a cura di Monica Acito
In occasione dell’uscita del suo nuovo album “Re8orn”, abbiamo incontrato uno degli artisti più versatili e promettenti della zona, Eugenio Persico, in arte Inketha. Immergiamoci nel suo universo e conosciamo un po’ più da vicino un artista che sta acquistando sempre più importanza.
Eugenio Persico, parliamo un po’ di Inketha. Da dove nasce il personaggio
Io sono bravissimo a incasinare le cose. Allora partirei dal fatto che Inketha vuole essere un concetto, non un nome, un’idea, non un logo. È percorso conoscitivo e ‘curativo’ dell’ ego. Il nome inizialmente lo usavo come nick. Ho iniziato a navigare in internet che già ero grandicello quindi ‘Inketha’, è nato da esperienze pregresse e, se vogliamo, molto ‘pragmatiche’ e reali. Partendo da un gioco si è finiti poi col delineare qualcosa andando oltre, quasi come un disegno che nasce col tempo, matura e prosegue. E’ da lì che è nato tutto: dal caos, dalla casualità, da ciò che in realtà è già là e attende di essere pescato. Sono infinite le possibilità e le congiunzioni sul nostro pianeta, se sei abbastanza attento nell’ individuarle, in mezzo al tutto, solo che spesso non riusciamo a vedere bene certe sfumature e diventiamo statici o semplicemente ci culliamo sull’ effimero e sul vuoto.
Eugenio Persico e Inketha ogni tanto litigano o vanno sempre d’amore e d’accordo?
Inketha ed Eugenio sono in continua ‘lite’, sono le facce della stessa medaglia, quindi possiamo dire che mentre una crea, l’altra distrugge ma si compensano, mai nessuna ‘ha la meglio’ sull’ altra. Inketha è come lo specchio, è il ‘senza filtro’, la parte più libera o meglio, la parte che più tende verso il liberarsi da dinamiche frivole, lasciando così spazio a cose più eteree e meno monolitiche. Eugenio invece è la parte razionale, quella che serve ma che se si eccede nelle dosi si rischia di perdere i colori che stanno attorno e dentro.
Quali sono state le influenze musicali che hanno formato il buon Inketha così
com’è composto? Chi più di tutti ti ha forgiato rendendoti buona parte di ciò
che sei?
La curiosità. Il non accontentarsi. Sicuramente posso citarti chitarristi ‘classici’ come Adrian Smith, David Murray, Wes Montgomery, Joe Satriani, essendo di base chitarrista ma ci metto dentro anche l’ EDM anni 90 così come un buon brano pop o un bel disco rock. Ma di base è la voglia di scoprire che ti forgia. Anche l’ aver ascoltato una musica in un pub, può influenzarti. Ma accade tutto in maniera inconscia. Poi anche le esperienze di vita quotidiana le aggiungerei al pentolone e a fuoco lento, condirei con spezie e aromi. Siamo il riflesso del tempo e delle esperienze che viviamo e che abbiamo vissuto. Questo credo che valga anche per la formazione di un musicista o di un artista.
Com’è cambiato l’Inketha dai tempi di “Senza
Tempo” (il tuo primo album solista) a quelli di “Re8orn”, il tuo nuovo album?
Non esiste un cambiamento ‘in meglio o in peggio’ in questo caso, esiste un cambiamento che ti leviga alcune sfaccettature mentre ne rafforza altre. Credo cambino soprattutto le urgenze. Il blue può diventare rosso mentre domani il rosso voglio renderlo arancio ma sempre per trovare la giusta dimensione del momento. E’ la necessità che ci ribolle dentro a segnare il cambiamento, altrimenti è una rincorsa alle mode, ma questo è un altro argomento. “Senza Tempo” è ‘intimo’ se vogliamo, è una presa di coscienza : “Lascio a te l’onore di andare in fondo al baratro”. Non sempre però cadere significa ‘scendere’. Spesso la consapevolezza è una gabbia così come può diventarlo la ricchezza. O forse la presa di coscienza ti porta a volere semplicemente dare e fare una critica (che sia sempre costruttiva) a tutto ciò che c’è intorno e dentro le cose, magari sotto un punto di vista soggettivo ma mai ‘egocentrico’. D’ altra parte se il mare fosse sempre calmo e piatto non esisterebbe alcun movimento, e quindi ogni tanto ci vuole che qualcuno ti dice : “ci sono anche altri particolari della storia che forse hai voluto o dovuto trascurare o che semplicemente ti sono sfuggite”. Il risultato è che bisogna darsi una mossa, essere dinamici e alleggerirsi il viaggio, fino a raggiungere la dimensione giusta. Siamo tutti anelli della stessa catena e siamo molto bravi a rigirarci fino a restarne prigionieri. “Re8orn” invece vuole ripartire da dove si era interrotti. Andare sempre. Andare oltre. Re8orn è stato molto più improvvisato, quindi si può dire che il concept e i brani siano nati insieme mentre Senza Tempo ha seguito il canonico “ho da dire queste cose, scrivo, suono, mi piace, aggiusto le cose e registro”. “Re8orn” invece non segue schemi, nessuno, non li vuole, non ne ha bisogno, è un anti depressivo se vogliamo, è contro l’ abbandono delle cose, che siano idee o palazzi! Senza caos non vi sarebbero movimenti, senza movimento non vi sarebbe né caduta né rinascita. Una cosa che hanno però in comune i due lavori è il fatto che ogni brano nasce da esperienze personali, sensazioni e osservazioni.
