È vero, mentre le spade vengono affilate i foderi hanno già dato battaglia. No, non è come dire “i foderi combattono e le sciabole restano appese”. Il senso è un po’ diverso, ha un certo che di acuto e travolgente significato, forse di tipo molto approssimativo, piuttosto che resiliente nel superare un trauma sociale per un’ intera comunità, nel vedersi sempre più informatizzata, ma nell’insieme costituente un senso di appagamento dell’animo, quando si affilano le armi e in battaglia invece ci vanno i foderi. Nella nostra società attuale, sempre più crescente in tema di “liberum exspressio” oppure per dirla alla francese “expression libérale” così, giusto per dargli quel pizzico di sentimento rivoluzionario, pare vinca sempre lo sproporzionato schema di un pensiero tecnocrate, che riduce di gran misura le alternative di scelta, aumentando il potere decisionale e assolutistico nel descrivere fatti, opinioni o formulare pareri strettamente concentrici e autoritari. Ma tutto ciò non ha nulla a che fare con nessuna tipologia evolutiva o rivoluzionaria, in quanto le sembianze sono totalmente ascrivibili ad un trasformismo deviante i valori della società, così come la credevamo, così come ci è stata insegnata, così come gli antichi pensatori delle Polis ci hanno tramandato. Ebbene sì, tastiere frenetiche, incessanti e crudeli compongono parole, frasi e asserzioni per lo più sconosciute agli stessi autori e reprimono quella genuina sintesi di un sano principio che è il dialogo. È l’universo, quello dei social, abitato da qualsiasi umana categoria, dal politico alle istituzioni, dal privato cittadino alle imprese aziendali, dal giornalismo alle università e così via. Uno spazio che più è frequentato più si espande; la rete, i social, il virtuale, tutto si svolge in questo ambiente del quale sappiamo molto più su come utilizzarlo piuttosto di quale oscura e invisibile materia esso è composto. Qui la fa da padrone l’informazione, a volte veritierà certe altre menzoniera, ma è questa che determina il tutto quanto, specialmente nel nostro piccolo, quando vogliamo argomentare di politica territoriale, delle conduzione amministative, delle politiche territoriali, laddove le nostre definizioni non si limitano ad accentuare accezioni diverse per altrettante differenti pensieri, ma si inoltrano più in là dell’etica sociale e politica, e ciò è insano per tutti noi. Una volta il sistema politico, il corpo civico e il diritto del cittadino nel sentirsi individuo indispensabile per la crescita della comunità, costituivano la straordinaria identità detta Politeia la quale surrogava ogni mancanza espressiva in fatto opinionistico. Oggi invece trasferendoci tutti sui social siamo diventati portatori insani di un unico mistico pensiero, il nostro personale parere, il quale spesso varia a seconda della nostra necessità di accentrare le cose in un’unica identità. Ecco dunque che il Panteismo si manifesta e prende il sopravvento sulle nostre educazioni, sui nostri sentimenti, sulle nostre idee. Se per Socrate il male è un invenzione dell’uomo per coprire il bene del suo simile, per noi attuali i social sono un bene di svago per scoprire le nostre vere identità? Si spera di no; dobbiamo tuttavia, e forse siamo ancora in tempo, restiture a noi stessi gli spazi sociali reali e utilizzare quelli virtuali non a scopo di contraddire o asserire ad ogni costo, non per offendere o ricevere offese, non per denigrare la nostra identità umana, ma per evolverla, anche attraverso il giusto utilizzo dei social.
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