Non ci voleva molto a capire che Rosa D’Angelo, moglie di Carmine Gorrasi, il sarto di Serra di Roccadaspide, ci avrebbe lasciato non molto tempo dopo la morte del marito…
Con lei si “estingue” la “filiera portante” della nostra famiglia allargata: Grazia e Giulio Quaglia, Maria e Giuseppe Chiacchiaro, Grazia e Francesco Cinnadaio, Giuseppina e Giuseppe Scandizzo!
Della generazione che resta (Bartolo, Gina, Gennaro, Antonella, Maria Carmela, Elio, Cosimo e Giovanna) chi scrive è il più avanti nel tempo e si è formato durante gli innumerevoli incontri programmati in occasione di feste e ricorrenze.
Dei nostri avi diretti ho apprezzato l’orgoglio di avercela fatta a cambiare il corsa della vita alla quale erano stati destinati e di aver potuto far salire i loro figli sull’ascensore sociale che ci ha portati dove siamo ora che siamo nonni.
L’esempio di pazienza e disponibilità che ci hanno lasciato sarà inimitabile ma da tutti noi sempre riconosciuto e impegnati nel tentativo di non sfigurare nei loro confronti.
L’amore con il quale hanno donato a piene mani e rifiorito nei nipoti (Rosa Maria, Romeo, Carlotta, Aldo, Martina, Davide, Giulio, Francesca, Daniele, Giuseppe, Sonia, Sara e Marta) e poi nei pronipoti (Riccardo, Rebecca, Zoe, Alessandro e ed Elena) ai quali sapremo raccontarli come meritano per sottrarli all’oblio del tempo che tutto appiana..
Zia Rosa, ultima a lasciarci, ha vissuto l’intera esistenza a Serra di Roccadaspide dove, insieme ai suoi fratelli Alfonso e Luigi, ha fatto la storia nel modo che le era più congeniale: vivendo laboriosamente e e rispettando tutti scrupolosamente.
L’abnegazione dimostrata, nei confronti dei figli, Gennaro e Giovanni, è stata totale; il lavoro a sostegno di Carmine, col quale rinunciò al viaggio di nozze per avviare i lavori di costruzione della casa dove hanno vissuto;
Il modo stoico con il quale ha mandato avanti il negozio e la casa, quando Carmine andò a Brescia per fare il bidello rinunciando a fare il sarto;è stato encomiabile.
Questo è solo un piccolo esempio di come questa donna ha saputo interpretare il ruolo di moglie e madre, prima e di nonna e bisnonna, dopo.
Ma anche l’attenzione con la quale ha seguito tutti noi parenti acquisiti è stata totale sia nei confronti deinostri genitori considerati fratelli e sorelle, sia di noialtri trattandoci come figli.
Ecco perché accettare la sua perdita non è semplice né da parte dei suoi figli Giovanna e Gennaro, né per i generi Cosimo ed Antonella, tantomeno da tutti noialtri che abbiamo potuto godere del suo sorriso che rifletteva un modo unico di voler bene.