Arrivo a Piaggine con il far della sera nella piazza Vittorio Veneto che ha assunto già il suo aspetto autunnale: tavolini dei due bar occupano solo una parte dei marciapiedi antistanti, i clienti seduti sono la metà dei posti a sedere disponibili. Anche le panchine situate negli altri angoli della piazza hanno pochi ospiti che bilanciano qualche capannello che, in piedi, si riappropriano anche del centro dell’ovale che è ampiamente protetto dal sole.
Con Gina facciamo una rapida puntata a casa, in via Gaetano Ricci, dove la luce accesa viene subito notata dai vicini che si chiedono chi fosse arrivato. Suonano al campanello e immediatamente ottengono la risposta: ci sediamo sulla panchina e diamo conto ai vicini del nostro arrivo e chiediamo conto a nostra volta: si parla del più e del meno, si ricordano episodi del recente passato e ci si informa di quanto accaduto negli ultimi giorni: addirittura c’è stato l’acquisto di una seconda casa nel vicinato da parte di qualcuno intenzionato a ristrutturare e, con buone probabilità, abitarla per breve o lungo periodi dell’anno.
Ormai è buio, si accendono le luci nella strada e sciogliamo la “seduta” per rientrare ognuno oltre la porta di casa …
Con Gina decidiamo di uscire per fare una passeggiata in piazza … io le propongo di dirigerci verso il Ponte passando per San Giuseppe! Scendiamo lungo la scala che porta a ridosso della chiesa di San Nicola, lasciamo una copia dell’ultimo numero di UNICO PATRIMONIO a Franco Nigro, che vive a ridosso della chiesa e del campanile. Le altre case sono inesorabilmente chiuse ed anche l’illuminazione pubblica non è stata ancora aggiornata con la messa in opera di lampade al led. Si è preferito, probabilmente, illuminare prima le vie più frequentate per poi procedere con le altre.
A San Giuseppe, in via Minerva, mi fermo ad indicare a Gina la casa della famiglia De Siervi, storici amici della mia famiglia, e poi scendiamo lungo la stretta via G. Ciniello dove ha vissuto il “maestro” per antonomasia a Piaggine, Biagio Bruno. Era nella casa di “don Biagio” che ragazzi e ragazze andavano a scuola. Alcune rampe più sotto, c’è la casa dei miei nonni, Antonio e Antonia, dove ho vissuto gran parte della mia infanzia, coccolato da una “squadra” di ragazze esuberanti nel pieno della loro gioventù.
Ci immettiamo sul Corso Umberto I che porta al Ponte proveniente dai “Purcili” e taglia in senso longitudinale il paese …
Di fronte indico il palazzo dell’ispettore Giuliano; a sinistra ricordo il laboratorio di sartoria sempre aperto e accogliente per adulti e bambini che facevano compagnia. Siamo vicini alla cascata dove il fiume Calore fa il suo primo salto in territorio urbanizzato. Le luci che illuminano il borgo antico di Piaggine fanno bene il loro dovere: non sono invadenti ma tracciano giochi di luci che ne esaltano la bellezza. Il fiume è “muto” per mancanza di acqua interamente captata per rifornire l’acquedotto che scende fino a Paestum per dissetare migliaia di persone.
Il silenzio rende ancora più esaltante la sagoma del ponte e, più in alto, il palazzo Tommasino che “sorveglia” la larga via che, un tempo, era un passaggio obbligato per i pastori che scendevano o risalivano verso il Cervati nelle loro transumanze.
Proprio lì, di fronte agli scalini posati sull’arcata del ponte mio nonno Antonio Cavallo, detto “Capillo”, costruì una casa, di tre stanze e un bagno impilate su tre livelli, per mia madre Giuseppina e mio padre Giuseppe, un giovane ciabattino arrivato da Rofrano.
Sarebbe troppo lungo fare l’elenco di quel mondo fatto di persone e simboli che costituirono il “mare” nel quale ho nuotato nei primi nove anni della mia esistenza, ma li ricordo tutti:
I loro volti, la voci che si rincorrevano di porta in porta; gli occhi che, senza distinzione di appartenenza, ci seguivano e proteggevano pronti ad intervenire.
Eravamo liberi di andare risalendo la via Agricola che, passando davanti alla chiesetta di San Pietro, portava fino a quella di San Simeone (distrutta da un incendio) dove prendeva il via lo sterrato che portava all’Acqua dei cavalli o; girando per un sentiero a destra, ci si incamminava fino al “Fosso” dopo aver superato la strada che consentiva a decine di camion di alimentare l’industria di legname “Argentina” situata ai piedi del monte Motola.
L’altra via che caratterizza, ancora oggi, il borgo situato al di là del ponte, è via Pescatori (Buscatura) … Tuttora la stradina pedonale finisce dove incontra un torrente che alimenta il Calore subito dopo la “Palata” d’acqua che, fragorosamente, si getta nel vuoto proprio sotto l’arcata dell’ex ponte a sella d’asino. Questo ponte è il primo dei tanti che si possono ancora ammirare seguendo a valle il corso del fiume (Larino, Magliano, Felitto …) che finirà la sua corsa nel Sele dopo aver disegnato e delimitato l’ex tenuta di caccia reale dei Borboni di Persano.
Dopo il bagno di ricordi che si sovrappongono l’uno all’altro, ripartiamo nel nostro tour accompagnando il Calore che a poche centinaia di metri supererà il confine del comune di Piaggine per entrare in quello di Valle dell’Angelo, per un breve tratto.
Noi rientriamo sulla via Umberto I perché voglio passare davanti all’antico mulino … qui da bambino passavo interi pomeriggi in attesa del nostro turno per macinare il grano: quando arrivava l’ora correvo a casa ad avvisare mia madre di venire!
Risalendo, faccio cenno a Gina di chi viveva nelle case che fanno da ala al nostro cammino. Arrivati davanti al portale della chiesa di San Nicola ci avviciniamo al gruppo di persone sedute a discutere su come meglio organizzare il prossimo arrivo del vescovo di Vallo Della Lucania sabato 28 ottobre 2023, giorno in cui don Vincenzo Calvosa amministrerà il sacramento della Cresima.
C’era Nicola, l’uomo del monte Cervati, unico “chiainaro” ad essere ammesso nella confraternita della Madonna della Neve che si “conserva” nella grotta inviolata; Rosanna Tommasino, mia ex e cara collega a Tempa San Paolo di Capaccio Paestum; ed altre aiutanti di campo nel nuovo parroco don Ernesto.
Ci intratteniamo, piacevolmente, a discutere con il gruppo che accetta di buon grado i due “intrusi”. Continuiamo la risalita passando per la piazza Umberto I. Anche qui altri incontri, altri saluti, altri inviti ad accettare qualcosa al bar.
Ormai è ora di cena, chiamiamo Enza e Marcello, da Villa Littorio, per concludere insieme la serata presso l’Uorto di Valle dell’Angelo: 4 pizze e quattro birre che ci consentono di ripercorrere quanto è successo in estate con il matrimonio di Sara e Fabiano …
Poi, ripassando per i “Purcili” torniamo a casa goderci, in relax, il resto del tempo che ci concede ancora la domenica.