Il 2018 potrebbe essere l’ultimo anno in cui si nasce nel Vallo di Diano. Dal prossimo 1° gennaio, infatti, dovrebbe attuarsi la chiusura del punto nascite di Polla. A stabilirlo il decreto della Regione Campania che, oltre il punto pollese, prevede la disattivazione anche di quello di Sapri, salvando (almeno per ora) Vallo della Lucania. Molto se ne è parlato in questi giorni, tra interventi, incontri e manifestazioni e tra attribuzioni di responsabilità, “chiamate alle armi” ed auspici.
Certo è che, se davvero non si potesse più nascere a Polla, il distacco del valdianese dal comprensorio potrebbe materializzarsi fin da subito, senza dover attendere la maggiore età, quando si sceglie (in alcuni casi si è costretti) di trasferirsi altrove.
Ma è possibile tornare indietro e “rimangiarsi” tutto? E se sì, come?
Ha provato a spiegarlo l’ex direttore sanitario dell’ospedale valdianese, Nunzio Babino a cui abbiamo posto domande sul punto nascite e più in generale sulla struttura.
Il destino del punto nascite, ma in un certo senso anche dell’ospedale di Polla, è segnato?
Il destino dell’ospedale di Polla è scritto nell’ultimo Piano ospedaliero approvato dal Presidente Commissario per la Sanità della Regione Campania il 5 novembre. Con tale approvazione a Polla si riducono i posti letto, in quanto vengono chiusi il reparto di Ostericia-Ginecologia ed il Nido. L’Ospedale è classificato di zona e quindi viene ridimensionato per conservare solo Medicina, Chirurgia, Ortopedia e poche altre specialità, che potrebbero essere chiuse nei prossimi anni. Chi può rivalutare l’ospedale è la Regione che deve modificare il Piano e riconoscere a Polla il ruolo che ha sempre avuto nel Vallo di Diano, Nel suddetto Piano, a sud di Salerno, vengono mantenuti soltanto i centri nascita di Vallo della Lucania e Battipaglia.
Chi o cosa potrebbe concretamente evitare ciò?
Ovviamente la modifica dell’ultimo Piano ospedaliero, che è di competenza regionale. In caso di modifica, Polla può mantenere il centro nascite e bisogna potenziare personale ed attrezzature. Mi auguro che la Regione faccia la modifica, altrimenti per il Vallo di Diano sarebbe una sciagura, cui seguirà il progressivo declino del nostro ospedale. Tutte le decisioni in merito sono politiche e i politici devono assumersi le loro responsabilità. I centri nascita con meno di 500 parti all’anno possono essere tenuti in attività, purché abbiano i requisiti previsti dalla normativa che assolutamente non ne impone la chiusura. In definitiva tutto quanto sta accadendo, dipende dal nuovo Piano ospedaliero che la Regione ha approvato e di cui nessuno parla. I politici alimentano in merito una confusione, che spero finisca al più presto. Il Piano regionale prevede che a Polla non ci sia neanche la Ginecologia e quindi tutte le donne, non solo le partorienti, dovranno rivolgersi ad altri territori. Questa la prospettiva, davvero vergognosa, per chi dovrebbe assicurare i servizi sanitari in assoluta priorità rispetto a tutti gli altri servizi. Spero che il Governatore De Luca ponga rimedio a tutto questo.