Ad un secolo e più di vita, seguito da un secolo di abbandono la Cappella del SS. Rosario ritorna ad essere protagonista va non con le sue funzioni originali ma come sede del giornale “Il Valcalore”. La chiesa, fondata nel 1760 dedicata alla Vergine Tutelare del SS Rosario, rimasta aperta al culto ea sede di Confraternita del Rosario fino alla fine del XIX secolo.
La Cappella del SS. Rosario, come risulta dalle varie visite pastorali che si susseguono nella comunità parrocchiale di Roccadaspide, viene utilizzata come Chiesa e Confraternita, fino al 1903, data in cui dopo la visita pastorale Di Mons. Iacuzio, è interdetta e lasciata in stato di abbandono. Anche dalla relazione del 1925 di Mons. Luigi D’Angelo sulle Chiese ristrutturate nel territorio, la Cappella del SS. Rosario non rientra, viene adibita in un primo momento a legnaia e in seguito come deposito di imprese edili (1).
Dal 1764 fino alla decadenza, verso la fine del XIX sec., nel mese di Maggio fu sede di Confraternita, oltre ad avere lo scopo di culto.
Le finalità della Confraternita del Rosario create devozionali ed assistenziali, da uno statuto vi era unafraretta.
Il Priore, due assistenti, il cassiere, il procuratore, i razionali, il padre spirituale ei neofiti.
L’iscrizione era aperta a persone di tutti i ceti sociali.
Per l’iscrizione era richiesta un’età che raccontava dai 6 ai 50 anni, ma si trattava di un termine elastico. Per l’iscrizione bisognava fare richiesta al Priore, che dopo aver accertato di persona che l’aspirante fosse in possesso buoni requisiti morali, lo propone all’Assemblea dei confrati e questi ne decidevano l’ammissione a maggioranza, il voto era segreto. Si doveva fare un periodo di noviziato che Poteva durare da un minimo di 2 mesi ad un massimo di un anno. Trascorso il noviziato l’ammissione avveniva con una cerimonia religiosa.
Il neo confratello doveva pagare una “pia entratura”, cioè dove va giusta una certa sommá nella casse del tesoriere che consisteva in due grani, inoltre indossavano una divisa,, che era un sacco di tela bianca con cappuccio, in un bozzetto colorato e in un cingolo di purezza; sul petto vi era l’immagine della Divinità o del Santo a cui era intitolata la confraternita. Per la Confraternita del Rosario le riunioni avvenivano la prima domenica di ottobre o il lunedì successivo o la domenica dell’ottava. Uno dei primi doveri era che bisognava partecipare in divisa alla cerimonia funebre che si teneva quando moriva un fratello o sorella, l’assenza non giustificata veniva punita con un’ammenda.
Le entrate economiche erano date dalla “pia entratura” e dalla quota annua di associazione dei fratelli. Le uscite erano rappresentate dalle spese per le esequie e le messe funebri di un confrate, le altre uscite era per beneFicenza. Solo se si superano i trenta ducati di fondo cassa e non occorrevano restauri alla cappella si poteva destinare l’eccedenza per opere pie e per i poveri. Inoltre vi erano la mutua assistenza e la beneficenza compiuta attraverso Monti di Maritaggio ei Monti frumentari. Il primo istituto che “dota” le donzelle povere e oneste, secondo le modalità stabilite nello statuto di fondazione, utilizzando i proventi dei beni ricevuti in donazione. Il secondo istituto dà un prestito ai contadini bisognosi: i cereali necessari per la semina,
A quasi un secolo di abbandono ed incuria dell’uomo, è stata restaurata e affidata alla SEA la quale oltre a sede del giornale “Il Valcalore”, svolgerà attività collaterali come cineforum, teatro, concerti musicali, ecc.
(1) APR = Archivio Parrocchiale di Roccadaspide
(2) (2) F.Volpe, Confraternite e vita socio – religiosa nel settecento, Salerno, Pietro Laveglia Editore sas 1988.