“Ha 120 anni e passa, come testimoniava una bella mostra, organizzata, 4 o 5 anni fa o giù di lì, dalla Fondazione Nenni. Io ne ho vissuto oltre la metà, da quando scelsi la mia trincea di impegno politico e civile in un partito della sinistra storica. Quella festa, IL PRIMO MAGGIO era, ed è, anche la mia personale, in quanto, per una predeterminazione del destino, coincide con il mio compleanno. Oggi la ricorrenza è sempre più festa e meno impegno. Si è un po’ appannato lo spirito delle origini, quando nacque sull’onda emotiva degli operai trucidati a Chicago, colpevoli solo di protestare contro la perdita del posto di lavoro. E sangue sulla festa ce n’è stato anche in Italia, a cominciare dalla strage di Portella della Ginestra, in Sicilia, nel 1947 o quella di Celano in Abbruzzo, nel 1950, contro contadini inermi che reclamavano soltanto il loro diritto a rendere feconde le terre incolte dei latifondisti. Quelle lotte ci furono anche da noi, nella Piana del Sele e dell’Alento. Oggi su quelle zone della nostra provincia ha fatto irruzione corsara il silenzio, o quasi, su di una bella pagina della nostra storia recente. Colpa delle nuove generazioni che hanno memoria corta o incapacità di una classe politica inadeguata a difendere ed esaltare le pagine gloriose del passato? Propendo più per il secondo interrogativo. Ora anche i partiti di sinistra, o quel che ne resta, tutti, o quasi, fanno fatica ad arruolare, guidare e motivare militanti inquieti ed irrequieti alle prese con i problemi del lavoro che manca per tutti, ma soprattutto per i giovani, che guardano con preoccupazione al futuro. Anche per questo, è tempo di fare una seria riflessione per individuare colpe e responsabilità e RIFONDARE LA POLITICA dando slancio e protagonismo alle idee che gonfiano i cuori e motivano all’impegno, privilegiando la progettualità di ampio respiro e tumulando, per sempre, familismo e clientelismo. Questa riflessione vale per tutta la provincia di Salerno, ma soprattutto per il territorio a Sud del Sele, dove si vota in due comunità: Capaccio Paestum ed Agropoli, che con i relativi territori contigui potrebbero costituire, accorpandosi, una città di circa 100.000 abitanti e dare, così, un impulso notevole ad un territorio vastissimo. E, a tal proposito, le “feste”, che celebrano date storiche, non possono e non debbono essere soltanto momento di incontro e di socializzazione, ma caricarsi anche di simbologia e di messaggi per dare forza e motore alle idee. Ed una di queste è, di sicuro, il PRIMO MAGGIO, che può e deve ritornare allo spirito originario come impegno per la difesa del lavoro, che, è un diritto, come sancisce la Costituzione nel primo articolo: Lavoro e rispetto della dignità di tutti, a cominciare dagli extracomunitari, che, sottopagati, sfruttati e alla mercé di caporali arroganti, rendono ricca la nostra agricoltura, ingoiando rabbia, pesticidi e sudori nei solchi dei carciofeti e dei fragoleti e subendo mortificazioni amare nei servizi del turismo, dove le prestazioni in nero sono la norma, per non parlare delle badanti che accudiscono i nostri vecchi e, se giovani e carine, subiscono in silenzio le avances di attempati focosi a caccia di facili avventure. Di fronte a questa piaga dilagante c’è il silenzio assordante della POLITICA, il cui riscatto potrebbe cominciare di qua, da questa battaglia, che è umana e civile prima che politica. Questa prima riflessione/proposta mi permetto di sottoporla all’attenzione dei candidati/sindaco di Capaccio Paestum, che resta la “mia Itaca”. Ma, a tal proposito, noto che la campagna elettorale rischia di arenarsi nella ripetizione stanca da vecchia politica. Manca un colpo d’ala che faccia volare alto e gonfiare di entusiasmo gli elettori, soprattutto i giovani. Ci si continua ad esercitare nella ricerca/caccia di candidati/consiglieri che assicurino pacchetti di voti piuttosto che patrimonio di idee e di valori. Bisogna voltare pagina e cambiare direzione fin da subito con passo spedito e progetti rivoluzionari. Eppure tra i candidati sindaci ce ne sono alcuni, che stimo e che per quel che li conosco, non hanno paura delle parole, delle critiche/proposte e degli stimoli/suggerimenti, in quanto, se scaturiti dal dialogo costruttivo aiutano a crescere. Questo vale per tutti, ma soprattutto per quanti si candidano ad impegnarsi a livello di responsabilità istituzionali. A loro spetta, innanzitutto, non limitarsi a governare l’esistente, ma a modificarlo, rompendo gli equilibri incartapecoriti ed ossificati per costruirne altri, diversi e più avanzati, anticipando il futuro. L’importante è avere chiari il punto di partenza e quello di arrivo. Ed è per questo che serve un “Progetto” che faccia da bussola di orientamento e di approdo sicuro ad evitare possibili sbandamenti e conseguenti inevitabili naufragi. Nel mese e mezzo che manca alle elezioni mi permetterò di dare, con umiltà, alcune idee per riempire di contenuti, secondo il mio modesto parere, il progetto. Ne anticipo quelle che ritengo più importanti:
- La coriandolizzazione/parcellizzazione del vasto territorio comunale in “isole”/frazioni, che stentano a farsi “arcipelago”.
- Il dialogo/collaborazione con iniziative condivise tra Capaccio Paestum e i paesi della vasta kora della collina/montagna,
- La separatezza tra Paestum/pianura e Capaccio capoluogo, riempiendo di contenuti lo spazio intermedio lungo i tornanti dal Petrale, da un lato, e di Pazzano, dell’altro.
- Privilegiare molto più di quanto non si sia fatto finora il settore CULTURA, facendo certamente leva sull’archeologia e la grande storia antica di Paestum, ma anche su quella medioevale di Capaccio
- Analogo discorso vale per l’agricoltura e la zootecnia.
- Dedicare grande ed approfondita analisi e conseguenti valide iniziative alla promozione del TURISMO, che è un fenomeno innovativo per la sua carica dirompente nel costume e nell’economia. Pertanto va studiato con serietà e rigore scientifico e non da tuttologi orecchianti e pressapochisti.
- La forza delle donne, che, in mancanza di una candidata/sindaco, va evidenziata con la presenza femminile massiccia in tutte le liste.
E mi fermo qui. Però, per concludere, torno da dove sono partito: il 1° Maggio. È quanto mai urgente e necessario attrezzarsi con un CENTRO STUDI/LABORATORIO per la “elaborazione”, appunto, di idee e progettualità che siano credibili e praticabili. È ora di cercare il consenso, il più ampio possibile, senza rinserrarsi nella vanità di un leaderismo vanesio ed annacquato. L’autosufficienza non paga più. E che il Primo Maggio riproponga anche per voi, anzi soprattutto per voi, cari candidati, una GIORNATA DI FESTA E DI LOTTA, di protesta, se e quando è necessario, ma soprattutto di proposta, con l’augurio per tutti che risplenda presto un futuro diverso e migliore. “LA POLITICA È MORTA, VIVA LA POLITICA!”, quella delle idee, dei valori e dei programmi, naturalmente.