Il Mercato Rurale Naturale “Rareche” è parte di un ambizioso progetto produttivo-economico-sociale che punta a definire un “Modello Cilento” che raccoglie le positive istanze del mondo agricolo, delle istituzioni locali e della ristorazione di qualità. Il progetto è ideato da Andrea Rinaldi, Mario Di Bartolomeo ed Edmondo Soffritti. Generalmente il mercato si tiene il sabato mattina dalle ore 9:30 alle 13:00 presso il Palazzo della Cultura – Ex Convento dei Domenicani di Vallo della Lucania.
Ho incontrato Andrea Rinaldi, che ho avuto il piacere di intervistare per Unico.
– Il Cilento, negli ultimi anni, è stato segnato da fenomeni sociali importanti come lo spopolamento, le disattenzioni amministrative e in ultimo le vicende legate alla pandemia da Covid-19. Tuttavia, raramente si è avuta l’opportunità, in quest’ultimo lustro, di poter assistere a tentativi spontanei di rilancio socio-economico, tranne per qualche lampante eccezione. “Rareche” è sicuramente una valida proposta. Un’iniziativa, unica nel suo genere che permette ad una rete di produttori locali, di vendere il frutto del proprio lavoro, ma c’è anche dell’altro. Andrea, come nasce questa idea?
“Rareche” nasce durante il periodo del primo lockdown, nella primavera 2020. Ci siamo resi conto, con un gruppo di amici, che c’era un ritorno ad un modello economico basato sul localismo, ossia l’abitudine alimentare di consumare i frutti della propria terra. Eravamo in una fase incerta, chiusi in casa per la quarantena, con la questione della Cina e i blocchi delle esportazioni. Abbiamo ritenuto che i tempi fossero maturi per interpretare sul territorio, una nuova idea di sviluppo sostenibile che, si opponesse a quella predominante del capitalismo e del consumismo, partendo dagli strumenti di rilancio; l’agricoltura e l’artigianato.
Alla base c’è un progetto – “Modello Cilento” – dove ci poniamo il raggiungimento del soddisfacimento del fabbisogno agricolo attraverso le aziende locali. Pertanto abbiamo avuto modo di constatare allo stato attuale che, sul territorio si consumano un terzo delle proprie risorse produttive, la maggior parte dei prodotti che consumiamo, li importiamo da altre aree, destinando il nostro consumo ad usufruire di una scarsa qualità. Sotto questo aspetto, si è meditata l’idea di una sorte di mercato generale, con l’esclusivo apporto delle aziende locali, considerando il fatto che, se si incrementa e si incentiva la produzione locale, le aziende crescono e contribuiscono a creare un rilevante modello di sviluppo attraverso l’agricoltura.
– Infatti il Cilento è comunemente associato al ricordo di una vita rurale che, non a caso, è il punto focale al centro della vostra iniziativa. Nel 2021 come si sposa questo aspetto anche con il tasto delle innovazioni?
Oggi il mondo sta andando in questa direzione, c’è un ritorno al concetto di vicinanza tra uomo e natura. I due mondi si sposano attraverso un modo differente di fare agricoltura, ed è per questo che sono necessari alcuni criteri fondamentali per entrare a far parte delle aziende di “Rareche”, ossia produrre secondo modelli sostenibili, combinando la produzione per via di un’agricoltura naturale, biologica e soprattutto organico-rigenerativa. Una consapevolezza che parte dalle radici, di cui appunto il nome “Rareche”, per cercare di proiettarsi verso un futuro diverso, ma consapevoli della nostra identità e di un tenore collettivo migliore. Anche per questo, diverse aziende, sperimentano tecniche di produzione innovative e alternative all’agricoltura ordinaria.
– Quante aziende hanno aderito alla vostra rete?
Attualmente nel nostro pacchetto vi sono 24 aziende e 10 artigiani, non solo del Cilento, ma anche del Vallo di Diano, oltre a diverse aziende che hanno già fatto richiesta di abbracciare la nostra iniziativa.
– Come selezionate le aziende?
Utilizziamo un meccanismo di garanzia partecipativa, una valutazione che si basa su pareri di persone esperte, ovvero, facciamo visita alle aziende richiedenti, con altri produttori. Questa è una scelta che mira a portare e condividere la causa del nostro progetto, anche per le aziende che svolgono ancora un’agricoltura convenzionale con l’utilizzo dannoso dei diserbanti e prodotti impattanti a livello ambientale. La nostra sfida è di riuscire a condurre queste ultime a praticare metodi di produzione più sostenibili.
– Quali sono i requisiti per i quali un’azienda del territorio possa entrare nella vostra rete?
