Caro ragazzo nel leggere la tua lettera senza nome, per ovvi motivi, pubblicata sul numero di luglio, ho provato una forte emozione ed ho deciso di scrivere a te come a tantissimi giovani che stanno vivendo il periodo, credo, più difficile della loro vita, dai venti ai trent’anni. Ragazzi, chiedervi scusa, forse è poco; devo implorare perdono a nome di tutti quelli della mia generazione per il mondo nel quale vi trovate a vivere. Sì, siamo colpevoli noi, quelli che siamo stati giovani negli anni ’60, quelli che cantavamo canzoni che parlavano di amore, pace, fiori nei cannoni, mani nere che stringevano le bianche, ragazzi uniti per trasformare il mondo e poi… che cosa è successo? Quale società vi abbiamo lasciato in eredità? Fanno parte di quei giovani degni anni ’60 anche coloro che vi consentono di lavorare in nero, e che, ipocritamente, si considerano dei benefattori. Sì, cari ragazzi, dovete perdonarci perché, giorno dopo giorno, abbiamo lasciato correre ogni forma di illegalità dalla più piccola alla più grande, dalla ricevuta che riportava una quota inferiore, al motorino regalato a 11, 12 anni, alla sigaretta fumata in ambiente chiuso, magari con un bambino accanto o peggio in braccio, allo specialista che non rilascia ricevute, al lavoro in nero. Perdonate se vi posteggiamo in Università, dove i cosiddetti baroni, insegnanti senza scrupoli, umiliano le vostre intelligenze, con pretese inutili che non serviranno certo alla professione alla quale vi devono preparare, mentre su tutti i giornali, pubblicamente, l’illegalità più palese passa sotto gli occhi di tutti, e tutto tace, esami garantiti a chi paga, 11 esami in sei mesi, e si vede una ragazza in costume, più chiaro di così? E sforneranno professionisti in grado di arrecare danni alla società. Ma ormai ci siamo abituando agli imbrogli, ed ecco l’illegalità tra poco diventerà legale: “Rogatorie”, “falso in bilancio”, “licenziare senza giusta causa”. Ma sì, bisogna imparare a vivere. No, ragazzo mio, hai ragione, non piegarti, ragazzi, non piegatevi, siate migliori di noi, continuate a credere che con lo studio e una giusta preparazione ce la farete, sperate e lottate, in fondo voglio continuare a credere che una persona che sa, che può produrre, prima o poi sarà apprezzata. Fate in modo che alla mia età non dobbiate a vostra volta chiedere perdono ai giovani ma essere ringraziati per la società che saprete formare: finché voi ci crederete, tutto è possibile!
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