Esistono borghi abbandonati e ne esistono altri recuperati e restaurati. San Giovanni in Fonte fa parte della seconda categoria.
Il Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte si trova ai confini tra Padula e Sala Consilina, alle porte del centro urbano di Padula ed è uno dei monumenti più interessanti del Vallo di Diano. Definito scrigno di storia, di cultura e di religiosità, il Battistero Paleocristiano di San Giovanni in Fonte risale ai primi secoli del Cristianesimo. Fu realizzato in un’area considerata sacra già in epoca antica per la presenza di una fonte dedicata al culto pagano della ninfa Leucothea, particolare questo che ci viene tramandato dallo storico romano Aurelio Cassiodoro.
L’antico edificio paleocristiano viene menzionato nel Viarum libri da Cassiodoro, che nella prima metà del IV secolo era funzionario statale della regione. Nel libro VIII delle sue memorie egli ricorda anche la fonte su cui era stata costruita una vasca lustrale con sette gradini e l’episodio miracoloso che si verificava nella notte in cui i catecumeni assumevano il battesimo: alle parole del sacerdote l’acqua si gonfiava nella vasca fino a sommergerne i gradini, per poi tornare al livello normale una volta terminata la cerimonia. A tale racconto si lega verosimilmente il paragone della sorgente di Padula con il fiume Giordano, dove il Battista impartì il sacramento a Cristo.
Il nucleo più antico dell’edificio è certamente quello dove si trova la vasca (fonte battesimale) nella quale si immergevano i catecumeni per ricevere il battesimo. Altre strutture, come ad esempio il portico, vanno riportate agli adattamenti ed ampliamenti voluti da coloro (i Templari, gli Spedalieri, il clero locale) che hanno utilizzato questo complesso architettonico nel corso dei secoli. Sugli intonaci anneriti e screpolati si intravedono frammenti di affreschi raffiguranti gli Evangelisti e una teoria di ieratiche figure di Santi.
Importanti ai fini della cronologia risultano essere i lacerti di affreschi rinvenuti nei pennacchi del corpo centrale, raffiguranti quattro volti, anche se lo stato di profondo deterioramento e la totale assenza di attributi non ne consentono un riconoscimento attendibile. Quel che ne rimane, tuttavia, lascia intuire una robusta consistenza plastica riconducibile ad una compagine tardo-antica, mentre la resa a casco delle capigliature potrebbe essere letta come la citazione dei modelli imperiali caratteristici degli avori dei secoli VI-VII. I resti della decorazione del sottarco dell’abside si prestano ad un confronto con gli affreschi della Grotta di Epifanio di San Vincenzo al Volturno, ascrivibili ai primi del IX secolo. Ad un momento immediatamente successivo è forse riconducibile quanto rimane di un altro affresco del Battistero, raffigurante una Teoria di santi, in cui prevale una componente greco-bizantina vicina a quella che anima gli affreschi absidali dell’abbazia di Pattano.
Ubicato nella zona dove sorgeva Marcellianum, sobborgo della città romana di Cosilinum, in seguito ai restauri posti in essere dalla Soprintendenza, a partire dal 1985 il Battistero è stato ormai restituito alla sua piena funzionalità. Ed è stato finalmente pure risolto il dubbio sull’appartenenza territoriale del Battistero, conteso tra i comuni di Padula e Sala Consilina. Dopo un attento studio delle mappe catastali, infatti, è stato accertato con esattezza che esso ricade nel territorio di Padula. Per cui ora non resta che inserire il monumento ufficialmente nei più importanti circuiti turistici per dare modo a chi è in visita alla Certosa di Padula o alle Grotte di Pertosa-Auletta di raggiungere facilmente anche il Battistero ed apprezzarne la bellezza e l’originalità. E’ possibile visitare anche l’adiacente allevamento ittico che utilizza la stessa sorgente d’acqua da cui è alimentata la fonte battesimale.
I restauri condotti tra il 1985 ed il 1987 hanno riportato alla luce una struttura architettonica piuttosto complessa, articolata attorno ad un corpo centrale di forma quadrangolare, le cui mura, scandite da archi a tutto sesto, in origine erano probabilmente destinate a sorreggere una cupola. Al centro doveva trovarsi il fonte battesimale, mentre intorno c’erano vari ambienti collaterali, secondo una situazione complessiva assimilabile a quella del Battistero di Sotero Superiore, nei pressi di Napoli.
La prima menzione dell’edificio, come Commenda di San Giovanni in Fonte, compare per la prima volta nel periodo normanno, quando fu concesso da Ruggero II ai Cavalieri Templari, protettori dei luoghi sacri della Terra Santa. Ai primi del XIV secolo fu annesso al regio demanio, per essere poi, in epoca rinascimentale, privato della sua funzione di edificio di culto: nell’elenco delle chiese di Padula redatto nel 1498, il Battistero infatti non compare. Esso non è menzionato neppure nei documenti della Certosa di San Lorenzo, la più autorevole istituzione religiosa della regione. La segnalazione dell’edificio agli studiosi avvenne alla fine dell’Ottocento, anche se studi approfonditi presero l’avvio solo alla metà del secolo successivo, quando ormai il Battistero era ridotto allo stato di rudere.