di Alberto Di Muria La candida (candida albicans) è un microorganismo presente nel nostro organismo sotto forma di spora di lievito, ovvero in forma monocellulare. In condizioni fisiologiche, la candida vive nell’organismo umano come commensale saprofita, cioè una forma vitale che vive dentro un altro organismo al quale non arreca alcun danno. Però, ad opportune condizioni, è in grado di determinare una patologia infettiva chiamata candidosi che, nel caso in cui sia localizzata nell’intestino, prende il nome di candida intestinale. Le cause di questo tipo di infezione vanno ricondotte a condizioni particolari, prime tra tutte l’immunocompromissione e l’immunosoppressione, in cui un soggetto si trova in un determinato momento della vita, che alterano il normale equilibrio dell’organismo. Non è quindi una infezione da contagio ma si manifesta a seguito di diverse situazioni cliniche, tra cui HIV e diabete. Nella candidosi intestinale principalmente si riscontra il rallentamento dei processi digestivi e l’alterazione della mucosa intestinale, con la conseguente comparsa di stipsi e diarrea. A causa della stretta relazione tra intestino, sistema immunitario, sistema endocrino e sistema nervoso non vanno escluse manifestazioni di tipo neuropsichico come vertigini, mal di testa e difficoltà di concentrazione. Nei soggetti affetti da questa patologia si verifica anche una graduale perdita di peso, talvolta associata a stanchezza, febbre, dolori muscolari e ossei. La malattia può essere curata con farmaci antifungini che spesso agiscono rapidamente. Quando si accerta la presenza di candida intestinale la prima azione da compiere è quella di cominciare ad assumere un’alimentazione sana, povera in zuccheri e ricca di vitamine e minerali. È bene arricchire la dieta con latte di soia o di riso, evitando quello di mucca, cerali come il farro e la quinoa e il pesce.
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