di Oreste Mottola Siamo all’ultimo miglio della gara oratoria e di indirizzo del consenso per rinnovare i sindaci e i consigli comunali. All’interno del comprensorio Calore/Alburni i centri di riferimento sono Roccadaspide e Altavilla Silentina. “Vecchia nobiltà” nel primo e rampantismo nel secondo, sono i tratti distintivi. All’ombra dell’imponente maniero dei Filomarino ci capita di assistere alla “risposta” del gruppo di “Insieme per Roccadaspide”, i figliocci politici dell’uscente Girolamo Auricchio raccolti ora intorno all’avvocato Gabriele Iuliano. Qualche osservatore ci racconta del fiato sul collo che i concorrenti de “La svolta”, la lista/coalizione del medico Franco Mauro, farebbero sentire agli ancora favoriti sulla carta. Dal palco a una tignosa Giuseppina Musto che elenca i successi e i meriti dell’amministrazione e della sua famiglia, “che ha scelto di vivere qui a Roccadaspide”, fanno seguito i toni gentili della dottoressa Daniela Comunale che vuole darsi da fare per pacificare, ingentilire ed aumentare l’offerta culturale. “Solo più cultura può salvare questo paese” dice e la piazza sussulta ed offre l’applauso più forte e convinto del quale è capace. Gabriele Iuliano parla già da sindaco ma non rinuncia a “mazzolare” i più miti Mauro e l’ex sindaco Capuano. La testi è semplice: le “amministrazioni Auricchio” hanno fatto andare avanti il paese, con l’ospedale e le tante cose “che ci siamo andati a prendere fuori casa”, da Vallo della Lucania a Capaccio. Quell’antico primato della Roccadaspide dei commerci e dei servizi che – a dire di Gabriele e di Girolamo – lascerebbe indifferente i vari Pignataro, De Rosa, Capuano, ritenuti gli ispiratori odierni di Mauro. Antico o moderno che sia, pioniere o guastatore dell’economia locale, la Musto omaggia anche Mario Miano, ne bacia la pantofola. Miano, l’uomo che nelle liste non c’è, ma è accreditato di un suo ottimo gruzzolo di voti. Basterà evocare queste nostalgie per lanciare una volata destinata a fare la differenza?
Roccadaspide. Mauro contro Iuliano. Auricchio e Miano non stanno a guardare
