Poggioreale è uno di quei paesi in cui ancora oggi i cani, quando arriva un estraneo, abbaiano. Si trova nella Sicilia sud occidentale, in provincia di Trapani, nella Valle del Belice vicino a quel che resta dell’omonimo fiume. Potrebbe essere anche un paese da cartolina: PODIUM REGALE, fondato nel 1642 dal Marchese di Gibellina, Francesco Morso, che poi infatti ebbe il titolo di Principe di Poggioreale. Poggioreale venne distrutta dal terremoto del 15 Gennaio 1968. Di quel sisma il paese porta ancora le ferite, anzi, le mutilazioni. Distrutto il vecchio centro abitato, la città, è stata ricostruita lì vicino. Grandi vie, urbanistica moderna, centri servizi da metropoli. Solo che qui, ormai, non vive quasi più nessuno. Erano 4000 gli abitanti nel 1968. Sono appena 1500 oggi. Da qui, si fugge. Meta preferita: l’Australia. A Sidney c’è una comunità di poggiorealesi che ancora oggi mantengono le relazioni con il loro paese d’origine. Il gruppo su Facebook dei poggiorealesi in Australia conta più di 300 membri. Hanno anche un comitato, sotto l’egida del santo protettore, Sant’Antonio da Padova. Inviano preghiere e soldi, per recuperare qualche edificio storico. Ad un paio di chilometri dai ruderi, vivi, c’è il paese, nuovo, quello vero, che però sembra morto. Il paese seguì la sorte delle altre città del Belice. Fu ricostruito con tecniche urbanistiche all’avanguardia per gli anni ‘70. Gli architetti e gli urbanisti si dilettarono nell’immaginare la città ideale, con qualche punta di sana follia. In una relazione scrissero: le città devono essere costruite con ampie vie e piazze larghe per evitare l’assembramento delle persone, che dà origine alla mafia (il coronavirus non era ancora arrivato …). E quindi ecco la città nuova e vuota, che appartiene al modernariato, più che alla modernità, con strutture grandi e incomplete e inutilizzate. E qualche chicca per gli appassionati: la piazza Elimo, realizzata da Paolo Portoghesi; la fermata dell’autobus e la Cappella di Sant’Antonio, realizzate da Franco Purini. Poggioreale avrebbe anche una piscina pubblica. Mai aperta. Ogni tanto qualche amministratore pensa di ultimarla, salvo scoraggiarsi per un dato evidente: manca l’utenza. Il paese come campa? Di agricoltura, soprattutto, e di pastorizia. Ci sono tanti allevamenti di bovini e ovini. E c’è una valle fertile, ricca di angurie e meloni e di filari di vigneti.
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