di Bartolo Scandizzo
Perth non è come te l’aspetti! Abituati alla grandezza della metropoli, come Melbourne, e alla tranquilla quotidianità di una città perfetta, come Adelaide, ecco che ti ritrovi in una realtà che somiglia molto alle città europee con un centro, la City, in presa diretta con una parte residenziale della città.
I 40 gradi con cui ci si avventa contro all’uscita dall’aeroporto ci fanno capire anche che l’ambiente temperato in cui abbiamo vissuto finora, diventa un ricordo e dobbiamo adeguarci a sfruttare ogni spazio refrigerante disponibile nelle ore calde.
Carmine Pizzolante, di Cannalonga arrivato in Australia sulla scia di due fratelli maggiori, e sua moglie Giusy, di Pattano, e sua madre Luigina di 91 anni, ci fanno sentire subito di casa. Hanno già allertato l’ampia famiglia di Cannalonghesi che si è insediata a Perth dall’inizio degli anni ’50 del secolo scorso.
Ci raccontano la loro vita, simile a tante altre, con minuzia di particolari che le rendono uniche e irripetibili. Carmine ci porta nel più antico club di Italiani in Australia fondato da sei immigrati nel 1934. Fu riconosciuto dal “duce” con l’invio di una riproduzione della “lupa romana”, che fa bella mostra di sé all’ingresso.
Il club è ancora molto attivo. Joseph Radici, siciliano di professione commercialista, ci guida nella visita e ci conferma della vivacità dell’associazione facendo parlare i numeri: 1300 soci e un bilancio in dollari AU di 1,5 mln.
Perth è il primo porto australiano dove fermavano piroscafi provenienti dall’Italia. È facile immaginare la gioia di chi, partito con la valigia di cartone e con moglie e figli al seguito, vedeva accostare la nave alla banchina posta alla foce del fiume Swan. Proprio lì è posto un esemplare monumento su cui scritti i nomi di migliaia di immigrati provenienti dalla resto del mondo.
La sera a casa di Carmine si riunisce, insieme a noi, uno spaccato di donne e uomini che vivono a Perth e qui hanno condotto il “porto” un’esistenza altrimenti destinata ad altre vite.
Il comune denominatore di queste anime vive di esperienze fatte in un mondo sconosciuto, fino a quando non vi hanno messo piede, è la determinazione a perseguire il sogno di affrancarsi da una vita di lavoro a “padrone” senza possibilità di riscatto. Per le donne, la determinazione a partire per unirsi in spose, anche per procura o per abbinamenti combinati, ad uomini visti in foto o a chi ci si era promesse prima della loro partenza.
Così è stato per Aniello e Mariella. Lei partita con i genitori prima di lui che tenta perfino la via brasiliana per aggirare il blocco dell’immigrazione dall’Italia alla fine degli anni ’50. Con cinque amici decide di raggiungere Mariella che l’aspettava, come promessa fatta, emigrando prima in Brasile e poi, da lì, a Perth. A 15 giorni dalla partenza gli arriva la notizia della riapertura dei “richiami”, abbandona i suoi amici ai loro destini e parte per Perth dove si riunisce a Mariella non senza difficoltà da parte dei genitori di lei che non facevano molto affidamento su Aniello. La storia, però, ha dato ragione ai giovani: Aniello ha fortuna mettendosi in società con un Olandese che aveva una ditta che faceva pulizie negli uffici.
A tavola, oltre ai padroni di casa, siedono anche Anna Ranauro, Lucia Tancredi, Anna Maria Antuoni Laurito, Carmelina Nicoletti Cafaro. Dietro ognuno di questi nomi si cela una storia da raccontare, non per curiosità ma perché le vicende della loro esistenza hanno messo da insegnare. Singolare quella di Anna che vive a Vallo della Lucania. Nata in Australia dove cresce ragazza. Poi i genitori decidono di rientrare in Italia, si sposa a 19 anni. Hanno due figli, una si laurea in lingue, si innamora e con il fidanzato arrivano a Perth per darsi un futuro. Si sposano ed hanno due gemelli. Oggi vivono con la zia Lucia rimasta vedova e la mamma, Anna, è in Australia per accompagnare la figlia nella prima fase del “mestiere” di mamma.
La serata si conclude con un brindisi di saluto a don Luigi Rossi, parroco di Cannalonga, editorialista di UNICO che li ha invitati tutti, tramite noi, a tornare a Cannalonga per la fiera della “Frecagnola” di settembre.
A Perth ho anche trovato le tracce del Cilentano che, prima di altri, è arrivato in Australia. Si tratta di Giuseppe Sansone, di Cannalonga tradotto nell’allora colonia inglese come prigioniero di guerra. Catturato in Libia, inviato ai lavori forzati in India e poi nel Western Australia. Prima in miniera e poi in una Farm dove diventa uomo di fiducia dei proprietari. A fine della guerra viene rimpatriato ma anche richiamato dalla moglie del suo amico rimasta vedova nel frattempo. Fu lui ad iniziare i richiami da Cannalonga e dalla zone limitrofe. Ho incontrato un suo nipote, figlio del fratello, chiamato Giuseppe proprio come lo zio, che è stato il primo marinaio italiano arruolato, a 18 anni, nella marina australiana. Ha partecipato alla guerra in Vietnam e, a 28 anni, congedato con diverse medaglie al merito, dopo aver sposato Vittoria durante una licenza, ha avviato una società nel campo degli idrocarburi che, tutt’oggi dirige insieme ai figli. Nella sua casa ho conosciuto Rosa che ha, per tramite del suo compianto marito, parenti al mio Paese, Piaggine: Marisa Pacente e Pasquale Rizzo.
In fondo, la terra è un luogo dove nessun incontro è impossibile …