di Ilaria Longo
Sabato 7 maggio, presso l’Aula consiliare dell’ex convento dei domenicani a Vallo della Lucania, si è tenuta la conferenza stampa per presentare l’evento TarantaMed che si svolgerà a Cardile di Gioi dal 12 al 14 agosto.
Per parlare della manifestazione, della sua importanza e del suo valore simbolico, filosofico ed enogastronomico erano presenti il dott. Andrea Salati (sindaco di Gioi), l’avv. Valerio Rizzo (vicesindaco di Gioi), il dott. Angelino Rizzo e l’avv. Carmine Rizzo (associazione “Martiri Riccio” – organizzatrice dell’evento), il dott. Alfonso Andria (presidente Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali), l’ing. Angelo De Vita (presidente Ente Parco del Cilento), l’avv. Marcello D’Aiuto (presidente Fondazione Alario), il prof. Francesco Massanova (dirigente scolastico Liceo “Parmenide” di Vallo della Lucania), il prof. Pierpaolo De Giorgi (filosofo), il prof. Vincenzo Esposito (antropologo) e il dott. Giancarlo Siano (musicologo e fondatore del gruppo Rotumbé). A moderare gli interventi che si sono succeduti nel corso della mattinata è stato Mons. Guglielmo Manna.
Il dott. Angelino Rizzo, dopo aver salutato i relatori, ha presentato TarantaMed, questo evento che è collegato alle passate edizioni di TarantaSud, ma intende estendersi a tutto il bacino del Mediterraneo, culla della civiltà.
Cardile, in occasione di questa manifestazione, si trasformerà in centro di aggregazione dei tre continenti che si affacciano sul Mar Mediterraneo (Europa, Africa, Asia), attraverso un Festival di Musica Popolare volto a favorire gemellaggi istituzionali capaci di creare anche scambi tra culture, tradizioni, artigianato e gastronomia tra i paesi coinvolti. I tre cerchi che si intrecciano, presenti nel logo di TarantaMed, vogliono proprio sottolineare l’intenzione di congiungere queste tre culture. La musica – protagonista della manifestazione – grazie all’universalità del suo linguaggio è un ulteriore elemento di unione mentre la “taranta”, intesa come elemento di rinascita, è riconducibile al fenomeno del tarantismo che nel passato colpì, come testimoniano alcune ricerche scientifiche dell’Università di Salerno, anche le contrade cilentane.
Sarà possibile, nel corso della kermesse, ascoltare gruppi di musica popolare e degustare i piatti della gastronomia cilentana. Inoltre, nei pomeriggi del 13 e del 14 agosto, saranno aperte le iscrizioni a laboratori di danza del ventre e pizzica.
Centro nevralgico della manifestazione è, quindi, il Mediterraneo al quale TarantaMed vuole restituire, come ha sottolineato il dott. Alfonso Andria, “il suo ruolo di cerniera perché oggi, purtroppo, il Mediterraneo è visto come luogo di intolleranza, di mancanza di capacità di accoglienza e di morti. Per questo è importante che una piccola realtà come Cardile voglia ricollocare il Mediterraneo attraverso questa iniziativa”.
La manifestazione ha un valore simbolico importante e per questo, come ha fatto notare il dott. Andrea Salati, “già nelle sue passate edizioni ha riscosso successo di pubblico e di critica”.
La filosofia e in particolare il pensiero parmenideo sono stati più volte citati nel corso della presentazione, perché il valore politico dell’iniziativa si ispira proprio a Parmenide il quale, come ha sottolineato l’avv. Carmine Rizzo, “nel suo poema ‘Sulla Natura’ riesce a pacificare i due quartieri contrapposti di Elea (via del Giorno – via della Notte) solo con il passaggio attraverso la Porta. Ciò vuol dire che solo grazie al passaggio dalle tenebre alla luce, dall’ignoranza alla conoscenza, si può raggiungere la verità. Parmenide aveva creato le basi per una saggia amministrazione del potere politico attuando scelte improntate sull’uguaglianza dei cittadini, ma aveva realizzato anche un progetto di fratellanza e di comunione”.
Dalla conferenza stampa è emerso, dunque, non solo l’intento più ludico e ricreativo della manifestazione, ma anche la volontà di puntare i riflettori sugli aspetti che maggiormente investono la nostra società, il mondo che ci circonda e, di conseguenza, il nostro quotidiano.
La volontà, quindi, di trasformare Cardile in un “micromediterraneo” che non è più inteso come “mare nostrum” ma come “mare omnium”, mare di tutti.