Avv. Giovanni Maria di Lieto
Mia madre Stefania Venturini, scomparsa il 24 marzo 2010, si colloca storicamente nel tempo “vissuto” del Partito, della scelta ideologica socialista, riformista, libertaria e garantista, di “sinistra”, protesa verso l’Alternativa di sinistra e l’Unità delle sinistre (quella di derivazione socialista e quella di derivazione comunista).

Cultura del partito, delle sezioni e del dibattito interno, della discussione, del dialogo e della partecipazione popolare. Alle spalle della Idea, e del “fare” politico-amministrativo, Stefania Venturini ha praticato nei fatti – come requisito pregiudiziale di partecipazione alla Politica – l’etica pubblica, che ha come naturale conseguenza la credibilità personale.
È stata protagonista di battaglie libertarie civili e sociali, nell’idea di un popolo che doveva riappropriarsi del potere, senza delegarlo. Era la tensione positiva di un “discorso” Nuovo che si tentava di proporre alla collettività. Un passato che non ritorna.
Vice – Sindaco socialista e Assessore all’Urbanistica del Comune di Minori dal 1980 al 1988. La scelta del simbolo di partito, ad individuare i componenti socialisti nelle liste per le elezioni comunali del 1980 e del 1985 (liste frutto di una alleanza elettorale), ancor oggi può considerarsi “rivoluzionaria”, perché non praticata.
Il partito garantisce-garantiva la credibilità del candidato, perché chi si candida, si colloca all’interno di quel partito che si ispira e pratica quei valori, quei principi. Qualunquismo era collocarsi all’esterno del Partito. La sfida dichiarata era quella di superare quei personalismi – qualunquismi che caratterizzavano la competizione locale, alla ricerca della Politica nuova. Ha fatto parte nel 1992-1993 del Comitato dei Garanti della Usl Costiera amalfitana. Va ricordata la battaglia politica per l’apertura dell’Ospedale a Pogerola di Amalfi; sempre contro-corrente e sempre contro i poteri costituiti, assente qualsiasi forma di conformismo.
Mia madre ha fatto Politica nel segno di un’Idea socialista, da perseguire nella moralità praticata. Una vita percorsa nel segno dell’impegno. Per citare Gramsci, vivere significava partecipare e non essere indifferenti a quello che succedeva. Ci si chiamava “Compagni”, per identificare tutti quelli che condividevano l’Idea di “Sinistra” (l’Alternativa di Sinistra), ci si dava “del tu” e scomparivano le differenze di classe. Altri tempi (che nostalgia).
C’era quella partecipazione attiva del “militante” di sinistra che superava gli steccati di Partito. Per una società che si auspicava contro il conservatorismo e le incrostazioni di potere, a favore del merito e della giustizia sociale. Qui, da posizioni diverse ci si ritrovava, socialisti, comunisti, sinistra radicale. Riforme e rivoluzione erano metodi che, pur nella diversità dell’approccio di fondo, tendevano ad un fine comune e coincidente. In contrasto con il qualunquismo dei tempi correnti, possiamo affermare che con Stefania Venturini l’azione politica ha avuto sempre un’”anima”, riflettendo una spinta ideale e di pensiero, riformista, propulsiva, non demagogica, al servizio dell’Istituzione.
Il “sapere impegnato” come dovere di partecipazione, in contrasto con il “disimpegno” e il qualunquismo del “disfattismo” e in contrasto con la retorica della discontinuità che non abbia al suo interno la proposta di un’Idea nuova di società e di politica.
Di mia madre, non va poi dimenticata quella vasta umanità, disponibilità, attenzione e dialogo con le persone. Nel segno di una politica fatta di impegno quotidiano, dal volto umano, caratterizzata dalla sensibile disponibilità verso il popolo, senza che l’attenzione alle persone diventasse calcolato strumento di scambio di consenso elettorale. Possiamo a ragione dire che Stefania Venturini ha praticato nelle idee e nei fatti la “non violenza”.
La non violenza è esercizio di metodo, di stile, di contenuti, di rispetto dell’altro, di non arroganza. Chi ragiona, ascolta, non professa verità. Fare valere le proprie convinzioni e idee non è esercizio di certezze ma, al contrario, di non violenza. La non violenza è esercizio di libertà. Le battaglie libertarie dei Socialisti e Radicali degli anni 70’ (divorzio, aborto, etc.), ora quella sul diritto al “fine vita” (vedi il caso Eluana Englaro, che mia madre ha vissuto con forte e sofferta partecipazione), la libertà delle scelte sessuali, il colore della pelle che non deve produrre discriminazioni tra persone, sono tutte forme di esercizio della “non violenza”. Il non violento è garantista, il violento è giustizialista, il conformista è violento e prevaricatore. La rivoluzione è negli ideali, nelle passioni vissute, nella non violenza e nella eticità dei comportamenti praticati (cd. “etica delle virtù”), che devono essere una forma di resistenza civile. Stefania Venturini, ti abbiamo voluto bene, sei sempre nei nostri cuori, non ti dimenticheremo.