Mastrogiovanni, parlano le parti civili Giuseppe Galzerano Da IL MANIFESTO EDIZIONE DEL16.05.2015 Si è svolta nel primo pomeriggio la quarta udienza del processo d’appello a carico dei 6 medici e dei 12 infermieri dell’ospedale di Vallo della Lucania, accusati dell’atroce morte del maestro elementare Francesco Mastrogiovanni, legato ai quattro arti e immobilizzato in un letto di contenzione per 88 ore dal 31 luglio al 4 agosto 2009, senza avergli dato mai né da mangiare né da bere e naturalmente senza averlo mai slegato. La parola agli avvocati di parte civile e delle Associazioni che si sono costituite. I medici — condannati a pene varie dai 2 ai 6 anni — e gli infermieri assolti nel giudizio di primo grado, hanno preferito disertare l’udienza. Era presente solo la dott.ssa Angela Ruberto. Con la voce rotta dall’emozione e dal dolore, in rappresentanza della famiglia, ha parlato l’avv. Caterina Mastrogiovanni, cugina della vittima: ha ricostruito la gestione illecita e impietosa parlando del video dell’orrore come prova fondamentale, che ha cristallizzato le sofferenze, le falsità, le reticenze e le torture di chi attuava la contenzione, una prassi consolidata e scellerata e per questo non l’hanno registrata in cartella. L’avv. Gianluca D’Aiuto — citando la Costituzione repubblicana — si chiede dov’era la necessità di contenere Mastrogiovanni, del tutto collaborativo. L’avv. Umberto Fantini, dell’Associazione Movimento per la Giustizia Robin Hood, dopo aver ricostruito la storia della vittima, sottolinea che non era pericoloso né per se né per gli altri, mentre l’avv. Gioacchino Di Palma, di Telefono Viola, ricorda una norma dell’Onu del 17 dicembre 1991 che afferma che ogni paziente dev’essere subito informato dei suoi diritti. Gli fa eco l’avv. Bartolo De Vita, che pur difendendo l’Asl, riconosce «siamo fuori da ogni norma e la contenzione è estranea ad ogni tipo di cura». Infine l’avvocato Michele Capano parla delle persecuzioni subite dagli anarchici durante la monarchia e anche durante la repubblica. Mastrogiovanni è stato «attaccato» al letto senza alcun motivo e niente può giustificare il sacrificio della sua libertà personale, che sarebbe stata violata e calpestata dai medici e dagli infermieri, nessuno dei quali si è mai domandato che cosa stesse facendo legando ininterrottamente un maestro per quattro giorni. Gli avvocati si sono espressi tutti concordi per aumentare le pene ai medici e per condannare anche gli infermieri, così come ha chiesto il Procuratore Generale nell’udienza precedente. La prossima udienza è fissata per il 26 giugno e la sentenza, salvo imprevisti, dovrebbe essere pronunciata il 18 settembre
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