Il Rettifilo nasce come prolungamento di Capaccio Paese verso il mare della Laura. Intercetta il Pietrale, cava di pietre che ha sfregiato il Monte Sacro della Madonna del Granato. Con le pietre macinate del Pietrale, il Consorzio di Bonifica costruiva le famose canalette di cemento per irrigare la Piana Bonificata. Borgo non Borgo, che porta il nome di una famosissima strada di Napoli, Corso Umberto I… il Rettifilo!. Si congiungeva con Via Elice Codiglione fino alla “Launa”, oggi conosciuta come Laura. Elice sta per Leccio, Codiglione è parola greca, come Solofrone. Probabilmente la denominazione Elice –Codiglione, attraverso l’odierno Rettifilo, metteva in comunicazione due siti importanti per gli abitanti della Piana di Paestum, un bosco di Leccio e una località legata al sito Sacro di Hera Argiva al Sele.
Il Rettifilo, borgata popolare di Capaccio, una lunga strada dritta come un fuso, che da Capodifiume, attraversa la piana fino alla rotonda di Capaccio Scalo. Poi affacciate sulla diritta via, a fronte strada, case attaccate l’una all’altra, a far da schermo alle bufale e retrostanti. Il Rettifilo diede origine a Capaccio Scalo, le prime case popolari furono costruite proprio lì… il luogo dove c’era il tufo formatosi dalla sedimentazione delle acque salmastre del fiume Salso che, in tempi andati, fu deviato nel Capodifiume. Lo stesso etimo Vannulo, trae le sue origini dalla tufara che sottintende il territorio del Rettifilo, “Vale Nulla”, perché non coltivabile, pieno di pietre. Ne sono testimonianza il poggio tufaceo della Tenuta Vannulo e il rilevato della masseria storica dei D’alessio. Il Rettifilo luogo di eccellenze casearie, dove le mozzarelle di bufala la fanno da padrone, le più rinomate si producono nei caseifici Riva Bianca e Vannulo. Due dei caseifici storici della Piana di Paestum, caratterizzati da storie diverse, che rappresentano l’evoluzione della zootecnia in Campania, La Riva Bianca nasce come Cooperativa, mentre il Caseificio Vannulo è frutto della capacità e caparbietà imprenditoriale di Tonino Palmieri. La Riva Bianca è una cooperativa che ha origine nell’ antica tradizione casearia della famiglia D’Alessio, che alleva bufale fin dal ‘700, gli eredi costruirono il primo caseificio agli inizi del ‘900, a poca distanza dalla Stazione Ferroviaria di Capaccio Scalo. L’antico caseificio fu in operativo fino al secondo dopoguerra. L’antica arte di produrre mozzarelle di bufala, però, non andò perduta, talchè nel 1993, i discenti della famiglia D’Alessio fondarono la Cooperativa Riva Bianca, allargando la compagine sociale ad altri allevatori e ripresero a produrre mozzarella di bufala.
Diversa è la storia del Caseificio Vannulo. La Tenuta e il Caseificio Vannulo , invece, sono legati alla volontà imprenditoriale del patron Tonino Palmieri. Il Caseificio Vannulo nasce nel 1988, quando mister Palmieri decide di produrre in proprio mozzarelle e affini, con il latte delle sue 600 bufale. Un successo imprenditoriale certificato da innumerevoli servizi televisivi e altrettanti articoli giornalistici sulle maggiori testate nazionali ed internazionali, fino alla consacrazione del suo nome con un voto espresso nel segreto dell’urna, nel corso dell’elezione di uno dei presidenti della repubblica, da un grande elettore scrivendo il suo nome sulla scheda a Montecitorio. Ma il “Nostro” rimane un umile “cesellator di zolle” ancorato alla sua splendida masseria, che si “fregia” del titolo di “Piccola Arcore”, appioppargli da qualche indigeno buontempone. La tenuta è luogo di sapori, di odori e di mestizia, ove tutti vanno pellegrini a chiedere consigli e a raccontare le proprie ambasce. Il Rettifilo, però, non è solo bufale e affini, ma anche storia millenaria, dalle Sorgenti Sacre del Capodifiume, sorgenti legate al ciclo naturale della vita, dell’alternanza inverno primavera e del culto di Persefone che ritorna ciclicamente sulla terra, dagli inferi, portando con sé l’abbondanza dei raccolti e al ritrovamento della necropoli del IV sec.a.C., scoperta a ridosso dei pianori tufacei della Tenuta Vannulo e della Masseria D’Alessio. Ritrovate tombe dipinte di un insediamento rurale, a dimostrazione che le terre dei Palmieri e dei D’Alessio erano coltivate fin dall’antichità, i suddetti non hanno fatto altro che legare l’eccellenza delle proprie produzioni casearie, alla millenaria storia rurale della Piana di Paestum. Una tradizione agro-silvo-pastorale che vede il Rettifilo, oggi via Sandro Pertini, protagonista fin dal IX sec.a.C., quando un nucleo di pastori si stabilisce alla sorgenti del Capodifiume, da allora armenti e casari sono stati protagonisti indiscussi di un territorio, fatto di acqua, tufo e animali!
Lucio Capo