Non è la prima volta che ignari turisti o “ignoranti” residenti si vedono sbattere in faccia i cancelli d’accesso a punta Licosa dal lato di Ogliastro Marina.
I primi attirati in uno dei luoghi più suggestivi della Costa Cilentana da innumerevoli immagini postate sul web, i secondi per passare una giornata in santa “pace” lontano dal “logorio della vita moderna” che anche alla nostra latitudine comincia a farsi sentire.
Anche l’annuale corsa podistica che fa parte del circuito “Cilento di corsa” quest’anno ha dovuto modificare il percorso non avendo ottenuto il permesso di andare oltre il cancello posto a difesa della proprietà.
Il paesaggio che si può ammirare camminando sul sentiero che costeggia il mare è unico. Come tutte le cose belle, anche punta Licosa tende a nascondersi allo sguardo dei più frapponendo tra sé e il pubblico due percorsi pedonali di qualche chilometro, entrambi nel comune di Castellabate: uno dal lato di Ogliastro M.(6 Km) e l’altro da San Marco (4 Km).
Ovviamente, chi arriva sull’isolotto via mare non ha difficoltà ad accostare ed anche ancorarsi nel piccolo porticciolo protetto da una barriera di massi posti a ridosso di un pennello che curva verso il mare.
Per lungo tempo, i due punti d’accesso sono stati liberi, anche in considerazione del fatto che non sono molti disposti a raggiungere la scogliera a piedi. Dal 2014, però, il cancello posto a “guardia” della proprietà è stato elettrificato e reso gestibile a distanza e, pertanto, tenuto chiuso ai turisti.
Resta aperto il “varco” che da San Marco conduce fino a punta Licosa e, chi ha voglia di continuare verso Sud, può godere del meraviglioso sentiero che, tra sali e scendi, accompagna gli escursionisti per i 6 Km a ridosso del bagnasciuga.
Senza nulla togliere al diritto della proprietà di far valere la sua volontà a preservare il territorio e i beni che insistono nell’area di oltre 500 ettari di macchia mediterranea, forse è il caso che il comune di Castellabate si faccia parte in causa per sottoscrivere un accordo con la proprietà al fine di garantire i tanti amanti della natura il diritto di godersi un paesaggio unico al mondo. Si tratterebbe di garantire, allo stesso tempo, il diritto di proprietà e quello di passaggio a determinate condizioni di rispetto della natura.
Infatti, non sono pochi quelli che arrivando a Punta Licosa da S. Marco proseguono verso Ogliastro inconsapevolmente del rischio di essere denunciati per violazione della proprietà privata.
Una volta, per esempio, i “cacciatori” che erano all’inseguimento di selvaggina potevano attraversare a piedi i poderi privati a piedi e senza danneggiarli. Si potrebbe fare altrettanto in un’area costiera che, come prevede la legge, è di proprietà demaniale a ridosso del bagnasciuga.
Storia antica
Licosa era un territorio abitato fin dal paleolitico superiore. Questo lo si è appreso grazie ai reperti in pietra rinvenuti in località Sant’Antonio. Nei secoli, nella zona si sono insediate diverse popolazioni come Enotri, Greci, Lucani e Romani. Testimonianze di una civiltà greca si hanno sul promontorio di Licosa e dintorni, che era la sede della città di Leucosia o Leukothèa. Da questa potrebbe derivare il nome della popolazione italica che nel IV secolo a.C. abitava la costa tra Poseidonia e Elea: i Leucanoi poi Lucani, fondatori della Lucania. Successivamente la regione fu frequentata dai patrizi romani, i quali possedevano numerose ville nella fascia costiera di Licosa e sull’isola, come testimoniano i vari ruderi antichi in loco.
Nella località, dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente inizia il lungo periodo delle dominazioni barbariche. Difatti nell’846 Licosa era considerata una roccaforte di pirati Saraceni, che furono sconfitti proprio nella decisiva battaglia di Licosa da una coalizione di poteri locali che comprendeva tutti i soggetti danneggiati dalle incursioni musulmane: il Ducato di Napoli, il Ducato di Amalfi, il Ducato di Gaeta e il Ducato di Sorrento. Nel 1028 i Saraceni furono scacciati dalla zona definitivamente dal principe Guaimario III di Salerno.
Il feudo di Licosa è stato da sempre alle dipendenze del Castello dell’abate, costruito nel 1123 da Costabile Gentilcore e amministrato nei secoli dagli abati benedettini della Badia di Cava o dal feudatario di turno.
Storia contemporanea
Palazzo Granito e cappella
Il 13 agosto 1806 Licosa fu assalita dalla flotta inglese dell’ammiraglio William Sidney Smith, che cercava di fomentare le popolazioni costiere ad un’insurrezione contro Napoleone. Il fortino licosano era difeso dai Còrsi guidati da Matteo Buttafuoco e dalla popolazione locale, che cercarono di respingere gli Inglesi inscenando una cruenta battaglia.
Nel settembre del 1943, durante la seconda guerra mondiale, il territorio, come gran parte della costa salernitana, fu teatro del cosiddetto sbarco di Salerno ovvero dell’sbarco a Salerno: dove la torre del Semaforo di Licosa venne utilizzata come postazione militare dai tedeschi durante l’arrivo degli Alleati.
Gran parte del territorio di Licosa attualmente è una proprietà privata, e come tale non accessibile al pubblico, oggetto di una pluridecennale contesa giudiziaria tra la famiglia Granito Pignatelli di Belmonte, discendenti dalla nobile famiglia di marchesi che aveva posseduto il feudo di Castellabate e la famiglia Boroli, proprietaria della De Agostini. Al termine di questa lunga contesa giudiziaria i beni immobili sono tornati di nuovo a far parte del patrimonio della famiglia Granito di Belmonte.