Prevenire e contrastare il bullismo a scuola
“Alla mission culturale della scuola appartiene anche la destrutturazione dei messaggi discriminatori, contro i rom, i migranti, gli omosessuali, nei mass-media; uno stile educativo che eviti i comportamenti, anche inconsapevolmente, discriminatori; un ampliamento dei contenuti disciplinari che includa i temi delle minoranze; la revisione dei libri di testo che contengano stereotipi di genere e/o etnoculturali”. La politica scolastica italiana, come risposta al bullismo nelle nostre scuole, si è attivata, su iniziativa del Ministro Valditara, dopo un incontro coi tecnici del MIM. Di fatto sono stati definiti interventi sui criteri di valutazione del voto di condotta nelle Scuole secondarie, sulla misura della sospensione e sull’istituzione di attività di cittadinanza solidale. Tanto al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e di riportare serenità nella scuola.
Nel quadro della nuova formazione del personale docente, secondo le indicazioni della Società Italiana Pedagogia, col documento “Ripensare la scuola nella società di oggi. Punti salienti per una vision innovativa, concreta e lungimirante”, viene dettato un dato di significativo rilievo, quello riguardante la prevenzione e il contrasto al bullismo nella scuola. Il CDC degli Stati Uniti ha dato la seguente definizione di bullismo: “qualsiasi comportamento aggressivo non desiderato da parte di un giovane o gruppo di giovani che non siano fratelli o amici, che coinvolgono uno squilibrio di potere percepito o osservato e che è ripetuto più volte o è probabile che venga ripetuto. L’atto di bullismo può causare un danno o uno stato di angoscia a un soggetto. Il danno può essere di tipo fisico, psicologico, sociale o educativo”. È di certo una violenza. Può avere natura fisica, verbale, psicologica. È una violenza intenzionale che viene destinata al più debole da uno o più bulli. Il bullo è forte senza pari nella pratica della sua violenza ripetuta e ha lo scopo dell’assoluta prevaricazione sull’altro, sulla vittima. Il bullo ovviamente provoca danni anche sul piano psicologico, oltre che fisico. Le violenze scolastiche praticate dai bulli riguardano azioni fisiche, verbali e proseguono anche nelle contestualità e in orari diversi rispetto a quelli propri della scuola. Spesso le violenze oltre agli spintoni, alle aggressioni, agli insulti, alle minacce, alle derisioni, approdano anche online: cyberbullismo, diffusione di informazioni false o imbarazzanti sui social media. La Società Italiana Pedagogia spende interessanti considerazioni intorno a prevenzione e contrasto al bullismo: “La prevenzione e il contrasto del bullismo necessitano di azioni, in campo educativo, didattico e organizzativo, che coinvolgano il personale scolastico, gli studenti e le studentesse e le loro famiglie. Dalle ricerche internazionali, risultano utili: il sostegno empowering delle vittime, per sviluppare la loro assertività; l’intervento educativo teso a contrastare pregiudizi, discriminazioni e pratiche di esclusione nel gruppo classe; la sinergia tra il singolo insegnamento disciplinare, la progettazione educativa interdisciplinare del Consiglio di classe, che preveda anche la collaborazione delle famiglie, e una politica esplicita dell’intero istituto scolastico. Agendo il bullismo contro le stesse categorie discriminate nella società: ragazze, stranieri, diversabili, LGBT, persone in sovrappeso o comunque quanti e quante appaiono “diversi e diverse”, appare necessario un intervento di formazione, in ingresso e in itinere, del personale docente, per quel che riguarda l’educazione formale e informale che lo renda capace di un intervento antidiscriminatorio. Alla mission culturale della scuola appartiene anche la destrutturazione dei messaggi discriminatori, contro i rom, i migranti, gli omosessuali, nei mass-media; uno stile educativo che eviti i comportamenti, anche inconsapevolmente, discriminatori; un ampliamento dei contenuti disciplinari che includa i temi delle minoranze; la revisione dei libri di testo che contengano stereotipi di genere e/o etnoculturali. Essendo infine il bullismo un fenomeno molto più violento, dal punto di vista verbale e fisico, se coinvolge i maschi, specialmente in branco e davanti a spettatori, ed essendo maschi la maggioranza statistica dei bulli, appare necessaria una “formazione alla maschilità” che destrutturi una concezione competitiva, aggressiva e predatoria della virilità, pluralizzando le rappresentazioni della maschilità ed evitando che il bullismo, diventando una performance pubblica di appartenenza al genere maschile, costituisca per i bulli un bisogno esistenziale. Nella scuola, ne è convinto il Ministro Valditara, bisogna promuovere la cultura del rispetto. Sicuramente educazione e impegno sociale sono efficaci strumenti per contrastare tali fenomeni. La personalizzazione educativa, ritiene Valditara, è un tema centrale. Rilevanti si rappresentano l’azione del docente tutor e della personalizzazione della formazione. “La scuola deve essere un luogo giusto, sostiene il Ministro del MIM, dove si coltiva la cultura del rispetto, si riconosce l’impegno, si dà valore ai risultati raggiunti. La scuola deve essere anche quel contesto capace di aiutare chi sbaglia usando il linguaggio della serietà e della responsabilità commenta