Ci sono dei criteri, come ti dicevo, che sono finalizzati su alcuni concetti di tutela ambientale, produzione sostenibile, filiera corta, che vanno nella direzione di un modello di consumo differente, meno impattante, sia a livello ambientale che sociale. Un’alternativa moderna al consumismo.
– Dalla vostra recente esperienza, qual è stata finora la risposta dei cittadini? Viene percepito il senso e l’importanza del vostro impegno?
Oggi le persone cercano al supermercato il prodotto “bio”, non sapendo però che quel prodotto “bio” non è biologico. Ormai la certificazione si ottiene con poco e la ottengono tutti. C’è un’attenzione nel consumare determinati tipi di prodotti che siano più sani, questo è vero, ma non ti nascondo che a volte è stato difficile far capire il perché un prodotto costasse 50 centesimi in più rispetto a quello del supermercato. C’è una piccola differenziazione di prezzo, col vantaggio di ritrovarsi un prodotto vero, dove dietro c’è un altro tipo di lavoro, ma soprattutto una storia. In più “Rareche”, attraverso la filiera corta, offre un rapporto diretto tra il consumatore e il produttore, che a sua volta, è sempre disponibile a fornire personalmente informazioni dettagliate sul prodotto che sta proponendo. Questo processo è un po’ come formare la coscienza del consumatore, facendo capire ad esso, i danni del metodo di produzione predominante, quello convenzionale, esponendo le ragioni per cui si deve necessariamente sostenere l’economia locale.
– Sabato 4 dicembre, il mercato di “Rareche” si è spostato nella piazza di Vallo della Lucania, e lo sarà per altre 4 date (11-18-23-30 dicembre 2021). In questo luogo si teneva, 30 anni fa, il mercato cittadino. Coinvolto soprattutto da ragioni affettive, hai descritto la cosa con una frase “tutto torna dove dovrebbe essere”. È una scelta temporanea, ma è bastata per fare reminiscenza del mercato col suo luogo d’origine. Come ci siete riusciti?
Personalmente è una cosa che avevamo in mente da tempo. I miei nonni erano contadini e quella piazza era il luogo dove si guadagnavano da vivere. Far ritornare il mercato lì, per me, è stata una bella soddisfazione. C’è stata anche una risposta da parte di molte persone che hanno un po’ rivissuto quei tempi in cui si faceva il mercato in piazza. Tantissimi mi hanno fermato per raccontarmi com’era un tempo, la disposizione dei mercanti e l’atmosfera di quei giorni.
– Non è la prima volta che il mercato si sposta in altri luoghi;
Si, in estate abbiamo trasformato il mercato di “Rareche” in una formula itinerante. Siamo stati presenti in diversi luoghi come Acciaroli e il Palio del Grano a Caselle In Pittari. In queste occasioni abbiamo avuto modo di incrementare ulteriormente il nostro contenitore.
Tuttavia nel territorio, nel corso di quest’anno, abbiamo cercato di coinvolgere le attività del posto con le quali si è costituito a tutti gli effetti, un vero e proprio circuito commerciale e, stretto rapporti con ulteriori partners e associazioni. Con la “Future Food Institute“, si sono organizzati dei workshop, con esperti in materia, sui temi formativi che trattano la stagionalità dei prodotti e gli sprechi alimentari. Inoltre si sono generati diversi canali collaborativi, con i quali siamo entrati in sinergia, penso alla cooperativa agricola “Bio-Distretto Cilento“ e il Comune di Pollica – Città Slow Food della Dieta Mediterranea.
– Come accennavo, in “Rareche” c’è molto altro, anche attività culturali, mostre d’arte e concerti. Un contenitore che non si lascia mancare nulla;
Nell’Ex Convento Dei Domenicani, abbiamo ospitato delle mostre d’arte di artisti locali e spesso anche dei piccoli concerti durante il mercato. A livello culturale, abbiamo organizzato la prima di un film documentario – “Sopra il fiume” di Vanina Lappa – un film girato e ambientato a Caselle in Pittari. Tutto è funzionale ad un discorso di scambio culturale, aggregativo e valorizzazione delle risorse locali. In effetti “Rareche” non è un semplice mercato, ma un luogo dove puoi formarti attraverso i laboratori che regolarmente teniamo. Personalmente credo fortemente nelle risorse locali volte a rilanciare il territorio, il periodo storico è quello ideale. Mi viene da citare Giambattista Vico sui corsi e ricorsi della Storia; adesso stiamo vivendo una fase di sensibilità a queste tematiche che, devono portarci a fare un salto qualitativo, immaginando un Cilento anche come modello replicabile altrove.