creare un ‘nuovo monopolista’ pubblico ed assicurare che questo soggetto sia un operatore di rete indipendente, non integrato verticalmente (cd. “wholesale-only”) e che non venda, direttamente o indirettamente, servizi passivi ed attivi ad utenti finali, consumatori o piccole, medie e grandi imprese, inclusa la PA. Un nuovo monopolio sovvertirebbe la concorrenza nelle telecomunicazioni che ha prodotto una costante riduzione dei prezzi ed un miglioramento della qualità dei servizi, con aumenti di prezzo stabiliti per via regolamentare”.
Secondo l’associazione “ridurre al ruolo di meri rivenditori quegli operatori che da oltre venti anni hanno investito risorse proprie sul territorio in concorrenza, formando un ecosistema di imprese che forniscono servizi di telecomunicazioni avanzati ed innovativi, oltre a creare gravi rischi occupazionali diretti ed indotti, affosserebbe la già lenta digitalizzazione del Paese. Gli operatori associati ad AIIP sono pronti, come sempre, a dare il proprio contributo per la crescita del Paese”.
Nell’ottica di queste considerazioni e dopo essersi “sfogato” ampiamente sui social denunciando la sua amarezza, Rosario Pingaro è passato dalle parole ai fatti mettendo da parte lo scoramento e muovendosi per far capire la problematica a chi di dovere.
Infatti, ha chiesto ed ottenuto un incontro ad altissimo livello per un confronto sul merito delle conseguenze sulle imprese associate nell’AIIP del progetto governativo previsto nel ‘DL Semplificazione’ prima che questo fosse approvato dal Senato.
All’incontro, oltre a Pingaro e Dario Denni, consigliere AIIP, c’erano Stefano Buffagni, Mirella Liuzzi, Cosimo Adelizzi e Marco Bellezza.
L’argomento del confronto è stato sulla possibilità di integrare l’annunciatoemendamento presentato da Emiliano Fenu riguardo le TLC (rete in fibra).
Ai rappresentanti del governo è stata illustrata da Rosario Pingaro, coadiuvato da Dario Denni, la posizione di Convergenze tesa a sollecitare modifiche atte a non penalizzare i piccoli operatori infrastrutturali. Infatti, nel caso il decreto fosse nella versione attuale subirebbero in toto le decisioni dei player di dimensioni maggiori, che diventerebbero di fatto monopolisti nel settore lasciando pochissimo spazio alla concorrenza.
Gli interlocutori hanno dimostrato interesse sulla problematica sollevata e sul valutare ipotesi di modifiche a tutela dei piccoli player, pur mantenendo fermo l’obiettivo della formazione di un’unica società deputata alla implementazione e alla gestione della rete.