Con la Strategia dell’Area Vallo di Diano, individuata quale seconda area della SNAI (Strategia Nazionale Aree Interne) in Regione Campania è stata definita la visione di sviluppo attraverso l’idea guida a partire dai bisogni espressi dall’Area e dai punti di forza già presenti, facendo leva su tutte le “forze vive” interne, istituzionali, di cittadinanza e imprenditoriali, valorizzando le esperienze in corso e aprendosi all’apporto di competenze esterne.
Il documento di Strategia è frutto di un’intensa fase di animazione e co-progettazione degli interventi attraverso lo scouting dei soggetti in grado di portare un contributo alle linee di azione identificate, il laboratorio di progettazione partecipata con le scuole secondarie, il coinvolgimento sul territorio dei soggetti rilevanti negli ambiti prioritari, l’immissione di competenze specifiche e il confronto con altre esperienze.
Per quanto riguarda gli scenari economici legati all’agricoltura, e soprattutto per l’analisi delle tendenze del settore produttivo, è da dire che tutti gli esercizi di previsione che sono stati svolti basati sulle proiezioni delle tendenze al 2020 dei dati intercensuari 2001- 2011 hanno prospettato un ridimensionamento notevole delle strutture produttive agricole. Si ritiene, tuttavia, che i dati censuari del 2010 legati all’agricoltura, riflettono, in realtà, una fase dell’economia locale fortemente influenzata dalla crisi dell’economia nazionale e regionale, mai così lunga e profonda. I punti di tenuta sembrano indebolirsi progressivamente, come risulta dai dati degli ultimi anni e dalle opinioni degli operatori pubblici e privati interpellati. In questo scenario, uno dei settori destinati ad essere maggiormente esposti a rischi di rottura è quello delle attività produttive dell’agricoltura, con effetti negativi sull’occupazione duratura e sull’ulteriore allargamento del mercato del lavoro precario. Ad assorbire buona parte della popolazione attiva è il settore del commercio, seguito dal settore agricolo, in decremento ma pur sempre consistente, e infine il settore delle costruzioni. Rispetto alle dimensioni aziendali, l’agricoltura conta un numero basso di addetti perché le imprese agricole sono per la maggior parte a conduzione diretta del coltivatore con la sola mano d’opera familiare. Queste piccole, a volte piccolissime aziende, producono prodotti di altissima qualità sui quali conviene investire. Tre sono i presidi Slow Food nel Vallo di Diano, due i prodotti con marchio DOP, molteplici i prodotti tipici. La loro produzione è minima ma custodiscono le tecniche tradizionali di produzione. Un’esperienza di eccellenza da segnalare sono le aziende agricole che hanno investito in ricerca e sviluppo tramite il recupero dei cultivar di grani antichi anche tramite la creazione di reti tra imprese ai fini dello scambio di buone pratiche in particolare con l’area del Cilento interno. Tale produzione potrebbe ulteriormente variegare e supportare il comparto produttivo e commerciale del pane e dei prodotti da forno che coprono il 42% del comparto produttivo alimentare del Vallo di Diano (seguono il lattiero caseario con il 40%, l’olio con il 12% e i salumi con il 6%). Di eccellenza anche se di nicchia sono piccolissime imprese che trasformano le erbe officinali di base per la cosmesi. Un numero esiguo di innovatori che rappresentano una microfiliera da potenziare.
Negli ultimi 15 anni la struttura produttiva della tradizionale vocazione agricola e delle produzioni alimentari ed artigianali è stata rafforzata dalle imprese “turistiche”, ricettive, sia alberghiere che extralberghiere e ristorative. Si tratta a tutti gli effetti di leve di marketing turistico legate alla tipicità e genuinità in grado di guidare alla scoperta della cultura e dei sapori del Vallo di Diano. Tuttavia il profilo economico produttivo del Vallo soffre dell’eccessivo individualismo degli operatori economici e della scarsa iniziativa delle istituzioni locali, fattori che ostacolano iniziative di aggregazione in filiera tanto dei produttori del settore primario quanto dell’artigianato e dell’offerta turistica. Emerge in modo rilevante che tutta l’innovazione si è concentrata sulla capacità dei singoli soggetti ed è altrettanto evidente che è mancato a monte un progetto di sviluppo complessivo, unitario e condiviso. Manca un sistema di servizi alle imprese, così come manca una logica di cooperazione a livello locale in grado di creare gruppi di acquisto, o meglio gruppi di vendita, in particolare nella filiera agro-alimentare. Ulteriore punto debole del sistema è la mancanza di una forte sinergia tra il sistema della formazione e il sistema della produzione. Questo è un elemento di forte peso nella futura costruzione di percorsi di supporto all’imprenditorialità nell’area, in quanto, senza adeguata formazione e sinergia tra scuola e produzione, vengono a mancare i presupposti del ricambio generazionale.