“Porte d’Europa” per rafforzare consapevolezza e conoscenza sul fenomeno migratorio e dei diritti umani
“Porte d’Europa” vuole rafforzare nei giovani consapevolezza e conoscenza sui temi del fenomeno migratorio, dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo anche attraverso confronti diretti e momenti formativi organizzati in luoghi simbolo degli attuali processi migratori. “Nel mezzo della crisi, sostiene Papa Francesco, una solidarietà guidata dalla fede, ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida”. Patrizio Bianchi: “La scuola deve essere il luogo in cui una comunità esalta il proprio valore di solidarietà, la scuola come scuola di carità come direbbe monsignore”.
«La parola “solidarietà” si è un po’ logorata e a volte la si interpreta male, ma indica molto di più di qualche atto sporadico di generosità. È di più! Richiede di creare una nuova mentalità che pensi in termini di comunità, di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 188). Questo significa solidarietà. Non è solo questione di aiutare gli altri – questo è bene farlo, ma è di più –: si tratta di giustizia (cfr Catechismo della Chiesa Cattolica, 1938-1940). L’interdipendenza, per essere solidale e portare frutti, ha bisogno di forti radici nell’umano e nella natura creata da Dio, ha bisogno di rispetto dei volti e della terra.
Mentre riprendiamo, con sempre maggiori aperture, la nostra vita con dovute precauzioni, la scuola da un bel pò ha riscaldato i motori, prosegue la sua dinamica operativa didattica e moltiplica attività e iniziative d’interesse. “Porte d’Europa” è un concorso che serve a rafforzare nei giovani la consapevolezza e la conoscenza sui temi del fenomeno migratorio dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo anche attraverso confronti diretti e momenti formativi organizzati in luoghi simbolo degli attuali processi migratori. Il concorso è, dunque, diretto a incoraggiare la riflessione degli studenti sulla cultura della solidarietà, dell’accoglienza, del dialogo e del rispetto dei diritti umani, a mezzo azioni di formazione partecipata all’interno delle scuole. I Destinatari del bando sono studenti e studentesse italiani in collaborazione con i loro pari di altri Paesi europei delle ultime tre classi delle scuole secondarie di secondo grado. Gli alunni partecipanti dovranno inviare i loro elaborati entro e non oltre il 30 marzo 2022. Il 3 ottobre viene celebrata, a Lampedusa, la “Giornata Nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione”, istituita con la legge n. 45 del 21 marzo 2016 in ricordo del naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 che costò la vita a 368 uomini, donne e bambini. “Porte d’Europa”, concorso promosso dal Ministero dell’istruzione si realizza in collaborazione con il “Comitato 3 Ottobre”. “Porte d’Europa” vuole rafforzare nei giovani consapevolezza e conoscenza sui temi del fenomeno migratorio, dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo anche attraverso confronti diretti e momenti formativi organizzati in luoghi simbolo degli attuali processi migratori. Il bando “Porte d’Europa” ha lo scopo di selezionare le scuole partecipanti alla celebrazione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione il 3 ottobre 2022. Proprio questa Giornata si rappresenta fase conclusiva di svariate attività di sensibilizzazione e di partecipazione attiva condotte nelle scuole provenienti anche da diversi Paesi europei. Vengono, infatti, a tal fine in ambito scolastico organizzati laboratori esperienziali, seminari, dibattiti, cineforum, mostre, performance teatrali, incontri con testimoni privilegiati su temi quali le migrazioni internazionali, le emergenze umanitarie, il sistema di accoglienza europeo, le politiche europee e nazionali sull’immigrazione, l’asilo, le cause delle migrazioni, il razzismo e la discriminazione, il ruolo della società civile e, in particolare, dei giovani per la difesa dei diritti umani. Occorre, insomma, che venga riscoperto nuovamente il rapporto di comunanza tra i membri di una collettività pronti a collaborare tra loro e ad assistersi a vicenda. Papa Francesco vede magnificamente la solidarietà come strada del cammino post pandemico. La ripresa post-virus deve essere concepita in termini di bene comune, evitando “cambiamenti superficiali”. Bisogna assumere una nuova mentalità che pensi in termini di comunità”, “di priorità della vita di tutti rispetto all’appropriazione dei beni da parte di alcuni”. Papa Francesco è convinto che “Gli egoismi – individuali, nazionali e dei gruppi di potere – e le rigidità ideologiche alimentano «strutture di peccato»”. Dalla crisi si può uscire migliori, ritiene il Papa. Affinchè ciò accada occorre porre al centro la solidarietà. “La solidarietà è proprio una strada per uscire dalla crisi migliori, non con cambiamenti superficiali, con una verniciata così e tutto è apposto. No. Migliori! Nel mezzo della crisi, una solidarietà guidata dalla fede ci permette di tradurre l’amore di Dio nella nostra cultura globalizzata, non costruendo torri o muri – e quanti muri si stanno costruendo oggi – che dividono, ma e poi crollano, ma tessendo comunità e sostenendo processi di crescita veramente umana e solida”.
Nello specchio della scuola, il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, in qualità d’autore, aiuta a riflettere sulla importanza educativa e della solidarietà: “È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile”.
E in altra sede aggiunge, mettendo in risalto il bisogno di una scuola comune, intrisa tutta di solidarietà e carità: “.. La scuola “deve essere il luogo dove la società propone ai propri figli i propri valori essenziali. La scuola deve essere il centro di una comunità. Nell’epoca di internet c’è ancora posto per la scuola, certamente non più della scuola che viveva di nozioni, di informazioni. Noi oggi siamo affogati di informazioni, travolti da informazioni Non a caso si usa la metafora del ‘si naviga su internet’ la contro metafora è ‘si naufraga su internet’: io vedo la quantità di gente che è naufragata su internet. Gente che ha confuso la comunity di Facebook con la propria comunità, che ha confuso gli amici di Facebook con quelli che ti sollevano quando hai bisogno. Bisogna tornare ai valori essenziali, bisogna tornare all’idea di chi si fa samaritano e di chi ha bisogno del samaritano. La scuola diventa la scuola di capacità critica, diventa il luogo in cui trasmettiamo ad ognuno la capacità non solo di difendersi dal rumore continuo di questa valanga di informazioni che non sono informazioni, ma che è capace di trovare il proprio percorso anche nel mare tumultuoso della vita di oggi. La scuola deve essere il luogo in cui una comunità esalta il proprio valore di solidarietà, la scuola come scuola di carità come direbbe monsignore”.
Emilio La Greca Romano