Parliamo appunto di “Re8orn”. Significa “rinascita”. Quanto bisogna sudare e spendere se stessi per rialzarsi dal caos delle proprie
ceneri?
Se ora iniziassi a parlare di cose tristi, depressive, creerei una sorta di effetto domino: ossia, trasmetterei negatività facendo cadere tutte le pedine. Dall’ esterno ci sono moltissime entità che, volontariamente o no, tendono a farci ingrigire. Però non si può sempre addossare la colpa a qualcun altro. Ci sono anche responsabilità individuali da rispettare : in secondo luogo bisognerebbe tenere sempre a mente che è inutile piangersi addosso; c’è chi veramente avrebbe motivi validissimi per piangere, ma magari affronta la vita con una grassa risata quindi ora, “rialzati e combatti il mostro, se mai ti si presentasse avanti…” Non farti distruggere da niente nessuno! Questo è quello che vorrei che rimanesse nei cuori e nelle menti di chi ascolterà o già ha ascoltato l’ album. C’è tantissimo da sudare e c’è sempre da imparare, provare, sbagliare, cadere, rinascere. Bisogna spendere molte energie e non solo per rinascere ma anche per cercare di far rinascere realtà che tendono troppo alla marcescenza, non c’è da lavorare solo su se stessi. Spero di riuscire a dare uno spunto per qualcosa di propositivo. È un album che mi ha dato tanta energia, spero capiti lo stesso ai fruitori.
La musica incide concretamente nel sociale oppure potrebbe tranquillamente abdicare da tale ruolo?
La musica è quanto di più concreto si possa offrire alla società, è la migliore riforma. La musica ti migliora, ti istruisce, ti sensibilizza. Prova a far suonare una nota su un qualsiasi strumento ad un bambino … in quel momento, quel bimbo, sarà la persona più felice al mondo e quel bambino sarà sicuramente una persona migliore domani! Ma non basta un giro solamente, c’è da lavorare sempre tanto. La musica dovrebbe in un certo senso descrivere ciò che è, in maniera differente da un notiziario, ovviamente. Dovrebbe scuotere e non parlare di farfalline solamente, ma magari fartele venire nello stomaco, dovrebbe distruggere o creare, dovrebbe dare comunque un contributo alla società, magari divertire ma mai distrarre. Stai certa che qualcosa rimarrà e quindi sicuramente non è stato tempo sprecato. Strumentalizzare invece questa cosa la vedo scorretta, come un partito che fa magagne pur di avere assicurate le poltrone. Mi spiego meglio : se non mi escono testi ‘politici’, inutile giocare a fare il rivoluzionario. La vera rivoluzione, in questo caso, è suonare ciò che sei e portare forte il messaggio che hai dentro. Farà più rumore di un aereo da combattimento.
Quali sono i progetti futuri di Inketha?
A breve, il 16 agosto precisamente, aprirò Giorgio Canali a Nusco in occasione del Giano Wood Rock e questo, credimi, già mi ricompensa in parte per tutte le sudate fatte! A breve attendo l’uscita di un paio di recensioni sul disco Re8orn e tra qualche giorno partirà una campagna-fondi su Music Raiser per cercare di trovare le risorse necessarie per produrre cose nuove, inserendo anche altri musicisti nel progetto. Sia in “Senza Tempo” che in “Re8orn” ho curato ogni cosa io; ho suonato tutti gli strumenti, reali e virtuali; ho registrato e missato nel mio studio mentre gli artworks sono a cura di Sabrina Campagna. Adesso è arrivata l’ora di rinascere anche a livello di produzione. C’è un’ energia immensa dentro ognuno di noi, e bisogna ricercare tanto fuori e, soprattutto, dentro noi stessi.