Ogni beneficiario dovrebbe iscriversi ai Centri per l’impiego e accettare una delle prime tre proposte che gli verranno offerte. Il sussidio non arriverebbe subito ma, come chiarito da Di Maio, “entro il primo anno di governo”. Ed è stato il reddito di cittadinanza tra i punti programmatici che maggiormente hanno trainato i consensi elettorali del Movimento 5 stelle, soprattutto al Sud, dove l’esclusione sociale morde di più.
Pasquale Tridico, professore dell’Università Roma Tre indicato nei giorni scorsi da Di Maio come futuro ministro del Welfare (, ha indicato così i tre pilastri per un nuovo welfare:
- il reddito di cittadinanza, «importante alla luce della robotizzazione e della disoccupazione, potrebbe essere usato come strumento per la formazione e come forma di investimento su se stessi»;
- il reddito minimo garantito condizionato alla povertà, «per coprire le fasce di persone in povertà non coperte dai contratti collettivi»;
- la riduzione dell’orario di lavoro, «imprescindibile in un Paese con un tasso di occupazione al 57%, come il nostro».
La proposta del M5S coinvolgerebbe in Italia circa il 20% delle famiglie, un numero estremamente più elevato rispetto sia al ReI esistente oggi sia al reddito di dignità ipotizzato dal centro destra. Secondo i calcoli di Eurostat, nel 2016 la soglia di povertà per una persona sola è di 812 euro al mese, che sale a 1.706 euro al mese per una coppia con due figli: sotto queste soglie nel 2016 stava il 20,6% dei residenti, circa 12,5 milioni di persone.
Nel caso di un cittadino single l’importo può arrivare fino a 780 euro. Nel caso di una coppia con due figli ad esempio di età inferiore ai 14 anni il beneficio sale a 1638 euro, qiualora il reddito familiare sia pari a 0, cioè nessuno dei due abbia un lavoro e guadagni un solo euro.
Il “reddito di cittadinanza” proposto in Italia dal Movimento Cinque Stelle è in realtà un reddito minimo garantito, in quanto non universale (verrebbe versato solo a disoccupati, inoccupati o lavoratori che percepiscono un reddito inferiore ad una certa soglia), non incondizionato (ci sono una serie di obblighi, quali iscriversi ad un centro d’impiego e dare la disponibilità a svolgere lavori di pubblica utilità) e non di tipo individuale (subisce variazioni in riferimento al proprio status familiare).
Requisiti essenziali
Bisogna avere più di 18 anni, essere disoccupati o inattivi, percepire un reddito o una pensione sotto la soglia dei 780 euro. Occorre poi rendersi disponibili a lavorare e iscriversi ai Centri per l’Impiego pubblici (esonerati le madri o i padri con figli minori di 3 anni, i disabili e i pensionati) e iniziare un percorso di ricerca attiva di un’occupazione, frequentando corsi di formazione e facendo colloqui con gli operatori dei centri. Nel frattempo si dovrà contribuire a progetti sociali del suo Comune per 8 ore alla settimana.
Fonte: Lente Pubblica