Non sta attraversando un buon momento l’ospedale di Polla “Luigi Curto”. Tanti e diversi sono i cambiamenti che, da qui a breve, potrebbero rimodulare e riadattare le prestazioni sanitarie fornite dal nosocomio pollese. E diversi sono i reparti interessati. Ciò che preoccupa su tutto è la eventuale e possibile riduzione dei posti letto dovuti a problemi strutturali e a carenza di personale medico, cosa che andrebbe a incidere non poco sul servizio erogato. In primo piano, dunque, è la riorganizzazione del sistema locale che riguarda in primis il reparto di Neurologia a rischio chiusura da mesi perché prossima alla pensione l’unica dirigente attualmente in forza, cosa che significa ignorare più di 260 ricoveri dall’inizio del 2023 dovuti ovviamente ad eterogenee patologie neurologiche per creare una situazione di evidente scompenso nella comunità del Vallo di Diano. Tempo di attesa infinita anche per l’elettroencefalografo che, a quanto pare, tarda a giungere in reparto nonostante sia presente dal 1 luglio scorso un tecnico competente, tra le altre cose, specializzato nell’eseguire l’esame anche in età pediatrica. Un vantaggio per l’ospedale pollese che lo metterebbe a un livello decisamente più elevato e competitivo rispetto agli altri presidi della provincia salernitana perché la popolazione locale, ma anche quella proveniente da territori attigui, non sarebbe costretta a percorrere tanti chilometri per vedere eseguito l’elettroencefalogramma e iniziare, perciò tempestivamente, una terapia adeguata. Per la precisione, questo esame diagnostico fino a qualche anno fa, veniva eseguito nel vicino ospedale di Sant’Arsenio e poteva vantare il supporto di medici specializzati e di due tecnici abilitati. Un acquisto importante che oggi significa voltare pagina ai tanti disagi aggravati dai costi dovuti al trasporto presso altri nosocomi. Un passo in avanti che metterebbe un punto fermo alle tante mancanze della Neurologia e permetterebbe di alimentare quel plus che in questo momento significa linfa vitale nonostante le sostituzioni in Alpi che sembrano pur arrancare rispetto a tutto il resto. Tredici sono i posti letto a rischio in questo caso, eventuali accorpamenti o riduzione degli stessi stanno sul tavolo decisionale della locale direzione, ma a soffrirne è proprio la Specialistica che, giustamente, non si sente tenuta nella giusta considerazione e rallenta giorno per giorno perché sembra inciampare nella incertezza di cosa accadrà l’indomani. Inutile negarlo, si fa strada sempre più l’ipotesi che proprio la Neurologia, rispetto agli altri reparti seppur in affanno di personale, chiuda i battenti per mancanza di medici neurologici che sembrano rari come pepite d’oro nonostante i concorsi banditi dall’Asl Salerno e gli avvisi messi su centinaia di bacheche virtuali e non. Tutto questo preoccupa non poco il personale sanitario che ne fa parte costretto a lavorare senza una effettiva programmazione. Ad oggi, nonostante le tante segnalazioni, una manifestazione organizzata dalle sigle sindacali FIALS e UIL per ribadire il “diritto alla salute” e per denunciare ancora una volta l’assenza di una programmazione e il rischio di chiusura del nosocomio pollese, idee e progetti non sono stati palesati nè portati avanti. Oggi, mentre il direttore Liguori da circa due mesi alla guida dell’ospedale pollese, sta riordinando fattivamente e concretamente l’offerta dei servizi prestati alla comunità locale tirando dritto attraverso il dialogo e coprendo le innumerevoli esigenze, con il preciso obiettivo di sensibilizzare e concludere un periodo convulso che dura da diversi mesi, si esorta ancora una volta il direttore generale che pur sta dando una grossa svolta ed i suoi collaboratori con incarichi di dirigenza, a non abbandonare l’ospedale di Polla nel rischio di chiusura di servizi, che, ovviamente, rappresenterebbe una sconfitta etica e morale nei confronti di chi soffre e nell’assenza di poter ricevere quel tipo di assistenza. Le idee di chiusura devono rimanere lontane e sostituite in breve termine da una piano organizzativo ben preciso che, ancora non ha trovato la voglia e la capacità di dare risposte e che ne permettano la sopravvivenza e non la “morte annunciata” a tutto discapito della numerosa utenza che si rivolge all’ospedale pollese per ricevere assistenza sanitaria.
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