La ratio giustificatrice del progetto “Erasmus+”, in partenariato con Francia, Polonia, Ungheria e Islanda, è stata la voglia di fare esperienze di più larghe vedute, così da avere la possibilità di confrontare il proprio lavoro con quello di culture diverse dalla propria. La nascita all’interno dell’istituto di un progetto europeo è esperienza professionale ed umana importantissima, forse irripetibile.
Quest’anno, fra l’altro, l’Erasmus celebra i suoi trent’anni di vita, quello che è stato un simbolo ed il volano dell’integrazione europea, oggi messa in crisi da pressioni esterne e regressi interni. Non cessa tuttavia di esercitare il suo fascino evocativo di ideali sulle nuove generazioni, che si affacciano su un sogno possibile. I nostri giovani devono essere pionieri capaci di dissodare i campi del sapere, disboscare le foreste dal pregiudizio, gettare ponti e dipingere murales con i colori dell’arcobaleno. E’ in questa ottica che la Scuola vuole vivere il progetto Erasmus. Secondo un calendario prestabilito, si sono alternati vari meeting: il primo dal 6 all’11 novembre, in Francia (Mannevillette), cittadina della Normandia, con la sola mobilità degli insegnanti per uno scambio di pratiche educative e didattiche. Il gruppo, incontratosi per la prima volta, pur non conoscendosi affatto, è sembrato ben motivato, professionalmente capace; la sensazione meravigliosa che si è avuta alla fine del lavoro è stata che, nonostante le differenze linguistiche e culturali, tutti i partecipanti avevano proposto, valutato, deciso e condiviso. Il secondo meeting è avvenuto in Italia, dal 19 al 25 marzo; oltre alla mobilità dei docenti vi è stata anche quella degli alunni ospitati dalle famiglie, i cui figli frequentavano la scuola. Essi hanno condiviso momenti di formazione e svago, avviato amicizie che potrebbero proseguire nel futuro, grazie anche alle nuove tecnologie ed ai social networks che facilitano la comunicazione. L’esperienza è stata definita da tutti, grandi e meno grandi, entusiasmante; per una settimana la scuola è stata casa comune, laboratorio di educazione, luogo dove intrecciare relazioni profonde e stabili. Oltre alle attività didattiche di formazione, i partecipanti sono stati protagonisti di un fitto programma e sono stati in visita a Paestum per godere di una passeggiata tra le vestigia greche, favorita dal tempo splendido. Hanno apprezzato il nostro cibo, eccellenza da condividere. La nostra proverbiale vocazione all’ospitalità ha fatto centro. Ecco perché Il giorno della partenza tutti si sono salutati con un po’ di tristezza e commozione, in attesa di ritrovarsi per un’altra affascinante esperienza da cittadini europei. Il terzo meeting si è svolto in Ungheria, dal 21 al 27 maggio, nella cittadina di Kecskemet, a 80 km da Budapest, con la sola mobilità degli insegnanti. Ancora una volta è stato possibile allargare i propri orizzonti culturali, comprendendo tanto del sistema scolastico del Paese ospitante. Anche in Ungheria è stato strutturato un calendario minuzioso e ampio, che ha permesso di analizzare sia gli aspetti organizzativi della scuola sia di viverne la didattica. Approfondire le peculiarità del posto è momento di crescita e apertura a tutto ciò che va al di là dei propri confini. Il prossimo appuntamento sarà in Polonia, nella prima settimana di ottobre. Il viaggio prevede la mobilità dei ragazzi italiani che per la prima volta varcheranno le frontiere. A marzo 2018, poi, alunni e docenti della scuola di Altavilla raggiungeranno l’Islanda per un’altra emozionante esperienza.