CorriRoccadaspide fatta con un altro passo, quello dei ricordi che stringono il nodo dell’emozione.
Di solito l’attesa di una gara podistica si traduce sempre in pensieri tesi a valutare le tue condizioni fisiche, il numero dei partecipanti, le variazioni del percorso …
Già altre volte mi è accaduto di partecipare a questa gara con l’incognita della mia capacità di affrontare la fatica di una gara molto tecnica con salite discese e della concreta possibilità di fermarmi per strada.
Il fatto di arrivare alla XXIV edizione con alle spalle 5 gare del circuito Cilento di Corsa nelle gambe mi ha consentito di rivolgere i pensieri in altre direzioni, quelle dei ricordi.
Già all’arrivo nella piazza XX Settembre ho percepito la frenesia dovuta all’andirivieni dei miei compagni di squadra della Sporting Calore indaffarati a registrare, sistemare e a coordinare ogni aspetto tecnico e logistico della gara.
Dopo i rituali saluti ai Rocchesi che “presidiano” la piazza, mi incammino verso la casa di Maria e Giuseppe Chiacchiaro che mi accolsero come un figlio nel lontano 1973 e dove, da allora, ho sempre avuto un letto e un posto d’onore a tavola e nei loro pensieri. Ho aperto il portone e sono penetrato nel corridoio dei ricordi …
Ho vestito la divisa di gara e mi sono attardato nelle stanze pur senza un motivo apparente per entrarci.
Uscito sulla via Verdi sferzata dal vento che da secoli si incanala tra le case e le rocce che fanno da fondamenta al castello Filomarino, oggi dei fratelli Giuliani, mi sono incamminato verso il terrazzino che si affaccia sulla piazza ormai gremita di podisti in fase di riscaldamento.
Era qui che sedevano i genitori di Gina, e prima di loro i suoi nonni Luigia e Antonio, per godersi il fermento di uomini e donne che, appuntato il pettorale sulla maglietta, s’impadronivano, allora come ora, di ogni spazio disponibile. Più che prepararmi riscaldandomi per la gara, mi sono intrattenuto con Antonio Rubano e Mario Chiacchiaro a parlare di attualità, ho salutato conoscenti e amici riandando col pensiero a quando per la prima volta sono arrivato in questo paese che mi ha adottato senza troppe riserve. Tra i tanti saluti anche quello con Enzo Cicatelli, compagno di studi a Napoli, che mi introdusse nel suo mondo rocchese.
Lo sfrecciare dei bambini con le loro batterie è il preludio al fatto che manca pochissimo alla partenza della manifestazione sportiva agonistica. Alle 7:05 il colpo di pistola fa scattare le prime file dei 300 e più concorrenti iscritti.
Conosco il percorso è so che non bisogna farsi prendere dalla smania di partire forte. Già dopo il 1 Km c’è la salita del Carpine che seleziona e sgrana il gruppo. Non mi preoccupo più di tanto dell’aspetto agonistico della gara in quanto, per la prima volta arrivò a questa manifestazione abbastanza preparato avendo aderito alla Sporting Calore e con essa ho già preso parte al altre gare del circuito Cilento di Corsa.
Al 2° Km sono già al Carpine. Inizia la discesa e sulla destra mi accompagna la parte di Roccadaspide incardinata sui lastroni di pietra. Più in là, si apre la Valle del Calore che si alza fino ai monti Alburni abbagliati dal sole al tramonto.
La discesa verso santa Maria e la svolta sulla SS 166 mi riporta nel contesto della gara e mi rendo conto che devo darmi una mossa se non voglio subire il doppiaggio dei primi che, come annuncia lo speacher, sono già, per la 2^ volta al Carpine, il punto più alto del percorso. Aumento il ritmo e giungo in una piazza già pronta ad accogliere i primi che chiuderanno gli 8,5 Km in meno di 30′.
Sono in tanti a riconoscermi ed ad incitarmi … percorro con una certa “grinta” l’intero tratto cittadino tra le “ali di folla” assiepate sui marciapiedi, affacciate sui balconi e seduta davanti ai bar ed ai negozi. Ed ecco che arriva anche per me la 2^ volta della salita. Mi aggancio ad un corridore che mi supera e decido che sarà con lui che taglierò il traguardo. Non ho difficoltà a stargli dietro e, in alcuni tratti, anche a passare avanti: gli ultimi 3 Km sarà un tira e molla che ci porterà all’imbocco della dirittura d’arrivo appaiati e nessuno dei due prova a strappare per guadagnare una futile quanto inutile primazia al traguardo.
Alzo lo sguardo verso il “garage” di nonno Antonio e il pensiero “vede” ricordi che toccano l’anima per chi un tempo con apprensione sincera mi diceva “sei tutto sudato, vai a lavarti prima che ti prendi un malore”. Era mia suocera Maria Piecoro, la mia seconda mamma, che tendeva a evitarmi ogni possibile accidente. Lo faceva in ogni situazione dove intravedeva un sia pur minimo pericolo: un viaggio, un’uscita in barca, una passeggiata a cavallo … Era solo un grande amore di mamma!
Roccadaspide, dopo Piaggine e Induno Olona (VA), è la mia terza “patria”. Vivo in questo comune da 23 anni. Da questo paese e dalla comunità che vi vive ho avuto più di quanto ho restituito. Far parte oggi di questo gruppo di persone, con cui il fine settimana si va a correre insieme, è un modo singolare per tentare di farmi perdonare un’assenza dalla vita sociale che è potuta sembrare disinteresse ma in realtà è dovuta solo al fatto di essere stato impegnato a vivere un’altra vita a cavallo tra Fonte e Tempa San Paolo due periferie diventate con il tempo il mio centro di “gravità permanente!”