il ministro, illustrando proprio la ratio di impegnare i ragazzi in qualcosa di utile – se fai qualcosa che non va bene non ti lascio a casa a perdere tempo, ma ti riporto sul sentiero dell’impegno dentro e con la scuola. Questo perché i nostri ragazzi meritano una scuola giusta disponibile ad andare in soccorso di chi ha bisogno, mai passiva o timorosa verso chi prevarica, offende, aggredisce”. Chi sbaglia, dunque, va aiutato sicuramente, ma deve impegnarsi a recuperare. Ben vengano quindi per i bulli i lavori sociali. Il Ministero della Salute nel fornire utili dati sul fenomeno bullismo, precisa che non riguarda principalmente i ragazzi/ragazze delle scuole superiori. Secondo i dati della Sorveglianza Health Behaviour in School-aged Children – HBSC Italia 2022, gli atti di bullismo subìti a scuola sono più frequenti nei più piccoli (11 – 13 anni) e nelle ragazze; per il bullismo le proporzioni sono simili a quelle del 2017/18. Il fenomeno del cyberbullismo è in crescita nelle ragazze e nei ragazzi di 11 e 13 anni. I due fenomeni decrescono al crescere dell’età. Gli undicenni vittime di bullismo sono il 18,9 % dei ragazzi e il 19,8% delle ragazze; nella fascia di età di 13 anni sono il 14,6% dei maschi e il 17,3% delle femmine; gli adolescenti (15 anni) sono il 9,9% dei ragazzi e il 9,2% delle ragazze. Strettamente correlato al bullismo è il fenomeno della violenza domestica. I minori esposti a episodi di violenza familiare sono più propensi a esercitare forme attive di bullismo nei confronti dei compagni o a essere vittime di bullismo. La politica scolastica italiana, come risposta al bullismo nelle nostre scuole, si è attivata, su iniziativa del Ministro Valditara, dopo un incontro coi tecnici del MIM. Di fatto, prima della scorsa estate, sono stati definiti interventi sui criteri di valutazione del voto di condotta nelle Scuole secondarie, sulla misura della sospensione e sull’istituzione di attività di cittadinanza solidale. Questi interventi daranno vita ad una revisione normativa che riguarderà il D.P.R 22 giugno 2009 n.122, relativo alla valutazione degli apprendimenti e del comportamento, e del D.P.R 24 giugno 1998 n. 249, che reca lo Statuto delle studentesse e degli studenti. “Al fine di ripristinare la cultura del rispetto, di contribuire ad affermare l’autorevolezza dei docenti e di riportare serenità nelle nostre scuole abbiamo deciso di intervenire su tre direttrici”, ebbe a dire il Ministro Valditara. Le direttrici e i loro contenuti sono i seguenti: Prima direttrice: Si precisa che il voto assegnato per la condotta è riferito a tutto l’anno scolastico e che nella valutazione dovrà essere dato particolare rilievo a eventuali atti violenti o di aggressione nei confronti degli insegnanti, di tutto il personale scolastico e degli studenti. Nelle scuole secondarie di I grado si ripristina la valutazione del comportamento, che sarà espressa in decimi e farà media, modificando così la riforma del 2017. La valutazione del comportamento inciderà sui crediti per l’ammissione all’Esame di Stato conclusivi della scuola secondaria di secondo grado. La normativa attuale, che presenta varie criticità e ambiguità, prevede che la bocciatura, a seguito di attribuzione di 5 per la condotta, sia attuata esclusivamente in presenza di gravi atti di violenza o di commissione di reati. Con la riforma si stabilisce invece che l’assegnazione del 5, e quindi della conseguente bocciatura, potrà avvenire anche a fronte di comportamenti che costituiscano gravi e reiterate violazioni del Regolamento di Istituto. L’assegnazione del 6 per la condotta genererà un debito scolastico (nella scuola secondaria di secondo grado) in materia di Educazione civica, che dovrà essere recuperato a settembre con una verifica avente ad oggetto i valori costituzionali e i valori di cittadinanza. Seconda direttrice: Si ritiene che la misura della sospensione, intesa come semplice allontanamento dalla scuola, sia del tutto inefficace e, anzi, possa generare conseguenze negative sullo studente. Si prevede pertanto che la sospensione fino a 2 giorni dalle lezioni in classe comporti più scuola, più impegno e più studio. Lo studente sospeso sarà coinvolto in attività scolastiche -assegnate dal consiglio di classe- di riflessione e di approfondimento sui temi legati ai comportamenti che hanno causato il provvedimento. Questo percorso si concluderà con la produzione di un elaborato critico su quanto è stato appreso, che sarà oggetto di opportuna valutazione da parte del consiglio di classe. Qualora la sospensione superi i 2 giorni, lo studente dovrà svolgere attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate. La convenzione conterrà le opportune coperture assicurative. Terza direttrice: Nel caso di sospensione superiore ai 2 giorni, se verrà ritenuto opportuno dal consiglio di classe, l’attività di cittadinanza solidale potrà proseguire oltre la durata della sospensione, e dunque anche dopo il rientro in classe dello studente, secondo principi di temporaneità, gradualità e proporzionalità. Ciò al fine di stimolare ulteriormente e verificare l’effettiva maturazione e responsabilizzazione del giovane rispetto all’accaduto. Le decisioni che riguardano queste misure saranno adottate dalle singole scuole, nello specifico dai consigli di classe, nel rispetto dell’autonomia scolastica.
elgr