“Rocca Calascio Luce d’Abruzzo”. Il progetto prevede il restauro e la conservazione del sito di Rocca Calascio, comune in provincia dell’Aquila, insieme alla realizzazione di un albergo diffuso nei palazzi chiusi e semi abbandonati, di un’area per il campeggio e la sosta dei cavalli lungo il percorso dell’Ippovia e di alcuni servizi elementari totalmente mancanti. Quest’ultimo aspetto è tra quelli che incidono di più nell’invertire il processo di spopolamento, fine ultimo del progetto.
La storia
L’area fu popolata sin dalla preistoria, e rinvenimenti dell’età del bronzo sono avvenuti vicino alla Chiesa di Santa Maria della Pietà.
La prima edificazione del Castello di Rocca Calascio viene fatta risalire tradizionalmente a Ruggero II d’Altavilla, che volle la costruzione di questa fortificazione dopo la conquista normanna. Con il Medioevo la fortezza assunse un forte interesse strategico e militare, facendo infatti parte di un imponente sistema difensivo di avvistamento, che si estendeva dagli Appennini al mare Adriatico e serviva a monitorare questo territorio, da sempre vittima di invasioni. Nel 1380 la torre originale di Rocca Calascio, risalente al XI secolo, apparve per la prima volta in una carta catastale come torre di avvistamento isolata a scopo difensivo.
Nel XIII, la torre, che era in grave stato di degrado a causa di terremoti e attacchi, fu ricostruita nella zona superiore al margine di pietra, e fu fortificata con una cinta a tronco di piramide con torri angolari a scarpa. Durante il Medioevo, attorno alla torre si sviluppò il borgo di Rocca Calascio. Esso fece parte – con Calascio, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio e Santo Stefano di Sessanio – della celebre baronia di Carapelle.
Fu Ferdinando I di Napoli che, sul finire del XV secolo, decise di concedere la proprietà del complesso ad Antonio Todeschini, membro della famiglia Piccolomini Todeschini, che nel 1480 commissionò l’adattamento della fortificazione alle armi da fuoco, portandola alla forma attuale.
Sotto la dominazione aragonese venne istituita la Dogana della mena delle pecore in Puglia, che diede nuova linfa all’economia della zona. La pastorizia e le attività a essa legate diventarono quindi la principale fonte di reddito del borgo, del castello e dell’area circostante, tanto che nel 1470 i paesi della baronia possedevano oltre 90.000 pecore; la zona diventò inoltre un fulcro della produzione e del commercio della lana. Proprio in questo periodo, si sviluppò ancora di più il piccolo borgo sottostante, anch’esso fortificato. Nel 1579 il borgo e il castello vennero acquistati dalla famiglia fiorentina dei Medici per 106.000 ducati
Nei decenni seguenti, dopo il passaggio alla dominazione borbonica nel 1734, l’intero abitato della Rocca fu progressivamente abbandonato, fino a risultare completamente disabitato nel 1957.
A partire dagli anni ’80 del XX secolo il castello è stato sottoposto a lavori di restauro e consolidamento e alcune abitazioni del borgo medievale sono state recuperate e convertite a strutture ricettive. Rocca Calascio e il suo castello sono così diventati una delle principali mete turistiche dell’Abruzzo aquilano. Ciò nonostante il castello ed il borgo sono tuttora semi spopolati, anche se Rocca Calascio, simbolo dell’Abruzzo, con la sua immagine nota nel mondo e il castello più fotografato d’Italia e visitato da centomila persone l’anno!
Il progetto
“Rocca Calascio Luce d’Abruzzo”
La proposta formulata, ‘Rocca Calascio Luce d’Abruzzo’, punta alla rigenerazione culturale, sociale ed economica dei borghi a rischio abbandono e abbandonati – attuazione PNRR, Turismo e Cultura 4.0 – per la rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale religioso e rurale
Il progetto che, partendo dalla cultura, investe tutti gli aspetti sociale, economico, infrastrutturale, ambientale e di innovazione.
La proposta presentata getta le basi per la realizzazione di un polo della cultura che vedrà anche una serie di azioni complementari: un albergo diffuso nei palazzi chiusi e semiabbandonati, un’area per il campeggio e la sosta dei cavalli lungo il percorso dell’ippovia, tutti servizi elementari totalmente mancanti.
C’è inoltre la necessità di salvaguardare un patrimonio storico e architettonico, unico, un sito di importanza straordinaria, con un’area archeologica danneggiata dagli ultimi terremoti. L’incremento del livello occupazionale sarà garantito dall’apertura delle nuove attività e dalla valorizzazione e ampliamento di quelle presenti.
Gli obiettivi del progetto sono l’incremento del livello occupazionale che sarà garantito dall’apertura delle nuove attività e dalla valorizzazione e ampliamento di quelle presenti e frenare all’abbandono della montagna dell’Abruzzo interno invertendo la tendenza.
Tutto ciò avviene a dispetto del fatto che il paesaggio mozzafiato che si stende e si possono ammirare, da 1460 metri d’altezza, tutti i massici montuosi dell’Appennino centrale.
I residenti con i loro amministratori confidano che, grazie agli interventi di riqualificazione degli spazi pubblici, il recupero del patrimonio storico architettonico, l’avvio di iniziative culturali, apertura di attività economiche, investimenti nell’edilizia sociale e l’attivazione di nuove e più incisive politiche per il turismo … si potrà immaginare di impiantare nuova “vita” a Rocca Calascio.
Sarà bello vedere prendere corpo un’inversione di tendenza che ponga freno al fenomeno dell’abbandono da parte dei residenti e soprattutto delle nuove generazioni.
20 milioni di euro sono un bel incentivo per provarci con convinzione e determinazione che riscegli le coscienze, rimuova i perenni dubbi e si riesca ad essere esempio per tanti altri borghi che non hanno avuto la fortuna di essere scelti come avanguardia di un progetto ambizioso.