Da Ente che dava le “carte” della politica territoriale, a struttura “passacarte” della regione!
L’eliminazione delle province fu voluta da Matteo Renzi come atto propedeutico alla realizzazione della riforma costituzionale che naufragò a seguito del referendum confermativo che la vittoria della “grande” alleanza che vi oppose con ogni mezzo per difendere la struttura dello stato riscritta nel dopoguerra con la nascita dell’Italia repubblicana.
La “Provincia”, come gli altri centri intermedi della struttura statale, aveva un suo bilancio, una sua dotazione economica proveniente direttamente dallo stato e dalla regione, enti ai quali dava del “tu”.
Dopo la riforma, l’ente è rimasto in mezzo al guado del fiume: da una parte il territorio che è ricettore di servizi ad essa delegata, dall’altra dipendente esclusivamente dalla regione della quale è succube per ogni necessità e che delega ad essa la pura funzione esecutiva.
Il presidente e il consiglio sono eletti dai delegati scelti dai consigli comunali in numero proporzionale a quello degli abitanti. Il presidente e la giunta sono eletti in base agli accordi tra i partiti che esprimono i consiglieri.
Rimessa nel cassetto la riforma Costituzionale, ma acquista nella prassi la riformulazione della struttura elettorale e delle competenze, l’ente è diventato un “moncherino” nella struttura istituzionale del paese come un nobile decaduto da una condizione di pari ad una di vassallo delle istituzioni di pari livello di competenze territoriale come la prefettura, per esempio! Ma anche i comuni e perfino le Comunità Montane (da sempre organo di 2° livello) e, nel nostro caso l’ente Parco, scavalcano il livello provinciale e si recano in regione con cadenza settimanale.
Il fatto che il ruolo istituzionale della Provincia sia stato ridimensionato dal punto di vista della valenza politica per la generalità dell’elettorato, non vuol dire che questo sia accaduto anche per gli addetti ai lavori che operano in ambito amministrativo: sindaci, consiglieri comunali e la lunga lista di fornitori di servizi all’ente che li appalta come accadeva prima: edilizia scolastica (scuole superiori) e patrimonio, lavori di manutenzione di strade piste ciclabili, realizzazione delle stesse (vedi Fondovalle Calore), partecipazioni societarie, ambiente ed urbanistica, Rifiuti e bonifiche, difesa del suolo e tutela delle acque, servizi impianti e forniture a rete, concessioni demaniali, trasporto pubblico locale, pianificazione strategia e sistemi culturali, polizia provinciale …
Si tratta di un “sottobosco” nel quale è facile perdersi anche per il più esperto cercatore di “funghi”!
Il presidente Strianese che resta in carica fino al 2024, a distanza di oltre un mese dalla convocazione delle elezioni il 18 dicembre 2021, non ha ancora assegnato le deleghe ai consiglieri di maggioranza.
Sarà la distribuzione dei “pani e dei pesci” per tenere dentro il cerchio dove si esercita il potere tutti i referenti territoriali che sono stati eletti dai delegati dei consigli comunali in base al numero degli abitanti di ogni singolo comune: Sono stati 1.732 i Sindaci e i Consiglieri Comunali che si sono recati alle urne, provenienti dai 156 comuni della Provincia di Salerno, visto che i comuni di Albanella e Cicerale sono commissariati. La percentuale di partecipazione al voto è stata di quasi l’86%, infatti gli aventi diritto al voto complessivamente erano 2019! Mentre sembra scontato che il vice presidente sarà il più votato degli eletti: Giovanni Guzzo di Vallo della Lucania.
SCHEDA
Il Centrosinistra si conferma coalizione di maggioranza e di governo con 11 seggi ottenuti per una percentuale complessiva di voti ponderati di quasi il 71%, che tiene conto del 32% dei voti del PARTITO DEMOCRATICO e di quanto ottenuto dagli alleati, del PSI (13 % circa), di CAMPANIA LIBERA (15% circa) e della lista di centro UNITI PER LA PROVINCIA (11% circa). Un seggio è ottenuto dalla lista costituita dai rappresentanti di LEU e M5S che raggiungono una percentuale di circa il 5.50%.
Cinque dei 16 consiglieri vanno al partito democratico dove risultano eletti Giovanni Guzzo 4610 voti, consigliere uscente di Vallo della Lucania, Francesco Morra, sindaco di Pellezzano con 4491 voti, Martino D’Onofrio, sindaco di Montecorvino Rovella con 3756 voti, Luca Cerretani (3342) ed il vice presidente uscente, Carmelo Stanziola (3318), sindaco di Palinuro Centola. Nel centro sinistra due consiglieri arrivano dal Partito Socialista: il sindaco di Montecorvino Pugliano, Alessandro Chiola (4100) e Pasquale Sorrentino (3700). In
Campania libera: Rosario Danesi (3078) Filomena Rosamilia (2207). Nella lista Uniti per la provincia Gerardo Palladino (2501) e Vincenzo Clemente (2268). Nella lista di Fratelli d’Italia, Luca Maria Maranca 1561 e la sindaca di San Cipriano Picentino, Sonia Alfano (1359). Un candidato eletto anche per la Lista “La provincia dei territori”che ha messo insieme i voti di Movimento Cinque Stelle e Leu: eletto Antonio Alfano (3146). Nella coalizione di centro destra formata da Forza Italia -Lega -liberalsocialisti – Udc entrano in consiglio Giuseppe Del Sorbo (3767), Giuseppe Ruberto (3424).