Lo scorso 7 luglio, a Roma, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, è stato proclamato il vincitore della 75° edizione del Premio Strega, il riconoscimento culturale ed editoriale più importante (e ambito) in Italia.
Un avvenimento, questo, che non ha lasciato indifferente nemmeno il Cilento poiché tra i votanti della cinquina finalista del Premio c’è stato Mauro Ruggiero, giornalista e scrittore – cresciuto tra Cardile e Acciaroli – che vive da più di un decennio a Praga dove lavora presso l’Istituto Italiano di Cultura.
Come mai sei stato scelto per votare la cinquina finalista?
Nella giuria dello Strega, oltre al nucleo storico degli “Amici della domenica” e ai voti collettivi, c’è una selezione di italianisti, traduttori, studiosi e intellettuali stranieri e italiani che vivono all’estero e sono scelti dagli Istituti Italiani di cultura. Sono rientrato per la seconda volta tra i giurati dello Strega (la prima volta è avvenuto nel 2012) perché appartengo a questa categoria. I giurati all’estero, insieme agli altri, scelgono tre libri sui dodici “semifinalisti”. I cinque libri che ricevono più preferenze tra questi dodici vanno poi a costituire la cinquina da cui sono chiamati a scegliere un libro.
Nel corso della cerimonia di premiazione – trasmessa su Rai 3 – la scrittrice Dacia Maraini ha sottolineato che in molti romanzi che concorrevano allo Strega era protagonista la famiglia. Sei d’accordo?
Sì, ma sicuramente non la famiglia intesa come porto sicuro e non sempre in senso tradizionale, poiché pur essendo presente sono messe in evidenza le problematiche e i drammi famigliari, i dissidi tra genitori e figli, la separazione, il tradimento, il lutto… Insomma, mai descritta come ambiente in cui è tutto rose e fiori. Il valore e la forza della famiglia si sente molto, ad esempio, nel libro di Giulia Caminito L’acqua del lago non è mai dolce (Bompiani, 2021) in cui una madre dalla personalità forte e certi ideali combatte tra molte difficoltà per mantenere unito un nucleo familiare. Tuttavia in quasi nessuno di questi libri c’è, secondo me, un’esaltazione di quelli che possiamo definire valori famigliari tradizionali.
Quali sono state le tematiche che gli autori hanno affrontato maggiormente nei loro romanzi?
Soffermandoci solo sulla cinquina tra le varie tematiche troviamo quelle del tempo e del suo trascorrere, segnando così, nel bene e nel male, le diverse età e fasi della vita; l’amicizia, in tutte le sue sfaccettature, intesa come sentimento necessario; la difficoltà e la lotta per trovare il proprio posto nel mondo; l’adolescenza nella sua complessità; la casa, la famiglia e, naturalmente, l’amore nelle sue forme diverse.
Vincitore della 75° edizione del Premio è stato lo scrittore romano Emanuele Trevi col romanzo Due vite (Marsilio, 2020). Sei d’accordo col verdetto della Giuria o tifavi per un altro libro?
Il libro di Trevi è un esercizio impeccabile di stile e, anche se a mio modo di vedere non lo si può definire propriamente un romanzo, ha il pregio di essere un libro al tempo stesso essenziale, lieve e profondo. L’originalità di Due vite consiste nell’aver unito la precisione e il tono proprio della critica letteraria – Trevi è anche un critico letterario e un saggista – con la forza dei sentimenti e il legame di stima e amicizia che ha unito l’autore ai due intellettuali protagonisti della sua opera. Sicuramente una lettura piacevole e istruttiva.
Devo ammettere, però, che io non ho votato per Trevi. Dalla cinquina ho scelto il libro di Giulia Caminito che mi è piaciuto molto sia per come è scritto, sia per la storia.
Se Le ripetizioni (Marsilio, 2021) di Giulio Mozzi fosse arrivato in finale, tra i cinque libri, avrei votato sicuramente per quest’ultimo, poiché lo ritengo un capolavoro anche se, come molti capolavori, non è di facile approccio.
Un cilentano tra i votanti allo Strega porta il nostro territorio, seppur in piccolo, a inserirsi nel panorama culturale del nostro Paese. Le tematiche affrontate dai libri finalisti, invece, ci consentono di fermarci a riflettere sul ruolo della famiglia che è e deve restare fulcro inossidabile della nostra società.
Ilaria Longo