di Gina Chiacchiaro
Il doloroso ricordo dei giorni di prigionia nei campi di concentramento è sempre vivo nei racconti di chi è riuscito a sopravvivere allo sterminio di ebrei, zingari, omosessuali e oppositori politici del nazifascismo. L’associazione Aned (Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti) di Eboli, come ogni anno, in occasione de Il Giorno della Memoria, chiama a raccolta iscritti e simpatizzanti per condividere insieme un momento di riflessione su ciò che è stato in passato il più grande genocidio che la storia ricordi. Quest’anno c’è stata l’opportunità di ascoltare la terribile esperienza di un sopravvissuto all’Olocausto: Gilberto Salmoni.
Gilberto è un simpatico signore di 88anni che, a soli 16 anni, insieme alla sua famiglia, ha vissuto gli orrori dell’arresto, della deportazione, della fatica, delle violenze ma anche la gioia dell’amicizia e il ritorno alla vita con la liberazione. La loro colpa? Quella di essere ebrei. È con lui la compagna che lo guarda con ammirazione e racconta che da quando lo ha conosciuto, 15 anni fa, e lo ha sentito “raccontare”, ha provato per lui solo amore e ammirazione. Salmoni ha lo sguardo fiero, consapevole di essere un sopravvissuto e orgoglioso di parlare del suo triste passato affinché tali fatti non succedano più.
Racconta …
– Io e la mia famiglia stavamo scappando, sapevamo quello che stava succedendo: deportazioni, campi di lavoro, camere a gas e quant’altro. Volevamo metterci in salvo in Svizzera, ma, alla frontiera, ci hanno arrestato e portati a Milano prima e poi, in treno, verso i campi di lavoro, Buchenwald io e mio fratello, ad Auschwitz i miei genitori e mia sorella.
Cosa ricorda del suo arrivo a Buchenwald?
-Arrivammo di notte e ci misero in una stanza al buio. Era piena di persone, mancava l’aria, non si respirava. Finché non è venuto giorno eravamo nell’incertezza e senza speranza. Eravamo in attesa che qualcuno ci aprisse la porta e ci facesse vedere qual era il nostro destino. Ci rasarono i capelli e ci tolsero tutto. Ci diedero un pantalone e una specie di camicia. Poi ci venne dato il numero, il triangolo e la baracca…
Quanto tempo è rimasto nel campo di Buchenwald cosa ricorda di particolarmente brutto?
-Sono rimasto lì per 8 lunghi mesi. L’immagine quotidiana che avevo era delle persone come me, che deperivano sempre più e che faticavano sempre più a lavorare ma comunque riuscivano a stare in piedi. Altri invece erano destinati a morire rapidamente. E poi la crudeltà delle SS…
Come era il rapporto tra voi deportati?
-Tra noi c’era tanta l’amicizia e molta collaborazione. C’erano Russi, Polacchi, Cechi. Era difficile dialogare, scambiare informazioni ma la solidarietà ci dava la forza di andare avanti anche se nessuno pensava che ne sarebbe uscito vivo.
Raccontare le dà angoscia?
-Per molti anni è stato difficile il solo pensarci perché l’incubo vissuto era troppo vivo, ma poi, pian piano, ho cominciato a raccontare, affinché le nuove generazioni conoscano cosa è stato l’Olocausto.
Il signor Salmoni da molti anni va in giro nella scuole a raccontare, a rispondere, a far conoscere alle nuove generazioni le cause di quanto è avvenuto durante la Seconda Guerra Mondiale, al fine di evitare che questi orrori possano ancora ripetersi. Il suo modo di parlare è tranquillo, non esterna la sua ansia e trasmette comunque una verità che fa male. La sua voce è dolce ma nello stesso tempo penetrante e il suo sorriso, che l’accompagna sa di speranza. Speranza per un futuro che non vedrà più simili atrocità!
Ma chi è Gilberto Salmoni?
È nato a Genova nel 1928, laureato in ingegneria e in psicologia, ha lavorato, in momenti successivi, in entrambi i settori. Internato a sedici anni con la famiglia a Fossoli, deportato a Buchenwald col fratello maggiore, è oggi presidente della sezione di Genova dell’ANED e svolge attività di testimonianza nelle scuole. Sull’esperienza della deportazione ha pubblicato: “I fratelli hanno ucciso i fratelli in Una gioventù offesa”. “Ebrei genovesi ricordano”, a cura di Chiara Bricarelli, Giuntina 1995, riproposto col titolo “Buchenwald a 16 anni in – Una traccia di riso sul sentiero”. “Singoli piccoli ricordi 1943-1945”, a cura di Saverio Tutino, “La riflessione Coerenza e coraggio”. “Italiani in guerra”, con prefazione di Marco Doria, “Una storia nella Storia” ed il suo nuovo saggio storico dal titolo “Buchenwald Una storia da scoprire”.