Di Oreste Mottola
Giorgio Mottola, giornalista d’inchiesta, è a Palermo per i suoi studi sulla trattativa stato – mafia (ne ha scritto un libro con Maurizio Torrealta) e conosce Franco Di Carlo, l’uomo cui Totò Riina affidò il compito di coordinare i rapporti tra Cupola siciliana e Cupola napoletana negli anni ’70. Simpatizzano. “Eh si, lo conosco il tuo paese”. E comincia a raccontare anche per via di questa “rassicurazione”. Così nasce il nuovo libro di Giorgio Mottola. Ripercorre la storia della camorra, dal dopoguerra ad oggi, e per la prima volta svela il ruolo ricoperto da Cosa nostra nella nascita e nello sviluppo della mafia in Campania. Ed ecco “Camorra nostra” di Giorgio Mottola, giornalista di Report, edito da Sperling&Kupfer. “Oggi pensiamo di sapere tutto delle mafie italiane e di essere prossimi alla loro sconfitta definitiva. In realtà – spiega Mottola – da un lato le statistiche dimostrano che se nel ’95 il loro fatturato complessivo ammontava a 50 miliardi di euro, oggi hanno superato i 200 miliardi. Dall’altro le dichiarazioni dei pentiti che ho raccolto nel libro ci rivelano che dell’origine recente di un’organizzazione importante come la camorra conosciamo soltanto una parte della storia. La più superficiale”. Le vicende raccontate da ‘Camorra nostra’, in questi giorni in libreria, vengono ricostruite attraverso le dichiarazioni inedite rilasciate all’autore da autorevoli pentiti siciliani come Franco Di Carlo, l’uomo cui Totò Riina affidò il compito di coordinare i rapporti tra Cupola siciliana e Cupola napoletana negli anni ’70. Per la prima volta viene raccontato in che modo la camorra è stata trasformata in una potente organizzazione dalle ramificazioni internazionali, svelando finalmente la funzione svolta da Totò Riina e i Corleonesi: dai Nuvoletta a Raffaele Cutolo, fino alla nascita del clan dei Casalesi. Nel libro emergono particolari inediti sull’omicidio di Pascalone ‘e Nola, marito di Pupetta Maresca, sui rapporti tra Raffaele Cutolo, Cosa nostra e la ‘ndrangheta, sul sequestro Cirillo e sul ruolo avuto da Cosa nostra nella fine di Antonio Bardellino e le origini dei Casalesi. “Ho letto il libro di Giorgio Mottola. Cambierà lo sguardo sulla storia della camorra. La colonizzazione di Cosa Nostra in Campania. Gran lavoro”, è il giudizio di Roberto Saviano, tra i primi lettori. Il 25 febbraio il libro è stato presentato a Albanella. C’erano veterani conoscitori della materia quali Antonio Manzo e Rosaria Capacchione. Il pubblico è stato numerosissimo, con la sala di palazzo Spinelli piena come non mai. Albanella ha voluto innanzitutto rendere onore a un suo giovane ricco di talento. Il sindaco e l’amministrazione comunale hanno invece disertato. Solo un anno fa, il primo cittadino Renato Josca aveva annunciato l’intenzione di “mettere tutto nelle mani degli avvocati” rispetto alle accuse rivolte dal giornalista al vicesindaco del paese. “Esprimo profonda preoccupazione per quanto sta succedendo ad Albanella. Si faccia immediatamente luce”. Dichiarò allora all’Ansa Rosaria Capacchione, senatrice del Pd e membro della Commissione Antimafia. Mottola dal sito della trasmissione Report denunciò il ruolo che vecchi boss, legati un tempo a Raffaele Cutolo, avrebbero ancora oggi nella Piana del Sele e ad Albanella, cittadina in provincia di Salerno dove Cutolo fu arrestato nel 1979. Un imprenditore locale denunciò una estorsione provenente da soggetti legati a questo gruppo e alla politica. Il processo è in svolgimento. Per la Capacchione: “Le accuse mosse, se saranno dimostrate, sono di una gravità inaudita. È necessario che le istituzioni chiariscano immediatamente la posizione dei soggetti coinvolti nella vicenda, visto che attualmente ricoprono incarichi pubblichi”. La politica non deve stare al rimorchio della magistratura, ha un suo dovere etico, che deve precedere le sentenze. E giusto da questo punto, nel corso della presentazione, è ripartito Mottola che ha chiesto all’assente sindaco Josca di chiarire ancora “da che parte sta”. Mentre ancora il pubblico applaude nella sala fuori è già partito la richiesta di “spiegazioni” da parte degli accusati, comprensiva di messaggi e inviti espliciti al “silenzio” , già comparsi sui social netwok, con preannuncio di “fatterelli”, insomma la solita campagna di delegittimazione che questa volta è stata presa di sorpresa. Questa volta però il paese ha mostrato già i tanti volti pubblici di coloro che non sono più disposti a restare passivamente, e con paura, a guardare. I fatti del passato sono ormai storia e non più cronaca.