PETINA. OSSERVATORIO ASTRONOMICO FERMO DA OTTO ANNI. Costruito nel 2002 e fermo per problemi di natura tecnologica da oltre anni, potrebbe riaprire presto l’osservatorio astronomico Aresta di Petina. Parola di primo cittadino: l’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Domenico D’Amato, ha infatti reso noto che proseguono i lavori per la sua sistemazione. “Abbiamo partecipato ad un bando della Regione Campania ottenendo un finanziamento di 200mila euro”, ha spiegato il primo cittadino, affermando che i lavori sono iniziati circa un anno fa e che sono in via di definizione. Nel giro di un mese, dunque, l’osservatorio dovrebbe essere collaudato e pronto per l’uso. È stata sostituita tutta la parte elettronica del software ed è stato fatto un intervento sul cannocchiale. “Una volta sistemato e rimesso in funzione – ha spiegato il sindaco -, il punto nevralgico sarà la gestione. Sarà necessario trovare dei partner, che selezioneremo tramite avvisi pubblici, in grado di darci garanzie rispetto alla gestione, all’apertura annuale, al coinvolgimento delle scolaresche e del mondo universitario e degli astronomi in generale. Crediamo che l’osservatorio non debba essere solo per gli appassionati e legato ad aspetti di tipo tecnologico, ma debba essere anche un’occasione per sviluppare attività, per far conoscere il paese e dare qualche opportunità ai giovani del territorio”.
Sul massiccio dei Monti Alburni, ad un’altezza di 1169 metri, l’osservatorio di Petina è uno dei più importanti, grandi e potenti osservatori astronomici d’Italia. Il cannocchiale ha una lente di ben 850 mm di diametro, sotto una cupola di 5 metri. La struttura è nata da un vecchio “casone” di località Aresta, ricovero di pastori e mandriani, dove l’osservazione delle stelle è favorita dall’assenza di inquinamento luminoso.
MONTE SAN GIACOMO. L’ARCHEODROMO DI RAMBALDI DESOLATAMENTE CHIUSO. Formaggi, proprio quelli della forma dei caciocavalli, sono venuti fuori durante le esplorazioni di alcuni meandri del monte Cervati, località Vallicelli e inghiottitoio di Valle Carla. Nella montagna più alta della Campania.Con tracce di focolari, frammenti ceramici in anfratti dove c’erano anche ossa umane. E’ una ricerca davvero multisciplinare quella che gli archeologi stanno conducendo da tempo nelle viscere del Cervati. Per la cronaca i caciocavalli, più che stagionati, sono stati portati all’interno dell’antiquarium di Sala Consilina, e sono in attesa degli archeogastronomi che vorranno studiarli. Poteva essere un caso nazionale come la tabernae recentemente venuta alla luce a Pompei, ma tant’è qui si ama la discrezione e non le luci della ribalta. E che apre un capitolo finora poco o non del tutto esplorato del Parco del Cilento. Al servizio di questi ritrovamenti, per pemetterne la fruizione al pubblico, viene costruita una grossa struttura completamente chiusa, ha anche un nome , archeodromo, più di un milione di euro spesi. La struttura doveva diventare laboratorio didattico narrativo e interattivo sulla preistoria del territorio, mediante l’utilizzo di linguaggi e forme allestitive di forte impatto emotivo, ha una firma importante, quella di Carlo Rambaldi, premio Oscar per effetti speciali per Et, l’extra-terrestre di Spielberg. Tutto è pronto da tempo, ma non si apre ai turisti. Perché? Colpa della dirigenza dell’area protetta che anziché affidarlo e darlo in gestione al comune o ad associazioni o cooperative o altri soggetti locali opportunamente e previamente formati ha pensato di mettere questa come altre opere realizzate e i beni di proprietà dell’ente a bando per una loro gestione complessiva che solo un soggetto esterno avrebbe potuto assicurarsi. Cioè vendere o fittare. I vari bandi, e a distanza di decenni non vanno a buon fine con beni e opere sono chiusi e inutilizzati soggetti al degrado e a furti e a vandalismo. E’ triste destino che tocca a tante strutture pur nate con i migliori auspici. Tra questi c’è la struttura che avrebbe dovuto ospitare i caciocavalli trovati a Vallicelli, facendo magari rivivere con rievocazioni teatrali l’antica civiltà pastorale originaria, del tutto precedente all’epoca dei coltivatori possessori delle terre. Eppure c’era tutto compreso lo slogan scelto “Far rivivere il passato nel futuro” che suona più che beffardo. La ricostruzione di un villaggio preistorico per raccontare il territorio non è mai stata fatta. Il sito web ambiguamente sembra dare per realizzato il progetto. “L’archeodromo dei Vallicelli – si legge nel portale – è un itinerario storico, archeologico e naturalistico che comprende i siti già rinvenuti e quelli in fase di scavo, dell’area sovrastata dal Monte Cervati. Punto di sintesi di questo circuito è il Centro di rappresentazione e introduzione alla preistoria del territorio, collocato all’interno di una vecchia stalla, all’entrata del pianoro alle pendici del Monte Cervati. Il centro è un vero e proprio laboratorio didattico interattivo e propone un percorso narrativo che coglie e approfondisce alcuni degli aspetti della preistoria del territorio, presentati attraverso linguaggi e forme allestitive di forte impatto emotivo”. Chi viene a conoscenza di questa storia si stupisce. Il vento a favore dell’archeodromo era potente: nell’area c’è Corrado Matera, potente assessore regionale al turismo, il presidente del Parco, il sassanese Tommaso Pellegrino. Ed è del 2019 l’annuncio del “Progetto Grande Attrattore Naturalistico della Campania, il Monte Cervati”, con roboante convegno a Sanza. La tesi era che era ora di Invertire la rotta per rilanciare le aree ancora meno note della Campania, che punta sul turismo e crescita delle aree interne. “Finanzieremo il progetto, con le risorse che servono a realizzarlo” Era presente il governatore della Campania Vincenzo De Luca. Anche lui parlò di “potenzialità inespressa fino ad ora da parte del Cervati” e di come la grande montagna dovesse dovesse diventare “il punto di forza del territorio su cui puntare per ridare speranza e lavoro soprattutto ai giovani”. Un incontro tecnico, politico, strategico, quello avvenuto a Sanza, che ha sancito ufficialmente il protocollo d’intesa tra Regione, Parco e Comuni per un grande progetto di sviluppo dell’area. “Serviranno sei milioni di euro”, quantificò il pratico sindaco di Sanza, Vittorio Esposito. Gli risponde De Luca, “vorrà dire che troveremo le risorse necessarie” La serata termina con un gran buffet di tipicità locali, nel segno della tradizione enogastronomica del luogo, punto di forza nel circuito della promozione turistica immaginata. Intanto l’archeodromo di Vallicelli continua a restare desolatamente chiuso e i caciocavalli antichi non trovano casa.
Oreste Mottola