Sono 11 i porti costruiti nel tratto di costa che va da Capaccio Paestum a Sapri: Agropoli, San Marco di Castellabate, Agnone, Acciaroli, Marina di Casalvelino, Marinadi Pisciotta, Palinuro, Marina di Camerota, Scario,Marina di Policastro e Sapri. A parte Agropoli e Sapri, tutti gli altri sono situati nella parte costiera dei comuni i cui capoluoghi si trovano in collina.
“Marinai di montagna” è il titolo scelto per una pubblicazione di Sergio Vecchio, artista che non si faceva pregare quando c’era da andare oltre la sua Paestum. L’artista era un “lupo di mare” che non si scherniva quando c’era da affrontare le sfide culturali che, apparentemente, contenevano forti contraddizioni.
Storicamente il mare è il fattore determinate per fare della Costa Cilentana, un approdo naturale di popolazioni che cercano spazi per insediarsi e poter commerciare con la madre patria, prima di tutto, e con altre realtà disseminate nei dintorni e nella aree interne a seguire.
I Greci arrivano nel Cilento nel ‘700 a.c. risalendo la costa tirrenica e approdano nella terra, che poi diventa del “mito” aiutata dalla sua conformazione con coste ricche di grotte e spiagge che si univano ad ampie aree pianeggianti.
Ancora ci sono resti di porti romani come a Sam Marco di Castellabate; greci come a porta Marina a Paestum, e decine di torri di avvistamento situate sui promontori per avvistare le navi saracene che con le loro incursioni desertificano i villaggi rivieraschi ricacciando le popolazioni sulle colline ed anche oltre.
A presidiare gli attracchi marini rimangono i pescatori che per necessità devono attrezzare banchine minime al fine di proteggere le barche da mareggiate e intemperie creando ampie anse nei letti dei fiumi, quasi tutti torrentizi, che sfociano a mare.
Con la crescita della stazza delle navi si rende necessario costruire veri e propri porticcioli con barriere innalzate parallelamente al mare che si congiungono perpendicolarmente e alla scogliera facilitando la creazione di ampie zone di sicurezza alla quali si accede tramite un varco che deve essere dragato almeno una volta all’ano insieme all’area di mare compresa nello spazio protetto per garantire la giusta profondità ad imbarcazioni sempre più “pescanti”.
I natanti che vi stazionano sono di proprietà di famiglie di pescatori che, in molti casi, barattano il pescato lavorato e conservato sotto sale con i prodotti della terra che i loro sodali residenti sulla colline raccolgono .
Solo con l’avvento del turismo e la ripopolazione dei borghi marinari con lo spostamento degli “indigeni” dal borgo collinare sulla costa, c’è stata prima la necessità di costruire case, aprire negozi, ristrutturare chiese, aprire scuole. Tutto fatto in modo disordinato ed esagerato svuotando, di fatto, gli edifici scolastici costruiti nei capoluoghi!
Infine, si sente la necessità di ingrandire anche i porti con la prospettiva di dare impulso all’attività dei pescatori che l’acquistano i pescherecci più grandi in grado di andare a gettare le reti ben oltre l’orizzonte. C’è anche la volontà di andare oltre immaginando di poter attirare imbarcazioni di diporto che discendono o risalgono la costa da e per la Sicilia e la Grecia.
Ed ecco l’investimento centinaia di milioni di euro per rifare “pennelli” di sbarramento e banchine più lunghe; prendendo spazio al mare ricacciandolo oltre il suo alveo naturale; cementando decine di ettari per ampliare, marciapiedi, realizzando piazze, innalzare edifici, creando arene per spettacoli ed eventi estivi …
Con la costituzione del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni a metà degli anni ’90 del secolo scorso, subentra un altro cambiamento epocale: l’intera area assume una connotazione di alto valore ambientale riconosciuta da vari organismi internazionali.
L’UNESCO, GeoParks, MAB, Dieta Mediterranea … così la costa diventa la quarta gamba su cui poggia il sistema turistico legato all’ambiente a cui si è votata l’intera “regione verde” e vengono istituite le due aree marine protette della “Costa degli Infreschi e della Masseta” e di “Santa Maria di Castellabate”.
Intanto però il sistema portuale è completo, ma tutti i porti necessitano di manutenzione annuale che comprende il dragaggio della sabbia che non potendo “spiaggiare” a suo piacimento dove è destinata, si accumula dove trova spazio.
Perfino il Metrò del mare, che dovrebbe consentire ai turisti di viaggiare da e per la Costiera Amalfitana e Capri attivando le “vie del Mare”, trova difficoltà ad usare l’intero sistema portuale Cilentano. Né le imbarcazioni di diporto residenti sono aumentate per garantire le risorse necessarie per tenere in piedi economicamente i porti. Per cui, ecco che i sindaci devono drenare risorse da altri capitoli del bilancio per rendere accessibile i porti ai grandi aliscafi (anche essi incentivati dalla regione per consentire agli armatori di pareggiare i conti con i costi) che solcano le “vie del mare”.
C’è da aggiungere che, nonostante i prezzi di ormeggio stanziale per il periodo di bassa stagione (10 mesi all’anno) siano prossimi allo zero, le banchine restano desolatamente vuote salvo alcune eccezioni!
Le uniche imbarcazioni che utilizzano le banchine di porti del Cilento sono quelle dei pescatori che sono in piena crisi esistenziale a seguito dell’impossibilità di pescare nelle aree marine protette. Anche se c’è da ricordare che erano già stati messi in ginocchio dal monopolio sostanziale del mercato del pesce di Salerno che abbatte i prezzi facendo arrivare i Tir dalla Puglia. Solo d’estate le pescherie locali, molto spesso gestite direttamente dai pescatori, riescono a produrre reddito!
Oggi I pescatori sono di fronte a scelte epocali: continuare a lottare per tentare di mantenere i vita l’attività o cedere alla tentazione di riconvertirsi al turismo mettendo le loro imbarcazioni al servizio di quanti vorranno fare un’esperienza di pesca vivendo il mare in modo del tutto diverso da come hanno fatto finora?
A cittadini e turisti restano i grandi spazi retrostanti le banchine … aree capaci contenere le migliaia di persone richiamate, via terra, per assistere a spettacoli, sagre ed eventi di altra natura. Tutti accomunati dalla necessità di avere disponibili molti posto auto per accogliere i mezzi motorizzati con i quali i “marinai di montagna” calano da ogni dove richiamati dall’industria dell’intrattenimento.
Intanto pescatori e turisti diportisti fanno rotta verso il largo per ricercare quella tranquillità che le 11 bandiere blu che sventolano sui pennoni dei porti e davanti agli stabilimenti balneari promettono ogni anno.