La sicurezza urbana è una tematica che tocca ogni cittadino, dalla grande metropoli alla piccola realtà locale. In ogni angolo del mondo, in qualsiasi luogo, in ogni dove, il bisogno di vivere in un ambiente sicuro è una delle principali preoccupazioni. Tuttavia, nonostante la frequente invocazione della necessità di migliorare la sicurezza nelle città, sembra che molto poco venga fatto concretamente per raggiungere questo obiettivo. Perché, nonostante l’impegno dichiarato più e più volte da diverse fonti la sicurezza urbana resta un problema irrisolto? Tanti si fanno e si sono fatti portavoce della necessità di garantire maggiore sicurezza nelle città, promettendo azioni rapide e decisive (sic!…res ipsa loquitur). Tuttavia, spesso queste promesse non si traducono in azioni concrete, fatto salvo per poche realtà territoriali. Ciò accade perché, anziché intervenire in modo strutturato e a lungo termine, la sicurezza viene trattata come un’emergenza temporanea, a volte, certe altre invece si limita ad essere solo ed esclusivamente cronaca sui quotidiani. Oggi non abbiamo nemmeno l’illusione della sicurezza, la quale non è solo un concetto “oggettivo” ma è anche questione di percezione. E ciò lo abbiamo più volte detto, i cittadini vivono e percepiscono profondamente una sensazione di insicurezza, e hanno ragione.
Per ottenere un cambiamento significativo è necessario un approccio che integri diversi livelli di intervento. Le forze dell’ordine sono certamente fondamentali, ma non possono essere le uniche a risolvere il problema, anche perché spesso insufficienti come numero. La sicurezza urbana è un tema complesso che necessita di politiche pubbliche trasversali, che coinvolgano la pianificazione urbanistica, l’educazione, il welfare e la gestione del territorio. Il dialogo tra amministrazioni locali, cittadini, associazioni e aziende private è essenziale per creare una città che non solo sia sicura, ma anche inclusiva e solidale.
Non bisogna dimenticare che la sicurezza dipende anche dal comportamento dei cittadini. La partecipazione attiva della comunità, la creazione di reti sociali e la capacità di collaborare con le istituzioni sono fattori determinanti per garantire un ambiente sicuro. È essenziale che tutti comprendano il proprio ruolo nella costruzione di un sistema di sicurezza collettivo, contribuendo a prevenire la criminalità e a promuovere una cultura della legalità.
Non è una questione che si può affrontare semplicemente con misure ad hoc, estemporanee e punitive. È necessario un impegno costante, che parta da una visione a lungo termine e da politiche integrate che interagiscano con nuovi strumenti scientifici e nuove metodologie investigative, preventive e proattive. La sicurezza urbana è uno dei pilastri su cui si fonda la qualità della vita di una comunità. In un mondo sempre più complesso e interconnesso, la prevenzione dei crimini, dell’illegalità e il ripristino della sicurezza nelle città, richiedono l’adozione di strumenti avanzati e strategie mirate.
Un esempio per tutti potrebbe essere adottare tecniche di Intelligence applicata. Ovvero, raccogliere e gestire i dati; utilizzare strumenti o per essere precisi discipline che vanno dalla HumInt alla GeoInt, dalla OsInt alla FinInt, dalla SigInt alla TechInt. In pratica utilizzare ciò che spesso ho definito “Intelligence Territoriale” quel processo che prevede lo studio di metodologie strategiche per la sicurezza urbana e la governance del territorio, attraverso l’osservazione, la conoscenza e l’analisi delle informazioni.
In un quadro scolorito come quello delle problematiche afferenti diverse città, relativamente alla quantità di furti, scippi e rapine, affidarsi a queste metodologie sicuramente produrrà una risposta e un forte contrasto alla criminalità. Non avrà certamente la presunzione di risolvere il problema, poiché tutto quanto necessita di altre componenti e interventi di natura giuridica, ma pianificherà senz’altro un percorso che, se mantenuto e gestito, in breve tempo produrrà i suoi risultati.
Sebbene l’Intelligence Territoriale sia un concetto relativamente recente e venga spesso assimilato all’Intelligence Economica, ciò non ne limita l’applicazione, anzi, ne amplia le potenzialità nell’ambito della sicurezza, sia in termini di gestione che di prevenzione e repressione del crimine. Questo perché favorisce la circolazione delle informazioni, includendo anche dati strategici con l’obiettivo di tutelare e rendere più efficaci le azioni intraprese nei diversi contesti operativi.
Le dinamiche criminali di oggi sono sempre più sofisticate, violenti e non curanti della legge. Qui ci rientrano tutte le forme e organizzazioni criminali, dalle organizzazioni mafiose al terrorismo, passando per il crimine informatico e il traffico di esseri umani, fino ai singoli soggetti dediti a furti nelle abitazioni o nelle auto in sosta. Anche questi ultimi si sono trasformati e con loro anche le minacce, le quali si moltiplicano e si trasformano. In questo scenario, le forze dell’ordine, statali o locali, non possono più limitarsi alla sola repressione dei reati, laddove c’è fortuna di individuare il reo. Serve un cambio di passo: occorrono strategie preventive basate sulla raccolta e sull’analisi di informazioni chiave, in grado di anticipare i rischi e colpire prima che il crimine agisca.
Ma quanto è davvero realizzabile tutto questo? La risposta non è semplice. Da un lato, le tecnologie e le competenze per attuare una strategia preventiva esistono e sono sempre più sofisticate. Dall’altro, servono investimenti concreti, una visione politica lungimirante e una collaborazione costante tra istituzioni, magistratura, forze dell’ordine e cittadini. La prevenzione non è un’utopia, ma una scelta: richiede volontà, risorse e soprattutto un cambiamento culturale nel modo in cui si concepisce la sicurezza.
La lotta al crimine non si vince solo con chi mette le manette, e chi poi le toglie, non si riduce o annienta con le parole e il non fare, ma con l’Intelligence Territoriale, la prevenzione e una rete che funziona. Prevenire il crimine è possibile, ma serve il coraggio di guardare oltre l’emergenza e investire in ciò che non fa rumore: l’informazione giusta al momento giusto. Parlare di sicurezza è facile, almeno sembra ma dipende dai contesti e da chi ne parla, realizzarla davvero richiede visione, coraggio e scelte concrete. La domanda è: siamo pronti a costruirla davvero?