Eminenza, Ciro Miniero
In questi giorni, che la più negativa delle ipotesi fatta a suo tempo è diventata realtà:Piaggine ha un parroco a tempo parziale: 3 ore settimanali in tre giorni. Era il motivo per cui abbiamo contrastato, fin dall’inizio, la scelta fatta.
Ecco perché, oggi, sentiamo ancora più forte l’esigenza di un dialogo con Lei.
La comunità cristiana di Piaggine, negli ultimi 4 mesi, è stata sotto i riflettori e che è assai nota a Lei e a tutti coloro che hanno seguito la vicenda attraverso i social o gli organi di stampa. Non a tutti sono chiari, invece, i sentimenti e le vere motivazioni da cui la vicenda ha avuto origine.
Purtroppo la protesta è stata vista sotto una diversa lente: alcuni pur non capendola o conoscendola hanno ricoperto il ruolo di giudice- accusatore e altri, invece, che ne hanno colto il significato più profondo, l’hanno sostenuta.
Piaggine è un piccolo paese che ha avuto da sempre la capacità di dividersi su qualsiasi questione e che all’improvviso, in un pomeriggio di settembre, si è “scoperto” comunità, svegliandosi, da quel torpore, di cui nessuno ricorda più, quando abbia avuto origine. Un popolo che, almeno in principio, ha lottato per qualcosa di immateriale, che rappresentava un beneficio per tutti, dagli adulti ai bambini e non a vantaggio solo di un singolo o di un gruppo ristretto.
La comunità di Piaggine, non si è mai sentita “unita” nella vita parrocchiale, anzi, per anni, quella civile e quella religiosa hanno convissuti come separati in casa.
Quando si seppe che il nostro parroco, Don Aniello Palumbo, avrebbe lasciato la guida della nostra parrocchia e al suo posto sarebbe arrivato un parroco giovane, lo scetticismo e le perplessità erano ancora tanti. C’era la convinzione che lo stato delle cose dovesse restare immutato ancora per molto tempo e che non ci fosse possibilità di un reale “risveglio” della coscienza religiosa.
Ma a fine luglio le cose, pian piano, cambiarono …
Il nuovo sacerdote Don John è arrivato in sordina ma con il suo operato e il suo entusiasmo ha conquistato tutti. Bambini, giovani e anziani, ammalati e gli infermi. Tutti si sono sentiti parti della comunità e si sono fatti coinvolgerli nei riti religiosi in modo entusiastico. In tanti hanno vissuto le attività parrocchiali vivendoli in base ai valori spirituali, che da tempo sembravano sopiti. Così la Chiesa si è riempita di fedeli.
La Chiesa era sempre aperta anche per chiunque avesse avuto bisogno di un momento di raccoglimento e preghiera e non solo durante le funzioni previste. anche la processione in onore di Santa Filomena non era così sentita e partecipata da molti anni.
Col giovane parroco era arrivata un’attesa ventata di speranza per Piaggine: i suoi messaggi nelle omelie erano sempre di incitamento alla preghiera, all’amore, alla condivisione, mai una polemica o un risentimento nei confronti di nessuno, né tanto meno ammonimenti o giudizi severi verso i fedeli. Ministro di Dio che non ha mai usato il pulpito per ergersi al di sopra dei fedeli e giudicarli, anzi, si è sempre professato un “uomo peccatore” e noi, pur informati di presunte ombre, abbiamo preferito guardare al ”buon sacerdote piuttosto che al cattivo uomo”.
Ecco perché, quando si è appresa la notizia che il successore effettivo di don Aniello sarebbe stato Don Loreto Ferrarese, lo sconforto e il malumore è stato tanto. Non certo per la persona che arrivava nella nostra comunità, ma per chi ci lasciava senza che ci fosse data una spiegazione. Per questo si è deciso di organizzare una veglia di preghiera in Chiesa.
Questo nostro attaccamento verso giovane parroco, immotivato agli occhi di chi guardava dall’esterno, perché frutto di poco più di un mese di attività parrocchiale, era correlato a quel senso di comunione che la comunità che aveva scoperto, finalmente, di avere.
Vederci sostare in piazza di fronte all’ingresso della Chiesa il 29 settembre è stato un atteggiamento che ha messo a nudo la nostra debolezza più che la nostra forza. Infatti, vedere le persone anziane rinunciare ad una pratica di vita religiosa consolidata nel tempo ci ha ferito e mortificato.
Ci è pesato molto continuare a rimanere fuori dalla Chiesa, anziché riempire le navate per seguire le funzioni; i più anziani si sono sentiti mortificati a pregare nella sala comunale, ma hanno compreso, molto più che alcuni giovani, che le nostre richieste non erano assurde. Si trattava di volere un prete che si dedicasse alla nostra comunità e non che si dividesse tra parrocchie distanti diversi chilometri.
Per questo, quando Lei ha mandato don Franco a sostituire don Loreto, siamo andati in Chiesa, perché a Piaggine c’è una comunità di cristiani.
Per Lei, Eminenza, però, questa nostra apertura non è bastata, non poteva ritornare sulla sua decisione. “Il buon pastore tornò indietro per recuperare una sola pecorella smarrita”… Noi siamo in tanti ad aspettare il buon pastore!
Siccome piove sempre sul bagnato, noi che chiedevamo un parroco con più tempo di don Loreto, ci siamo ritrovati con un’altra soluzione “provvisoria”: è arrivato don Domenico Sorrenti, con meno tempo del parroco indicato precedentemente perché proveniente da un paese ancora più distante.
Al di là di tutte le incongruenze le chiediamo come possa essere questa la risposta alla nostra richiesta di un parroco a tempo pieno o presente con continuità quotidianità nel paese.
Eminenza, durante il duro confronto che c’è stato in questi mesi, certamente, la comunità Piagginese ha commesso degli errori sia nei toni sia nelle rivendicazioni.
I malintesi, però, nascono e crescono in seguito ad una mancanza di dialogo e di incontro che comporta sempre la volontà di trovare una mediazione per ritornare confrontarsi come avviene in ogni famiglia che si rispetti.
Per questo ora ci rimettiamo al nostro “buon pastore”, che è Lei Eminenza, chiedendole, pubblicamente, di avere una possibilità di un dialogo al fine di ridare al nostro paese una guida religiosa capace di riannodare le varie anime della comunità parrocchiale che oggi è lacerata.
Un gruppo di fedeli